Giovanni Mongiovì - Le Tessere Del Paradiso стр 13.

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Il ragazzo osservò per bene lo straniero ed esclamò:

«Se non è lui poco ci manca!»

E fece agli altri segno di immobilizzarlo.

«A quanto ammonta la taglia?» domandò un altro ancora.

«Non cè nessuna taglia, ma solo la promessa che Majone saprà ricompensare a dovere chi gli porterà lassassino di quelleunuco. È una sua questione personale!»

Alessio non comprendeva il volgare latino utilizzato da quegli uomini e dunque, vedendosi afferrare per le braccia, spiegò:

«Io sono un uomo di religione che è stato trattato come non merita voi, giovane, ricambiate col male la mia onestà!»

«Voi siete senza dubbio un uomo probo, che come me si è fatto nemico un uomo del Re. Tuttavia, noi che viviamo dellelemosina del mare siamo anche dei poveracci e dobbiamo guadagnarci da vivere. Questa notte un grosso pesce si è gettato di sua volontà dentro la rete; dovremmo lasciare andare questo regalo del Signore?» rispose Vittore.

«Non ci guadagnerete uno scifato non valgo niente io!» urlò Alessio, recalcitrando mentre quelli lo esortavano a camminare.

«Questo lo stabilirà lAmmiraglio.»

Da tutto ciò era evidente che il testimone della locanda, benché fosse rimasto nellanonimato, avesse raccontato tutto allautorità competente, e che questultima si fosse rivolta pure ai civili e agli irregolari per raggiungere un rapido successo.

Dogni modo, il primo ad essersi accorto che Alessio somigliava alla descrizione dellassassino del gaito Luca, si parò davanti al catturato e fece riflettere:

«Da quando in qua facciamo i favori a Majone?»

«Quando vendi il tuo pesce, Mamiliano, ti curi di chi sia la mano che ti paga?» chiese Vittore.

«LAmmiraglio è un uomo senza scrupoli, che non ha rispetto per la gente e né tanto meno per il Re.»

«Si lamenti Guglielmo allora. Se è vero, come si dice, che costui ha provato a soffiargli il trono, lo faccia esiliare E se è vero, come si dice, che costui governi nel letto della Regina più del Re, allora lo faccia bruciare vivo sullargine del fiume. Per quanto mi riguarda lAmmiraglio ha dimostrato di avere a cuore più gli interessi dei commercianti e dei mercanti che quelli dei feudatari. Non è anche questo che i nobili gli rimproverano?»

«Guglielmo teme perfino il suo ministro, questa è la verità, e non è capace nemmeno di impedire che Majone gli rubi la moglie. Ricordo bene quando Ruggero condannò al rogo il suo Ammiraglio, quel Filippo di Mahdia che tramava segretamente con i maomettani dAfrica Se Guglielmo fosse stato appena la metà di ciò che era suo padre avrebbe per lo meno fatto arrestare Majone, soprattutto dal momento che su di lui pendono accuse simili a quelle mosse contro il suo predecessore. Forte è giunto il grido dei cristiani di Mahdia, donne e bambini massacrati senza pietà dalla furia di quei cani infedeli! Ho scambiato due parole con un nobile di fuori città e lui mi ha detto che Majone ha abbandonato volutamente quella gente al proprio destino. Amici, credete a me, lAmmiraglio è in combutta con i saraceni dAfrica e protegge gli eunuchi del Re, i quali tramano la rivolta per riconsegnarci agli emiri e ai califfi.» spiegò un altro tra i compari del porto.

«Questi argomenti lasciali al tuo nobile di fuori città; costui avrà sicuramente le giuste argomentazioni per difendersi. Tu invece sei un poveraccio e i poveracci, caro Duccio, devono parlare da poveracci! Il nostro unico ideale è quello di riempirci le tasche.»

«Vittore, è un discorso da poveracci dire che costui seduce le nostre sorelle per toglier loro lonore?» aggiunse sarcastico Mamiliano.

«Se qualcuno dei presenti ha una sorella disonorata da quel tale, lo dica adesso e lasceremo andare questo povero cristo.»

«Le giovani figlie dei nobili ribelli sconfitti lo sanno tutti, Vittore E poi cè la storia della sorella del genovese» stava per raccontare Mamiliano.

«Il genovese non è dei nostri!» lo interruppe Vittore.

«Il genovese fa parte della corporazione dei mercanti di stoffe. E riguardo alle figlie dei nobili, Mamiliano, so bene che sono storie vere; ma a noi cosa ce ne importa?» concluse infine.

Quel breve dibattito si chiudeva lì. In realtà menti più colte avrebbero potuto addurre accuse ben più concrete alloperato di Majone, ma persi tra il non ci riguarda e il per sentito dire decisero che avrebbero consegnato lo straniero allAmmiraglio del Regno così da riscuotere la ricompensa.

«Dove mi portate?» chiese Alessio.

«Pare che Majone sia disposto a pagare per mettervi le mani addosso.» gli rispose Mamiliano, sin dallinizio il meno propenso alla cosa.

Alessio, che aveva deciso di accettare quella missione per avere redente le sue colpe, che sarebbe stato disposto pure a morire per espiare il male che aveva commesso, adesso cominciava a provare nostalgia per la vita che stava per lasciare. Tuttavia, coerentemente alla sua prima decisione, non disse più nulla e con rassegnazione si fece condurre da quegli uomini sino alla tana del lupo.

Percorrendo lampia via Marmorea, incontrarono un paio di guardie della ronda. Uno di quei soldati corse subito verso la chiesa dove spesso si intratteneva a pregare Majone di Bari, per avvisarlo dellavvenuta cattura. Ogni uomo in armi era stato infatti istruito che avrebbe dovuto condurre il ricercato direttamente al cospetto dellAmmiraglio, ovunque egli si trovasse.

Non erano ancora giunti allaltezza dellincrocio da cui si imbocca la via per la chiesa edificata da Majone guarda caso costruita proprio accanto a quella di Giorgio dAntiochia, il suo più illustre predecessore che videro arrivare la guardia inviata prima.

«Al palazzo dellArcivescovo, presto!»

Ripresero perciò a percorrere la strada principale che divide il Cassaro, in direzione del Palazzo Reale.

Dopo un po passarono sotto labitazione di Giordano di Rossavilla e Alessio non poté fare a meno di pensare a come tutto fosse cominciato con linganno di quelluomo e con lillusione di ritrovare Zoe. Questa volta tutto taceva e Alessio sperò che il suo nobile rivale lo seguisse nella morte quella stessa notte, non riprendendosi mai più dalla sua malattia.

Giunti sulla piazza della Cattedrale svoltarono a destra, e qui, proprio sullincrocio, aspettarono che la guardia entrasse nel palazzo dellArcivescovo, sito sul retro della grande chiesa, per avvertire lAmmiraglio. Venne quindi fuori Majone, il quale, tutto concitato, si avvicinò agli uomini che tenevano in custodia Alessio. Vittore e Mamiliano trattenevano ancora il prigioniero per le braccia quando lAmmiraglio lo prese per il mento e lo indusse a guardarlo negli occhi. Sorprendentemente, lo stupore colse Alessio più di Majone. Adesso il maestro darte era sicuro che sarebbe morto e probabilmente anche quella stessa notte. Ecco infatti svelata lidentità delluomo che lo aveva aggredito alla locanda!

La notte in cui era stato ucciso il gaito Luca, Majone si trovava al piano superiore di quello stesso edificio ed era in compagnia di una donna, presumibilmente della stessa signora affidata alla cura delleunuco, ovvero la Regina. LAmmiraglio temeva la testimonianza di Alessio più di quanto Alessio temesse la testimonianza dellAmmiraglio. Le voci sulla tresca tra il primo uomo del Re e la Regina erano diffuse in tutto il Regno, ma, di fronte ad una prova del genere, per certo neanche lindolente Guglielmo sarebbe rimasto indifferente.

Alessio strizzò gli occhi e spalancò la bocca per la meraviglia di quellincontro. Majone invece incattivì lo sguardò e digrignò i denti.

«Che questa bestia non viva oltre questo momento!» sentenziò, indicando in tal modo alle sue guardie quale fosse il prossimo ordine da portare a termine.

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