Oltre il mare, Maria Lucia aveva altre due passioni: lo Yoga e i graffiti. Per quanto riguarda le tecniche di rilassamento, aveva iniziato a praticarle e ad esercitarsi nella concentrazione, nel tantra, nel cosiddetto viaggio alla ricerca di sé, parecchi anni prima, quando era ancora una ragazzina di neanche diciassette anni.
Insieme alla sua guida spirituale si era recata anche in viaggio in India, per apprendere le tecniche Yoga, ed era diventata una vera e propria maestra. Così, presso i Bagni 59, tra le altre cose, turisti e bagnanti potevano partecipare alle sedute di Yoga in spiaggia, che venivano pubblicizzate come qualcosa che, oltre agli altri benefici, favoriva anche il rafforzamento del sistema immunitario. I depliant e i manifesti pubblicitari dello stabilimento riportavano:
BAGNI 59 MARCELLI DI NUMANA
YOGA IN SPIAGGIA
Fare Yoga è un'attività sana e rilassante, che fa bene al
fisico e all'umore.
A ciò aggiungete quanto benessere si può ottenere facendo Yoga in riva al mare, accompagnati dal rumore dell'acqua, potendo respirare aria sana e ricca di Iodio, che aiuta a combattere raffreddori e allergie.
Sotto la sapiente guida della nostra Baywatch Maria Lucia Brandi, le sedute si terranno nell'apposita area, a debita distanza dagli ombrelloni e dai capanni, al fine di
garantire la tranquillità necessaria.
I più tecnologici potranno portare con sé il tappetino Yoga Hi-Tech, in vendita anche presso il nostro stabilimento alla modica somma di 50,00; gli altri potranno scegliere tra il tappetino classico o un asciugamano da mare, per una seduta Yoga in versione vacanziera.
Il ventenne compagno di Maria Lucia era obbligato a partecipare a ogni seduta di Yoga, ma non solo. Nelle giornate in cui queste non erano previste, la bagnina faceva almeno un'ora e mezzo di intensa attività fisica in spiaggia per mantenere in forma il suo fisico, e Giacomo era costretto suo malgrado a fare altrettanto: corsa sulla sabbia, flessioni, esercizi e infine una nuotata in acque profonde fino allo stremo delle forze. Più di una volta il ragazzo, che non era un provetto nuotatore, aveva rischiato l'annegamento, ed era stato tratto in salvo dalla sua compagna, che non aveva risparmiato battute sarcastiche nei suoi confronti. E dopo tutto questo, il povero Giacomo doveva soddisfarla anche a letto, e certe sere non era proprio facile saziare l'intenso appetito sessuale di lei, che poteva arrivare alle prime luci dell'alba ancora in preda alle voglie di carezze, baci e amplessi, per dormire appena un paio d'ore e affrontare la nuova giornata più in forma che mai.
Giacomo poteva avere una nottata di tranquillo riposo solo quando la sua donna si dedicava all'altra sua passione, che non voleva condividere con nessuno, se non con altri graffitari come lei. Era una trasgressione che la eccitava in modo particolare e a cui si dedicava, per lo meno in estate, una o due volte a settimana, più di rado in inverno. Quando Giacomo vedeva la sua compagna prepararsi per la notte brava, un po' provava gelosia per essere escluso dalla cosa, ma d'altra parte era felice di poter dormire tra quattro guanciali dalle undici di sera fino alla mattina successiva.
La preparazione per l'uscita era un rito, che si ripeteva ogni volta uguale. Maria Lucia indossava solo un camice bianco allacciato sul davanti, dalla lunghezza che arrivava circa a metà delle sue cosce, di solito nude. Solo se la notte si preannunciava fredda indossava anche un collant. Chiudeva solo i bottoni centrali del camice, lasciando slacciati sia quelli in alto che quelli in basso, in modo che, in base ai suoi movimenti, venissero ogni tanto messi in mostra cosce e seni prosperosi. Nella sacca, oltre le bombolette di vernice spray, inseriva due pacchetti di sigarette. Non era una fumatrice, anche perché, come convinta salutista, di regola non fumava, ma quando era in un sottopassaggio della ferrovia o in una fabbrica semi abbandonata per realizzare i suoi graffiti, non poteva fare a meno di accendere una sigaretta dietro l'altra. Fumare l'aiutava a scaricare la tensione nervosa, dovuta alla paura che da un momento all'altro potessero giungere le forze dell'ordine ad arrestarla, nonché a favorire la concentrazione sull'opera che stava realizzando.
Quella notte, lei e gli altri due Writers, di cui non conosceva neanche i nomi, dai volti coperti da fazzoletti, che lasciavano scoperti solo gli occhi, avevano preso di mira un vecchio insediamento industriale abbandonato a Porto Recanati. Una struttura in disuso da almeno due decenni, un tempo una fabbrica di fertilizzanti chimici, un orrore architettonico, un mostro di cemento armato che nessuna autorità si voleva prendere la bega di demolire o recuperare. Il senso dei graffiti che avrebbero disegnato era quello di stimolare qualcuno a prendere il coraggio di fare un progetto di recupero di quell'area degradata. I primi chiarori dell'alba erano già evidenti a est, quando Maria Lucia decise di salire in cima a una scala allungabile per dare il tocco finale alla sua opera. In cima alla scala, tirò fuori l'ennesima sigaretta, una delle ultime del secondo pacchetto, e fece per accenderla con la cicca di quella che stava finendo di fumare. Nel fare questo gesto perse l'equilibrio, e cadde al suolo dopo un volo di circa tre metri. Fortunatamente, la caduta fu attutita dal fatto che in quel punto non c'era più la pavimentazione in cemento, che era stata sostituita da terriccio e sabbia e vi era cresciuto un abbondante strato d'erba. Ma si era slogata una caviglia e la spalla destra le faceva un male terribile. I due writers che erano con lei si resero conto, dalla deformità della parte, che la spalla era lussata. La loro amica doveva essere condotta al pronto soccorso. Ma come fare? Vestita così sarebbe stata scambiata come minimo per una prostituta, e Luca e Damiano appartenevano a famiglie in vista della zona. Erano infatti figli di importanti imprenditori locali, che non avrebbero certo gradito il coinvolgimento dei loro pupilli in certe storie.
Luca si tolse il fazzoletto che nascondeva gran parte del volto e si rivolse al suo amico.
«Occorre un piano per venirne fuori puliti. Cerchiamo di portarla fino alla strada, vicino alla nostra auto. Intanto mi farò venire un'idea.»
Presero Maria Lucia sottobraccio, uno per lato, e pian piano riuscirono a condurre la loro amica zoppicante e dolorante fino in prossimità della loro lussuosa auto, una Mercedes station wagon.
«Tu vai a recuperare la scala e ripulisci il luogo», disse Luca, rivolto all'amico. «Non dobbiamo lasciare tracce della nostra presenza. Io penso a lei.»
A Luca piaceva molto il viso di quella donna, che non mascherava mai con il fazzoletto per il fatto che mentre creava graffiti fumava in continuazione, ma non aveva mai osato sfiorarla neanche con un dito. Adesso che era lì solo con lei a terra inerme, provava desiderio nei suoi confronti, desiderio che non avrebbe potuto di sicuro soddisfare in quel frangente. Luca prese qualcosa in macchina e si accese una sigaretta. Poi istruì Maria Lucia.
«È chiaro che tu non ci conosci, non ci hai mai visti prima d'ora. Dovrò farti soffrire ancora un po', anche se me ne dispiace.»
Soffiò sulla parte accesa della sigaretta a ravvivarne la brace, poi l'avvicinò alla pelle della ragazza e le provocò alcune scottature. Le tenne una mano sulla bocca a evitare che emettesse urla, ma Maria Lucia seppe resistere e non emise che qualche sommesso mugolio. Dopo di che le strappò le mutandine. Poi preparò la droga. In auto aveva sempre ben nascosta una piccola riserva di eroina pura, che aspirò in una siringa da insulina.
«Eri da sola a disegnare graffiti. Tre sconosciuti, con i volti coperti, hanno tentato di violentarti, ti hanno somministrato droga, ti hanno scottato con le sigarette, ti hanno strappato di dosso le mutande. A un certo punto sei riuscita a scappare e raggiungere la strada, barcollando in preda ai fumi della droga. Un'auto è sopraggiunta, ti ha investito e l'autista non si è fermato. Sei stata presa dalla fiancata dell'auto solo di striscio, cosicché hai riportato lievi lesioni. Io e Damiano siamo sopraggiunti in seguito, ti abbiamo visto in terra e ti abbiamo soccorso, non ci avevi mai visto prima.»