Fortuna Ilaria - Sangue Contaminato стр 11.

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Trevor si fermò e la guardò per un attimo prima di spingersi in lei. Non gli importava di quali sembianze avesse, quello era il suo corpo ed esattamente dove voleva che fosse. Fece l’amore con lei come un uomo perso nella sua stessa follia.

Envy si morse il labbro per non gridare e svegliare suo fratello. Si aggrappò a Devon cercando di seguire il suo ritmo, ma si rese conto di non riuscire a stargli dietro stavolta. Tutto quello che poteva fare era resistere mentre lui la portava al culmine.

Trevor catturò subito le sue labbra quando lei dimenticò che non erano soli in casa, e non aveva comunque intenzione di farla arrivare così presto. Lui si trattenne in pieno controllo e non cedette finché non fu passata più di un’ora.

La osservò per qualche minuto mentre dormiva, prima di darle un tenero bacio sulle labbra e scivolare giù dal letto.

*****

Warren stava iniziando a preoccuparsi, cercava l’odore di Devon da un’ora. Quando prima si era allontanato da suo fratello pensava che lui lo avrebbe seguito, ma aveva ucciso altri tre demoni prima di accorgersi che Devon non era lì.

Aveva anche emesso un ringhio acuto, il segnale con cui i giaguari si tenevano in contatto, ma non ci fu un ringhio in risposta. Tornando nel punto in cui aveva visto Devon l’ultima volta, Warren vide i segni della lotta ma nessuna traccia di suo fratello. Dopo alcuni minuti percepì finalmente l’odore di Devon e lo seguì fino ad una vecchia cripta.

Avvicinandosi con cautela, fiutò tutto il perimetro prima di toccare la porta. Ringhiò trovando la serratura bloccata e pensò a due possibilità, o Devon era stato portato lì da qualcuno o in qualche modo la porta si era chiusa e bloccata da sola durante la lotta.

Tornando alla sua forma umana, Warren aprì la porta staccandola dalle cerniere con uno stridio, e spalancò gli occhi quando vide Devon a terra con due demoni accanto a lui.

Devon aprì leggermente gli occhi quando la porta si spalancò, ma li richiuse subito quando la luce del mattino invase la cripta, accecandolo. Si sentiva come se avesse bevuto tutte le scorte di Heat e fosse finito in una rissa.

“Che cavolo è successo?” chiese Warren.

Devon ringhiò e si trasformò nella sua forma umana. Portandosi una mano sulla testa, si mise a sedere lentamente con l’aiuto di Warren e si guardò intorno.

“L’ultima cosa che ricordo è di aver combattuto con un demone dopo che ti sei allontanato.” rispose Devon. “Devo averlo intrappolato qui dentro e l’ho ucciso…” guardò le due creature e si accigliò “… li ho uccisi. Uno deve avermi colpito alla testa prima di finire k.o.”.

“Penso che abbiamo combattuto abbastanza, per oggi.” dichiarò Warren. “Abbiamo bisogno di dormire.”.

Devon annuì e si fece aiutare ad alzarsi. “Fantastico, siamo nudi.” borbottò.

“Ci toccherà correre.” sorrise Warren. “Vuoi passeggiare lentamente e vedere quanti fischi riceviamo, o preferisci correre?”

“Al mio tre.” rispose Devon.

Quando tornarono al veicolo indossarono gli abiti di ricambio che avevano portato con sé per sicurezza.

“Lasciami a casa di Chad. Envy è lì, dormo con lei.” disse Devon appoggiandosi al sedile. “Ah, fammi un favore.”.

Warren lo guardò mentre guidava. “Non lo dirò a nessuno così Envy non verrà a saperlo.”.

Devon sorrise per l’incredibile capacità che aveva suo fratello maggiore di sapere sempre cosa pensava la gente, evitava l’imbarazzo a volte.

“Grazie.” disse Devon. “Odio quando si preoccupa.”.

Pochi minuti dopo, Warren si fermò davanti all’appartamento di Chad e guardò Devon. “Vai a dormire e poi chiamami quando siete pronti per tornare a casa.”.

Devon scosse la testa “Non ti preoccupare, ci darà un passaggio Chad o chiamerò un taxi.”.

Warren aspettò che Devon aprisse la porta ed entrasse prima di andarsene. Non voleva dirglielo ma trovarlo in quello stato lo aveva fatto imbestialire. Il modo in cui la porta era stata bloccata dall’esterno sembrava intenzionale e si chiese se qualcuno o qualcosa l’avesse fatto di proposito. Scuotendo la testa decise di non pensarci più… era esausto.

Devon si mosse in silenzio verso la stanza di Envy. Aprì la porta e sorrise vedendo il suo viso angelico rilassato nel sonno. Togliendosi i vestiti si infilò nel letto e le si avvicinò, avvolgendole un braccio attorno alla vita.

Lei si rannicchiò nel suo abbraccio prima di rilassarsi contro il suo petto e piegare la testa all’indietro. Riprese a respirare profondamente nel sonno e Devon si rilassò. Decise di lasciarla dormire invece di svegliarla per farle sapere che era tornato… doveva ricordarsi di fare più attenzione alle sue abitudini d’ora in poi.

*****

Il settimo piano dell’ospedale era tranquillo, era stato un turno lungo e noioso per le infermiere che facevano i loro giri tra i vari pazienti. I respiratori artificiali emettevano un segnale acustico costante, creando un rumore di sottofondo grazie al quale il reparto non sembrava silenzioso.

“Sono state dieci lunghissime ore, eh?” chiese il vigilante ad una delle infermiere.

“Lunghissime è dire poco.” rispose lei con un sorriso “Vai in rosticceria per la pausa pranzo?”

“Sì.” rispose la guardia. “Vi porto qualcosa?”

L’infermiera annuì “Ne stavamo parlando prima, chiedo alle altre e ti faccio sapere.”.

Il sistema di monitoraggio dei pazienti iniziò a lampeggiare all’improvviso e l’infermiera scattò in piedi. Le spie blu lampeggiavano qua e là e lei prese il telefono.

“Il Dottor Gordon e il Dottor Harris sono desiderati al settimo piano.” disse, prima di riappendere il telefono e correre fuori.

Sopraggiunsero altre infermiere da tutto il reparto per controllare quanti più pazienti possibili. Il vigilante prese la sua radio e chiamò la base al piano terra. Non ci volle molto prima che i due medici arrivassero insieme ad altre dieci infermiere per dare una mano.

Si scatenò il panico tra il personale quando i pazienti iniziarono a morire uno dopo l’altro come mosche stecchite. Restavano accanto ad ognuno di loro il più a lungo possibile prima di passare al successivo dopo averne accertato la morte.

Mentre si muovevano lungo il corridoio si resero conto che qualsiasi cosa stesse provocando la morte dei pazienti sembrava avvicinarsi sempre di più al reparto di terapia intensiva. Anche se tutti stavano pensando la stessa cosa nessuno espresse quella paura… era solo una coincidenza.

Il vigilante era all’ascensore quando arrivò la polizia. Fu deluso quando vide che soltanto due agenti avevano risposto alla chiamata, ma meglio di niente. Con il terremoto della settimana prima e tutte le persone trovate morte e smembrate finora, comprendeva la mancanza di forze disponibili.

Si udirono delle urla nel corridoio e gli agenti puntarono le pistole mentre correvano. Videro due infermiere sbalzate via e colpire duramente una parete con un rumore di ossa rotte. Esse caddero a terra lasciando lunghe strie di sangue sulla pittura bianca.

“Ma che diavolo succede?” mormorò il vigilante.

Gli agenti impugnarono saldamente le armi e si mossero lentamente. Altri membri del personale furono scagliati fuori dalle stanze, mentre altri cercavano di scappare.

Il vigilante osservò sconvolto una sagoma scura uscita dalla stanza accanto all’ingresso del reparto di terapia intensiva. Appariva e scompariva mentre si muoveva. Il suo volto non era visibile sotto il mantello nero strappato, ma si vedeva chiaramente una lunga falce stretta da lunghe dita.

La figura si muoveva verso di loro, sbalzando via le infermiere come bambole di pezza e gli agenti aprirono il fuoco mentre si allontanavano dallo spettro. La falce tracciò un lungo arco, tagliando in due un agente. Il sangue schizzò ovunque e la creatura proseguì verso l’altro agente che stava ancora sparando.

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