Fortuna Ilaria - Sangue Contaminato стр 10.

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La creatura sibilò con aria vittoriosa, si avvicinò al giaguaro e lo prese per una zampa. Trascinandolo attraverso il cimitero, la creatura raggiunse una piccola cripta e, aprendo la porta, portò dentro il giaguaro prima di uscire, fermandosi a guardarlo per un attimo.

Inclinò la testa di lato come se stesse pensando al modo migliore per uccidere la sua preda ma poi uscì dalla cripta. La creatura tornò poco dopo, trascinando sull’erba umida due dei suoi fratelli morti. Lasciandoli accanto al giaguaro, uscì di nuovo e chiuse la porta, bloccando la serratura.

Senza guardarsi indietro, il demone corse a tutta velocità attraverso il cimitero, evitando i cacciatori di demoni sparsi in tutta la zona. Proseguendo lungo una strada secondaria, si fermò e sembrò che facesse un profondo respiro prima di iniziare a trasformarsi.

Nel giro di pochi secondi la creatura svanì e al suo posto apparve Trevor.

Roteando il collo e le spalle, si abbassò per raccogliere i vestiti che si era tolto prima e tornò con calma alla sua auto. Era tornato e aveva parcheggiato lì prima di rientrare nel cimitero con la scusa di controllare i progressi dei combattimenti. Una volta lontano dalla sua auto si era trasformato in una creatura viscida e aveva messo in atto il suo piano. Ora tutto quello che doveva fare era vestirsi e portare a termine la sua missione personale.

Trevor si passò le dita tra i capelli… non gli piaceva quello che aveva fatto, ma ciò non gli impedì di sorridere. Quando Evey aprì la portiera si avvicinò, poi si fermò quando la sentì fischiare.

Guardando il proprio corpo nudo si chiese a cosa accidenti stesse pensando Ren quando aveva dato a Evey una personalità umana. Era un bene che l’auto non sapesse cos’aveva fatto, altrimenti sarebbe finito nella merda.

“Che magnifico esemplare…” disse Evey.

“Oh, ti prego.” ringhiò Trevor, e si vestì rapidamente. Si affrettò, sapendo che avrebbe avuto solo un paio d’ore prima che Devon si svegliasse. Doveva sbrigarsi se voleva portare a termine il suo piano.

Era rimasto in silenzio mentre guidava verso un altro luogo appartato. Si fermò e rimase seduto per qualche minuto con gli occhi chiusi, chiedendosi se stesse facendo la cosa giusta.

“Va tutto bene, Trevor?” chiese Evey.

“Sì, sto bene.” disse Trevor. “Ho bisogno che tu faccia una cosa molto importante per me. Ho una missione segreta da portare a termine, nessun altro del PIT deve saperlo… è top secret.” Si sentì rimpicciolire per quello che stava per dire “Storm non vuole che vengano presentati rapporti a riguardo e non puoi dirlo a nessuno.”.

Evey rimase in silenzio per un attimo “Quanto tempo starai via?” gli chiese.

“Solo un paio d’ore.” rispose Trevor. “Non ci metterò molto.”.

“Fa’ attenzione.” disse Evey, poi i fari si spensero.

Trevor scese dalla macchina e iniziò a camminare lungo la strada. Quando fu lontano dalla vista di Evey si trasformò di nuovo, questa volta in Devon Santos, e corse verso casa di Chad. Entrando con la chiave di riserva che Envy aveva dimenticato di farsi restituire, si fece strada nell’appartamento silenzioso.

Sapeva che Chad stava dormendo superò la stanza dell’amico, diretto verso quella di Envy. Aprendo la porta, entrò e guardò la ragazza. La sua espressione si rattristò quando sentì l’odore delle sue lacrime nella stanza. Si sentiva male per averla fatta piangere, ma stava gestendo la sua gelosia nel miglior modo possibile.

Quando era tornato al cimitero c’era stato un momento in cui aveva pensato di uccidere Devon. Senza il giaguaro sarebbe stato lui la consolazione di Envy? Si era sforzato per scacciare via quel pensiero allettante, ma rimase sconvolto dalla velocità con cui gli venne in mente Non avrebbe mai potuto ferire Envy in quel modo ed era spaventato per averlo preso in considerazione anche solo per un attimo. D’altra parte, vederla innamorata di un altro uomo o affranta per la sua morte sarebbe stato doloroso comunque. Anche se gli faceva male, Trevor sapeva che Envy amava entrambi… non le aveva mentito quando glielo aveva detto qualche ora prima.

Muovendosi in silenzio, Trevor si tolse lentamente i vestiti e s’infilò nel letto con Envy. Se era questo ciò che doveva fare per avere pochi attimi da solo con lei allora… poi improvvisamente interruppe quel pensiero. Era d’accordo sul fatto che in amore e in guerra non ci sono regole, e adesso si sentiva in mezzo alle due cose.

Envy sentì un movimento sul materasso dietro di lei e si girò subito verso Devon, stringendolo forte e nascondendo il viso sul suo petto. Aveva pensato soltanto a Trevor nell’ultima ora e si sentiva in colpa per questo.

Vedendo il PIT in azione si era resa conto che Trevor le aveva nascosto dei segreti perché non aveva scelta. Era stata così insensibile da lasciarlo per colpa di qualcosa che non dipendeva da lui, lo aveva addirittura aggredito con il taser. Come aveva potuto essere così crudele?

Adesso lui soffriva per colpa sua e lei non lo avrebbe di certo punito… poteva almeno provare ad essere di nuovo sua amica e magari il suo cuore sarebbe guarito. Strofinò la testa contro la mano di Devon quando lui le accarezzò i capelli.

“Sei tornato.” sussurrò, augurandosi che il peso nel suo petto svanisse.

“Cosa c’è, Envy?” chiese lui.

“Niente.” Envy mentì e si scostò per sorridergli.

“Allora perché hai pianto?” Lui vide Envy accigliarsi confusa. Prima che lei potesse negarlo le ricordò “Posso sentire l’odore delle tue lacrime. Non puoi nascondermi i tuoi stati d’animo.” Doveva sapere se avrebbe raccontato a Devon quello che era successo quando l’aveva portata lì.

Envy spalancò gli occhi. Era la stessa cosa che le aveva detto Trevor. Sapevano entrambi meglio di lei come si sentiva? La consapevolezza che tutti e due potessero leggere dentro di lei la fece sentire un po’ esposta.

Lui la sentì irrigidirsi ma, prima che riuscisse a cogliere l’espressione sul suo viso, lei gli premette di nuovo la guancia sul petto. “Trevor ha detto o fatto qualcosa di sbagliato in macchina? Perché se è così giuro che…”.

Envy si scostò all’istante e guardò Devon quasi con rabbia “No, mi hai promesso che non gli farai mai del male a prescindere da ogni cosa.” Il cuore le sbatteva contro il petto, non voleva vederli mai più combattere tra loro. Se uno dei due fosse rimasto ferito avrebbe odiato l’altro, adesso ne era consapevole.

Trevor smise quasi di respirare quando la sentì prendere le sue difese. Aveva fatto promettere a Devon di non fargli del male… e Devon aveva acconsentito per la stessa ragione per cui lui non lo aveva ucciso poco fa nel cimitero.

“A proposito delle lacrime…” Envy abbassò la voce, controllando le sue emozioni “… ho sognato che uno di quei mostri ti ha preso e mi sono svegliata piangendo.” Beh… era vero anche quello.

“Era solo un sogno.” sussurrò lui e la abbracciò. Trevor chiuse gli occhi, chiedendosi se il legame che lei condivideva con entrambi le avesse provocato quel sogno così realistico. Non volendo pensarci, la fece girare sulla schiena e la guardò, prima di abbassare lentamente le labbra sulle sue.

Envy gemette e inarcò la schiena, spingendo il seno contro il suo petto. Gli avvolse le braccia intorno al collo, ma lui le prese i polsi e li bloccò sul materasso.

Le loro bocche si separarono ed Envy piegò la testa all’indietro quando le labbra di Devon iniziarono a tracciare un lungo e tortuoso percorso lungo il collo fino alle clavicole. Sorridendo per quella sensazione, gli avvolse le gambe attorno alla vita per avvicinarlo fin quando non sentì la sua erezione.

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