La mattina fu Onesimo a riportare la notizia dellassassinio dellimportante eunuco del Re. Naturalmente lintera Palermo ne parlava, ma Alessio, segregato lì dentro, non poteva saperlo. Giunsero poi i giovani manovali affidati alla direzione del maestro straniero e questi confermarono con stupore la notizia.
Lo sguardo di Alessio restava tuttavia come stregato, perso nella luce che penetrava da oltre la loggia. Non aveva chiuso occhio e i dubbi più atroci gli torturavano lanima. Sarebbe voluto tornare al palazzo dei Rossavilla già quella mattina, in barba ad ogni pericolo, così da comprendere cosa significava quella frase: Qui non vi è mai stata nessuna Zoe.
Ebbe comunque loccasione di sciogliere almeno parte di quei dubbi già a mezzogiorno, quando si presentò Mattia in persona.
Leunuco aveva congedato il servo preposto alla dispensazione del cibo ed ora portava le vivande con le sue mani. Quel giorno era prevista zuppa di lenticchie e cipolle.
Vedendo Mattia, Alessio chiese ai manovali e al fedele Onesimo la cortesia di lasciarli soli.
«Vi cercano, ma non verranno mai a controllare qualcuno che è già recluso.» esordì leunuco, stringendo una spalla di Alessio come in una sorta di blando massaggio.
«Esiste un testimone, un nobiluomo che ha provato ad uccidermi nella locanda. Avevate detto che il vostro amico se ne stava da solo!» accusò arrabbiato il greco.
«Non preoccupatevi, Mastro Alessio, chiunque esso sia non verrà mai a saggiare il vostro viso qua dentro.»
«Lo voglio ben sperare, poiché la mia fine significa anche la vostra.»
«Perciò non dovete preoccuparvi, in quanto sono pronto ad eliminare qualunque pericolo alla vostra ed alla mia incolumità.»
Alessio si spostò verso la loggia e, reggendosi ad una delle colonne, riprese:
«Il pericolo imminente che incombeva sulla mia testa è stato eliminato questa notte; dico bene?»
E si voltò a guardare Mattia.
«Esisteva un ostacolo concreto ed esso era il gaito Luca, colui che si frapponeva fra voi, la vostra sopravvivenza e la bella Zoe.»
«Perciò capirete che adesso che ho bagnato le mie mani nel sangue e ho condannato la mia anima allinferno non desidero altro che incontrare mia figlia»
«Succederà presto, ve lo giuro.»
Dunque il tono di Alessio proseguì volutamente più rilassato.
«Ditemi qualcosaltro di lei, vi prego qualcosa che non mi avete ancora detto.»
«Il suo passo è leggiadro e la sua voce melodiosa. Sapete? Cantava uno stornello che parlava damore quando ieri mattina lho vista.»
«E Giordano di Rossavilla, lavete visto?»
«Giusto stamattina se ne stava presso il porto; pare stia progettando un viaggio di commercio. Parta pure quel maledetto e lasci sguarnito il suo palazzo, così potremo agire indisturbati e riavvicinare la nostra Zoe; che ne pensate?»
Alessio ritornò a guardare i tetti di Palermo. Una lacrima incontrollata si perse nella sua barba grigia ed unaltra bagnò i palmi delle sue mani quelle mani che adesso mostrava a sé stesso con rammarico. Non era necessario cercare altre rispose: dal momento che Giordano di Rossavilla era gravemente malato e allettato da parecchio tempo, era chiaro che Mattia si fosse inventato tutto. Leunuco non aveva mai incontrato Zoe anzi non laveva mai vista! Mattia si era approfittato di Alessio e del suo desiderio di famiglia. Aveva sfruttato il maestro darte facendo leva sul suo onore, su quel senso morale mostrato nei confronti della donna che un tempo aveva amato, nei confronti del risultato di quellamore, nei confronti della sua astratta responsabilità di padre e nei confronti di Dio.
Con la coda dellocchio Alessio fissò Mattia, dunque pensò di gettarlo oltre la balaustra della loggia e di fargli pagare tutti i suoi torti in un attimo. Poi rifletté che un eunuco morto potesse già bastare E poi, Zoe non era il frutto di uninvenzione, Zoe era reale! Giordano non aveva mai smentito la sua esistenza
O forse, e a questa conclusione Alessio quasi non cadde di sotto forse anche Giordano di Rossavilla era stato al suo gioco, con lo scopo di immischiarlo nella morte del giudeo messinese in modo da togliere ogni possibile sospetto su di lui, vero artefice di quel misfatto. Sì, Giordano e Mattia avevano fatto leva sulla sua ligia onestà per servirsene a loro arbitrio. Il primo laveva usato come capro espiatorio, il secondo come esecutore materiale dei suoi intrighi.
Un peso mai avvertito in precedenza piombò sulle spalle di Alessio, il senso di colpa e la dannazione per quella vita spezzata appena qualche ora prima. Più in basso, proprio nello stomaco, cominciava a configurarsi la delusione per quella speranza, la voglia di sentirsi parte di una famiglia, adesso irrealizzabile. Certamente quella donna in fin di vita si era inventato tutto, forse per vendicare labbandono di molti anni prima, e aveva tirato in ballo lunico nome di un nobile siciliano che ricordava, quello di Giordano di Rossavilla.
Così Alessio trovava le risposte che cercava interpretando i segni inviati da Dio. Con rammarico comprendeva che avrebbe dovuto farsi frate e ritirarsi in contemplazione, poiché andando in direzione opposta alla sua vocazione era finito in balia dei capricci del Diavolo.
La sera, dopo aver finto per tutto il giorno che non fosse successo nulla, trattenne Onesimo oltre lorario di lavoro. E dunque, quando il più giovane si accorse della sua inquietudine, Alessio gli afferrò un braccio e lo supplicò:
«Ragazzo, devi confessarmi!»
Il disagio nato da quella richiesta scomparve quando Alessio ammise:
«So benissimo che non è nelle tue facoltà la possibilità di impartire questo sacramento, ma sei lunico amico che mi rimane.»
Perciò cominciò:
«Ho ucciso un uomo un uomo innocente»
«Allora è vero quel che si dice di voi!» esclamò stupefatto Onesimo, il quale laveva sempre creduto incolpevole.
«Ti stupirai sapendo che nel mio caso ho ricevuto la sentenza prima di compiere il reato»
Sconvolto oltre ogni dire e profondamente turbato, Onesimo fece fatica a giudicare lanima redenta oltre la carne peccaminosa che aveva davanti. Alla fine seppe solo dire:
«Vi assolva Dio che scruta i cuori.» e con una scusa si accomiatò dal suo mentore, deluso da quelluomo che finora aveva aiutato senza riserve.
A questo punto, ancora frastornato e senza nessuna voglia di vivere, Alessio non era più sicuro nemmeno della genuinità del proprio cuore. Credette di sentirsi in tutto e per tutto come si sente un malvagio.
Lesperto maestro darte daltro canto faceva parte di quel tipo di uomini che dopo il peccato e lerrore cercano in tutti i modi di rimediare la ricerca di Zoe, dopo tanti anni dai suoi sbagli di gioventù lo dimostrava pienamente e adesso avrebbe rimediato pure allultimo atroce peccato se avesse potuto. Essendo tuttavia la vita qualcosa di esclusiva competenza divina, luomo non può ridare ciò che toglie.
Alessio aveva abbozzato sulla calce del supporto i soggetti che avrebbe dovuto realizzare in mosaico. Si trattava di alberi esotici e palme, di animali reali e fantastici: leoni, pavoni, cervi e leopardi, ma anche grifoni e centauri. Quella sera, alla luce tremula della candela, mentre se ne stava disteso sul suo giaciglio, li vide prendere vita. Quello che sarebbe dovuto diventare il Paradiso che il Re tanto desiderava adesso si manifestava nella sua mente come lInferno. Alessio si addormentò fissando quelle figure, e pochi minuti più tardi quelle bestie gli sbranavano le carni e lo dilaniavano. Uno dei pavoni disegnati con tanta precisione sul muro adesso gli beccava il cuore. Alessio si svegliò di soprassalto e per quella notte ebbe timore a riaddormentarsi, sicuro che nel sonno i demoni della sua mente si sarebbero destati nuovamente per molestarlo.