Морган Райс - Trovata стр 11.

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Era più fresco lì dentro, e, finalmente, Sam poteva respirare. Il solo allontanare il sole dalla sua testa fece la differenza. Fu in grado di aprire gli occhi, e lentamente, la vista riprese a funzionare.

Dozzine di persone stupite stavano osservando Sam. La maggioranza era seduta in piccole piscine e faceva il bagno, mentre altre camminavano intorno, a piedi nudi sul pavimento in pietra. Erano tutte nude. Fu allora che Sam realizzò: era all'interno di un bagno pubblico. Un bagno pubblico romano.

I soffitti erano alti e ad arco e lasciavano filtrare la luce; c'erano grandi colonne ad arco ovunque. I pavimenti erano in splendente marmo, e piccole piscine riempivano la grande stanza. Le persone oziavano, apparentemente rilassandosi.

E fu così, finché non videro. Si alzarono rapidamente, e la loro espressione mutò in paura.

Sam odiava vedere quelle persone—quelle persone oziose, ricche, poltrire come se non importasse loro nulla del mondo. Avrebbe voluta fargliela pagare. A tutti loro. Piegò la testa all'indietro e ruggì.

La maggioranza di quelle persone ebbe il buon senso di filare via da lì, precipitandosi ad afferrare asciugamani e vesti, nel tentativo di uscire al più presto possibile.

Ma non ne ebbero la possibilità. Sam si lanciò in avanti, puntando alla donna a lui più vicina, e affondò i denti nel suo collo. Lui succhiò tutto il sangue e lei cadde a terra, e rotolò in una vasca, tingendola di rosso.

Lo fece ancora ed ancora, saltando da una vittima all'altra, uomo o donna. Presto il bagno pubblico si riempì di cadaveri, corpi che fluttuavano ovunque, tutte le piscine tinte di rosso. Ci fu un improvviso schianto contro la porta, e Sam balzò a vedere che cosa fosse.

Dozzine di soldati romani ingombravano l'entrata. Portavano le classiche uniformi: tuniche corte, sandali, elmi con piume e brandivano scudi e spade corte. Altri ancora impugnavano archi e frecce. Le puntarono proprio contro Sam.

“Resta fermo dove sei!” il leader gridò.

Sam si voltò ringhiando e, con un balzo alla massima velocità, si scagliò contro di loro.

La risposta non si fece attendere. Dozzine di frecce vennero scagliata in aria, puntando dritto verso di lui. Sam le vide avvicinarsi come al rallentatore, scintillanti, le loro punte d'argento scagliate proprio contro di lui.

Ma era più veloce di tutte le loro frecce. Prima che potessero raggiungerlo, era già balzato in alto nell'aria, sorvolandoli con un salto mortale. Riuscì agevolmente ad annullare la distanza —dodici metri – prima che gli arcieri riuscissero a reagire.

Sam atterrò, scalciando il soldato posto al centro dello schieramento al petto, con una tale forza da mandarlo a colpire quelli intorno a lui, come una fila di domino. Una dozzina di soldati caddero a terra.

Prima che gli altri potessero reagire, Sam si avvicinò e sottrasse due spade dalle mani dei soldati. Saltò e squarciò in ogni direzione.

La sua mira era perfetta. Tagliò testa dopo testa, poi si voltò, colpendo i sopravvissuti al cuore. Passò attraverso la folla, come se fosse burro. Nell'arco di pochi secondi, dozzine di soldati caddero al suolo, senza vita.

Sam s'inginocchiò, e affondò i canini nei cuori di ognuno, bevendo e bevendo. S'inginocchiò lì, accovacciato come una bestia, ingozzandosi di sangue, nel tentativo di colmare la sua rabbia, ormai illimitata.

Sam terminò, ma non era ancora soddisfatto. Sentiva il bisogno di combattere interi eserciti, di uccidere masse di umanità in una volta sola. Avrebbe avuto bisogno di ingozzarsi per settimane. E anche allora, non gli sarebbe bastato.

“SANSONE!” gridò una strana voce femminile.

Sam si fermò, immobilizzandosi. Era una voce che non sentiva da secoli. Era una voce che aveva quasi dimenticato, che non si sarebbe aspettato di sentire di nuovo.

Soltanto una persona al mondo avrebbe potuto chiamarlo Sansone.

Era la voce di colei che lo aveva tramutato.

Lì, al di sopra di lui, guardando in basso, con il sorriso dipinto sul suo splendido viso, c'era il primo vero amore di Sam.

Lì c'era Samantha.

CAPITOLO SETTE

Caitlin e Caleb volarono insieme nel cielo azzurro e trasparente sopra il deserto, dirigendosi a nord sopra la Palestina, verso il mare. Sotto di loro, Caitlin vide il paesaggio cambiare, man mano che proseguivano. C'erano enormi distese desertiche, vaste distese di polvere bruciate dal sole, ricoperte di rocce, macigni, montagne e grotte. Qui vide poche persone, solo qualche pastore, vestito dalla testa ai piedi di bianco, con un cappuccio sulla testa a ripararlo dal sole, alla guida del suo gregge.

Ma, mentre si spingevano sempre più lontano verso nord, il terreno cominciò a cambiare. Il deserto fu sostituito da colline ondeggianti, e anche il colore cominciò a cambiare, passando da un marrone asciutto e polveroso ad un verde vivace. Uliveti e vigneti coprivano il paesaggio. Ma ancora, c'erano ben poche persone in vista.

Caitlin ripensò alla sua scoperta a Nazareth. All'interno del pozzo, aveva trovato un singolo e prezioso oggetto, che ora teneva nella sua mano: una stella di Davide d'oro, della grandezza del suo palmo. Incisa sopra la stella, in una piccola e antica scrittura, c'era una sola parola: Cafarnao.

Era stato chiaro per entrambi che si trattava di un messaggio, che indicava la loro futura tappa. Ma perché Cafarnao? si chiese.

Aveva saputo da Caleb che Gesù aveva trascorso lì del tempo. Ciò significava che li stava aspettando là? E anche suo padre? E, osò sperare, Scarlet?

Caitlin scrutò il paesaggio sotto di lei. Era stupita di quanto fosse poco popolata la Palestina in quell'epoca. Ogni volta che si trovava a sorvolare una casa isolata ne rimaneva sorpresa, tanto le abitazioni erano scarse di numero e distanti tra loro. Quella era una terra rurale e vuota. Le sole città che aveva visto erano più simili a paesi, in ogni caso primitivi, costituiti quasi da tutti semplici edifici ad uno o due piani in pietra. Non aveva notato alcuna pavimentazione lastricata, ad esempio.

Mentre volavano, Caleb piombò accanto a lei e le prese la mano. Era bello sentire il suo tocco. Lei non poteva fare a meno di chiedersi, per la milionesima volta, perché fossero finiti in quell'epoca e quel luogo. Così indietro. Così distanti. Così diversi dalla Scozia, da tutto ciò che lei conosceva.

Lei sentiva nel profondo del suo essere che quello sarebbe stata la tappa finale del suo viaggio. Lì. La Palestina. Erano un luogo e un'epoca davvero potenti, che lei sentiva l'energia provenire da ogni cosa. Tutto le sembrava spiritualmente carico, come se stesse camminando, vivendo e respirando all'interno di un gigante campo energetico. Sapeva che qualcosa di importantissimo la stava aspettando. Ma non sapeva che cosa fosse. Suo padre era davvero lì? Lo avrebbe mai trovato? Era così frustrante per lei. Aveva tutte le quattro chiavi. Poteva essere lì, pensò, ad attenderla. Perché doveva continuare a cercare in quel modo?

Persino più pressante nella sua mente era il pensiero di Scarlet. Scrutò ogni luogo in cui passavano, cercando un qualsiasi segno della sua presenza o di quella di Ruth. Per un istante, si chiese se la bambina ce l'avesse fatta – ma allontanò rapidamente quell'idea dalla sua mente, rifiutandosi di permettere a se stessa di raggiungere dei meandri tanto oscuri. Non poteva sopportare l'idea di una vita senza Scarlet. Se avesse appreso che la figlia non c'era davvero più, non sapeva se avrebbe potuto trovare la forza di andare avanti.

Caitlin sentì bruciare nella mano la Stella di Davide, e ripensò a dove stessero andando. Lei avrebbe voluto sapere di più della vita di Gesù; avrebbe voluto leggere la Bibbia, più attentamente, crescendo. Provò a ricordare, ma tutto quello che sapeva realmente erano informazioni di base: Gesù aveva vissuto in quattro luoghi: Betlemme, Nazareth, Cafarnao e Gerusalemme. Avevano appena lasciato Nazareth, e ora si dirigevano a Cafarnao.

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