Морган Райс - Trovata стр 10.

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Scarlet non sapeva che cosa le stava accadendo, e non sapeva nemmeno come riuscire a gestirlo. Annusò un pezzo di carne e si fece largo tra la folla, per raggiungerlo, guardandolo. Ruth la seguì.

Scarlet fece a gomitate per raggiungere il suo obiettivo e, immediatamente, un uomo risentito nella folla la spinse via.

“Hei ragazza, guarda dove vai!” scattò.

Senza nemmeno pensare, Scarlet si voltò e spinse l'uomo, che era due volte più grosso di lei ma finì per volare all'indietro, colpendo diversi banchetti di frutta, mentre cadeva al suolo.

Si ritrovò scaraventato a terra, scioccato, a guardare Scarlet provando a comprendere come una ragazzina così piccola potesse avere tanta forza. Poi, con uno sguardo di timore, si voltò saggiamente e se ne andò via in fretta.

Il venditore guardò con rimprovero Scarlet, percependo il pericolo.

“Vuoi della carne?” l'uomo scattò. “Hai i soldi per pagarla?”

Ma Ruth non riuscì a contenersi. Balzò in avanti, affondò le zanne nell'enorme pezzo di carne, e lo inghiottì. Prima che chiunque potesse reagire, lei balzò in avanti di nuovo, puntando ad un altro pezzo.

Stavolta, il venditore si mosse e tentò di colpire forte Ruth sul naso.

Ma Scarlet sentì la mano sopraggiungere. Infatti, qualcosa di nuovo stava accadendo al suo senso della velocità, al suo tempismo. Appena la mano del venditore cominciò ad abbassarsi, Scarlet vide la sua stessa mano colpire, quasi senza che se ne accorgesse, afferrando il polso dell'uomo prima che colpisse Ruth.

Il venditore guardò Scarlet, con gli occhi spalancati, scioccato che una ragazza così piccola potesse avere una stretta così forte. Scarlet strinse il polso dell'uomo, così forte che l'intero braccio cominciò a tremare. Lei si trovò a guardarlo con rimprovero, incapace di controllare la sua furia.

“Non osare toccare la mia lupa,” Scarlet esplose contro l'uomo.

“Mi … dispiace,” l'uomo disse, con il braccio tremante per il dolore, e gli occhi spalancati per la paura.

Finalmente, Scarlet mollò la presa, e si precipitò via dal posto, con Ruth sempre al suo fianco. Si era appena allontanata, con la massima rapidità possibile, quando sentì un fischio dietro di sé, poi delle grida frenetiche che chiedevano l'intervento delle guardie.

“Andiamo, Ruth!” Scarlet disse, e le due si precipitarono lungo il vicolo, perdendosi in mezzo alla folla. Almeno Ruth aveva mangiato.

Ma la fame di Scarlet era fortissima, e lei non sapeva se sarebbe stata in grado di contenerla ancora a lungo. Non sapeva che cosa le stava accadendo, ma, mentre percorrevano ujna strada dopo l'altra, si ritrovò ad esaminare le gole delle persone. Focalizzò lo sguardo sulle loro vene, vide il sangue pulsare. Si scoprì a leccarsi le labbra, volendo – avendo bisogno – di affondare i propri canini. Bramava l'idea di nutrirsi del loro sangue, ritrovandosi ad immaginare come sarebbe stato quando il sangue sarebbe sgorgato dalle loro gole. Lei non capiva. Non era più umana? Stava diventando un animale selvaggio?

Scarlet non voleva far del male a nessuno. Razionalmente, provò a fermarsi.

Ma fisicamente, qualcosa stava prendendo il sopravvento su di lei. Stava emergendo, dai piedi, dalle gambe, attraverso il suo busto, su alla testa, fino alle labbra ed alle punte delle dita. Era un desiderio. Un desiderio inarrestabile, inesauribile. Stava prendendo il sopravvento sulla sua mente, dicendole che cosa pensare, come agire.

Improvvisamente, Scarlet scorse qualcosa: a distanza, da qualche parte dietro di lei, un gruppo di soldati romani le stavano dando la caccia. Il suo nuovo ipersensibile udito l'avvertì del suono dei loro sandali, che calpestavano la pietra. Capì che distavano pochi isolati.

Quel suono servì soltanto ad irritarla ancora di più; si confondeva nella sua testa con quello delle grida dei venditori, delle risate dei bambini, con l'abbaiare dei cani…. Stava diventando tutto eccessivo da sopportare per lei. Il suo udito stava diventando davvero troppo intenso, e lei non riusciva a sopportare la cacofonia dei rumori. Anche il sole stava diventando sempre più forte, come se stesse splendendo proprio su di lei. Era davvero troppo. Si sentiva come se si trovasse sotto il microscopio del mondo e stesse per esplodere.

Improvvisamente, Scarlet si tirò indietro, sopraffatta completamente dalla rabbia, e sentì una nuova sensazione nei suoi denti. Sentì i suoi due incisivi allungarsi e diventare due nuove zanne affilate, sporgenti. Capiva a stento che cosa fosse quella sensazione, ma sapeva che stava cambiando, mutando in qualcosa che poteva a malapena riconoscere o controllare. Scorse improvvisamente un grosso e grasso uomo ubriaco, barcollare nel vicolo. Scarlet sapeva che doveva nutrirsi o morire. E qualcosa dentro di lei voleva sopravvivere.

Scarlet si sentì ringhiare e ne rimase scioccata. Il suono, così primitivo, stupì persino lei. Si sentì come se fosse al di fuori del suo corpo, quando balzò, saltando in aria, diretta proprio verso l'uomo. Lo vide, come al rallentatore, voltarsi verso di lei, con gli occhi spalancati per la paura. Sentì i due nuovi canini affondare nella sua carne, nelle vene della sua gola. E, un istante dopo, sentì il suo sangue caldo all'interno della sua gola, riempirle le vene.

La ragazza sentì l'uomo urlare, solo per un momento. Perché un istante dopo, era caduto al suolo e lei era sopra di lui, intenta a succhiargli tutto il suo sangue. Lentamente, cominciò a sentire una nuova vita, una nuova energia, colmare il suo corpo.

Lei voleva smettere di nutrirsi, lasciarlo andare. Ma non ci riuscì. Ne aveva bisogno. Le serviva per sopravvivere.

Aveva bisogno di nutrirsi.

CAPITOLO SEI

Sam correva attraverso i vicoli di Gerusalemme, ringhiando, rosso per la rabbia. Voleva distruggere, fare a pezzi ogni cosa che apparisse sulla sua strada. Non appena passò davanti ad una fila di venditori, si fece avanti e abbatté i loro banchetti, facendoli cadere con un effetto domino. Urtava deliberatamente le persone, quanto più forte possibile, facendole volare in ogni modo. Era come una palla demolitrice, fuori controllo, che attraversava i vicoli colpendo ogni cosa che gli apparisse dinnanzi.

Esplose il caos; le urla si innalzarono ovunque. Le persone cominciarono a notare la situazione ed a fuggire, nel tentativo di allontanarsi dal suo raggio di azione. Era come un treno merci della distruzione.

Il sole lo stava facendo impazzire. Lo colpiva sulla testa come un'entità vivente, riempiendolo con sempre più rabbia. Non aveva mai saputo che cosa fosse quel sentimento prima di quel momento. Nulla sembrava soddisfarlo.

Vide un uomo alto e magro, e saltò verso di lui, affondando i canini nel suo collo. Succhiò il sangue per una frazione di secondo, poi si allontanò per affondare i denti nel collo di un'altra vittima. Passò da una persona all'altra, affondando i denti e succhiando il sangue. Si muoveva così in fretta, che nessuno di loro ebbe il tempo di reagire. Caddero tutti sul pavimento, uno dopo l'altro, e lui lasciò una scia di cadaveri al suo passaggio. La sua mente era offuscata e sentiva il suo corpo cominciare a gonfiarsi con il loro sangue. Ma ancora, non era soddisfatto.

Il sole lo stava portando sull'orlo della follia. Aveva bisogno di ombra, e al più presto possibile. Scorse un grande edificio a distanza, un palazzo elegante ed elaborato, costruito in calcare, con colonne ed enormi porte ad arco. Senza neanche pensarci, corse nel bel mezzo della piazza, dirigendosi verso di esso, e ne aprì le porte con un calcio.

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