Lindomani Onesimo non si presentò e questo tormentò Alessio non meno degli inquietanti sogni della notte appena trascorsa. Rimuginò per tutto il giorno su quanto inutile fosse diventata la sua vita e concluse che dopo il tramonto, quando se ne sarebbero andati tutti, si sarebbe lanciato dalla loggia. Nondimeno, quando i manovali lasciarono la sala, Mattia si presentò tutto intristito. Alessio sorrise ora lo sfiorava una malsana idea: avrebbe reso un bene al mondo tirandoselo dietro giù dalla balaustra.
«Che avete, mio Signore?» chiese labile artista, questa volta recitando.
Alessio boicottava la sua onestà in luogo dellipocrisia di chi si spaccia falsamente amico.
«Una nuova minaccia incombe sulla nostra causa!»
«Credevo che il gaito Luca fosse lultimo pericolo.»
«Qualcuno vi ha visto allontanare dalla locanda.»
«Vi riferite al tizio che ha provato ad ammazzarmi?»
«No, non a quello a quanto pare il gaito Luca se ne stava da solo quando venne ritrovato. Chiunque fosse colui che vi ha attaccato aveva buone ragioni per dileguarsi prima che qualcuno chiamasse le guardie.»
Qualcosaltro non quadrava in quella storia. Il nobiluomo che laveva aggredito si era volatilizzato nel nulla, probabilmente perché, così come diceva Mattia, lì non doveva esserci. Si trattava forse di un ricercato? Alessio non lo sapeva né poteva chiedere in giro. Tuttavia, riflettendoci, qualche elemento in più per capire la questione ce laveva. Il gaito Luca, in preda al terrore, aveva gridato: «Mia Signora, ci attaccano!». Centrava una donna quindi; ma chi? E perché in luogo di una donna era venuto giù un uomo? Si trattava forse di amanti una relazione illegittima che il gaito Luca stava proteggendo? Alessio suppose molte cose in pochi minuti.
«Le guardie si mobilitarono non molto dopo; chi diede lallarme?» chiese ancora il maestro darte.
«Vittore!»
«Un uomo con pochi anni meno di me» descrisse Alessio, credendo ancora che quello fosse il nome della persona che laveva assalito.
«No, Vittore è una persona giovane.»
«Non cera nessun giovane quella notte, né dentro né fuori la locanda.»
«Le case di Palermo hanno gli occhi, Mastro Alessio! Vittore, il venditore di conchiglie, vi ha visto, anzi ha visto entrambi a voi uscire dalla locanda e a me starmene ad aspettarvi lì vicino. Essendo che mi ha riconosciuto quale eunuco del Re, ha bazzicato attorno al Palazzo per due giorni. Stamattina mi ha ritrovato, proprio mentre mi recavo dalla vostra Zoe e sapete cosa mi ha detto?»
«Cosa?»
«Che avrebbe saputo indicare me e voi ad un processo. Quindi mi ha chiesto del denaro per il suo silenzio molto denaro.»
«Dategli quanto chiede e mettetelo a tacere!»
«Non dispongo di quella cifra; forse voi sì?»
«Vi risparmio pure di riferirmi lentità della cifra sapete benissimo che ho perso tutto.»
«Dunque dovremo agire come lultima volta, rapidi e incisivi.»
«I manovali affidati al mio comando mi hanno riferito giusto stamattina che lAmmiraglio del Regno, tale Majone, sta rivoltando la città da cima a fondo, intenzionato a prendere lassassino del gaito Luca.»
«Sciocchezze! Neppure il Re si è scomodato a rientrare a Palermo dopo il misfatto.»
«Che il vostro sovrano sia molle e disinteressato è cosa risaputa e che deleghi il suo ministro anche.»
Mattia sorrise e rispose:
«Avete capito tutto di questo Regno pur standovene tra quattro mura!»
«Perciò prendete tempo con chi vi ricatta e aspettate che le acque si calmino.»
«Abbiamo tempo fino all11 del mese e poi parlerà.»
Alessio ci pensò un attimo. Con molta probabilità Mattia ne stava inventando unaltra con lo scopo di indurlo ad eliminare i suoi nemici. Daltro canto, se fosse stato vero, Alessio sarebbe andato incontro ad una morte certa né più e né meno quello che era previsto comunque per lui. Cosa cambiava nella sua condizione? Nulla se non altro che se quel Vittore avesse parlato, lui avrebbe pagato con la giusta pena il suo peccato. Si prospettava quindi la possibilità di scontare le sue colpe e di far cadere la responsabilità pure sulleunuco Mattia, vera mente e vero manovratore del delitto. Alessio decise quindi che non avrebbe mosso un dito e che sarebbe andato incontro al suo destino.
«L11 è fra due giorni!» esclamò il recluso tra i due.
«Capite perciò che non cè tempo da perdere!»
«Domani, ma non stanotte, non oggi che i ricordi del gaito Luca morente sono ancora vividi nella mia testa.»
Così, con una scusa, Alessio prendeva tempo. Avrebbe rimandato fino al termine dei suoi giorni, consapevole che in tale modo avrebbe messo fine al male, ed il male in questo caso era lui stesso.
Capitolo 7
Notte del 10 Novembre 1160 (Anno Mundi 6669), Balermus
Alessio sapeva che Mattia si sarebbe ripresentato nel corso della giornata del dieci per persuaderlo ad agire proprio quella notte, così pensava a quale scusa avrebbe dovuto addurre questa volta per esimersi da quel compito ingrato.
Durante la mattinata, in mezzo al suo intricato groviglio di pensieri, lunico diversivo alla monotonia della quotidianità lo ebbe con la consegna di un cesto contenente alcune tessere dorate. Quelli erano i primi quadrelli che giungevano dalle officine dei mastri vetrai palermitani. Il maestro darte avrebbe dovuto adesso saggiarne la qualità e riportare la sua impressione al logotheta Basilio, patrocinatore dellopera. Benché quelle tessere avessero perso su Alessio il loro precedente ascendente, questi non poté ignorare che si trattava di un prodotto ben fatto, degno del palazzo di un Re. Quindi, passato da poco mezzogiorno e congedati i manovali per il pranzo, venne fuori sulla loggia intento a valutare i riflessi che la lamina doro e la pasta vitrea che la ricopriva producevano alla luce del sole.
«Sarebbe davvero un peccato che a completare questo mosaico non foste voi.» esordì Mattia, giunto silenziosamente alle spalle di Alessio.
«Sarebbe un peccato per voi non vederlo finito.» rispose a tono lartista, voltandosi.
«Dunque è chiaro che non possiamo aspettare oltre questo giorno.»
«Questa volta mandate qualcun altro, qualcuno il cui viso non getti sospetti. Vi ricordo che uno sconosciuto, probabilmente influente e sicuramente temibile, mi ha visto in faccia.»
Leunuco Mattia si avvicinò, lafferrò con vigore per le spalle e disse:
«Mastro Alessio, voi siete come un padre per me; di chi altri dovrei fidarmi?»
«Assoldate qualcuno che lo fa per mestiere.»
«Lo farò sicuramente lo farò se vi rifiuterete di aiutarmi. Però, lasciatemelo dire: vi sottraete alla soluzione di un problema che riguarda anche voi e questo mi delude.»
Alessio tornò a voltarsi verso il panorama. Se era vero quanto diceva Mattia, in qualunque caso quelluomo sarebbe morto. Pensò che non passava molta differenza tra lessere lesecutore materiale di un delitto e permetterlo pur potendolo impedire. Forse poteva riscattare quella vita dalla morte e riequilibrare davanti a Dio il peso dei suoi meriti con quello dei suoi torti.
«Va bene, lo farò io!» esclamò dimpulso.
Mattia sorrise e labbracciò.
«Sapevo che non mi avreste deluso!»
«Informatemi quando ritenete che il momento sia propizio.»
Quel giorno, una volta rimasto solo, Alessio lo passò in preghiera e meditazione. Col cuore compunto e lo spirito contrito chiese a Dio di tener conto della buona azione che si accingeva a compiere in cambio dellerrore commesso poche sere prima. Ragionò che se quel giovane uomo, Vittore, fosse davvero un ricattatore, allora sarebbe andato incontro alla sua meritata fine portandosi dietro Mattia Se invece ancora una volta questultimo si era inventato tutto, allora avrebbe fatto alleunuco lo sgarbo di salvare la vita al suo nemico.