â Anche tu sei bionda, e sei molto bella. Scapperesti con un cavaliere?
â Certamente! â Mi diede un bacio sulla guancia. â Ma tornerei subito!
Di nuovo sulla strada del mare. La sosta a Phainon era stata remunerativa, la mattina limpida e ventosa. Il vento portava un odore sconosciuto, che io immaginai fosse quello della salsedine, finché non scoprii che soffiava dalla parte sbagliata.
Ed ecco, seduti sul ciglio della strada, allâombra di una quercia, un uomo e una donna.
Lui era biondo, di aspetto gentile, né giovane né anziano, una cicatrice sulla tempia che gli conferiva unâespressione perennemente triste. Lei, reclinata sulla sua spalla, aveva il viso nascosto dai capelli, ma tutta la sua posa suggeriva una qualche forma di sofferenza.
Astrix, che guidava, fermò il carro. Lâuomo si alzò. Indicò la sua compagna. â Mia moglie... â disse.
Gertrid si era avvicinata alla donna, seguita da Myrtilla. Lei sollevò il viso, e ci accorgemmo che era molto giovane, pallida, di una bellezza stanca e tenera.
Gertrid le chiese qualcosa che non sentii. La fanciulla mosse le labbra per rispondere.
â Poverina! â esclamò Myrtilla.
â Deve salire sul carro â disse Gertrid con fermezza.
La donna guardò il suo compagno, che non aveva più aperto bocca. Questi guardò Baran e Astrix, poi fece un piccolo cenno col capo. La fanciulla si alzò.
Solo allora mi accorsi che era incinta.
La sera alloggiammo in una locanda a cinque leghe dalla città più vicina, in ritardo sui nostri piani di marcia. La donna soffriva per le scosse del carro, anche se non aveva mai emesso un lamento. Il marito, se tale era, la guardava mordendosi le labbra. E Astrix, anche lui senza dire parola, aveva lasciato che i cavalli se la prendessero comoda.
Nellâora più calda del pomeriggio avevamo avuto un incontro che ci aveva inquietato.
Ad un incrocio, seduti su un muricciolo di pietre a secco, si riposavano due cavalieri, accanto al tempietto della dea del triplice volto, con le candele accese lasciate in offerta dai viaggiatori.
I due ci salutarono. Indossavano quelle cappe marroni, con due spacchi di fianco per le braccia e il colletto alto, che usano i viaggiatori da un capo allâaltro delle Terre di Mezzo. Né i vestiti che si scorgevano sotto i mantelli, né lâaccento servivano a identificarli meglio.
Ci fermammo, discorremmo un poâ delle strade, del tempo. Concordemente, prevedemmo pioggia imminente. Poi uno dei due cavalieri chiese: â Non avete visto per caso una coppia, lui biondo, lei più giovane, incinta?
Io, scioccamente, mi guardai alle spalle. Ma il marito che di solito camminava dietro il carro, accanto allâapertura del telone, era sparito.
Prima che potessi voltare la testa, sentii Gertrid rispondere: â Certamente.
La fissai. Non capivo.
â A Phainon â proseguì Gertrid. â Erano diretti a Bassidania. Li ricordo perché sono venuti ad uno dei nostri spettacoli, e poi li abbiamo incontrati per strada.
La via per Bassidania, ricordavo, seguiva per un tratto la strada del mare.
â Ah! â disse il più anziano dei due, un uomo con la barba grigia, occhi di un azzurro metallico.
â E perché volete saperlo? â chiese Baran severamente, con la sua migliore voce da Tiranno, lanciando a Gertrid unâocchiata di rimprovero.
Lâuomo con la barba grigia sollevò le due palme aperte.
â Per i migliori motivi! Vedete, lui è mio cugino. Si è innamorato di questa fanciulla, ma il padre di lui si opponeva alle nozze. Potete immaginare il resto. Sono fuggiti insieme. Il vecchio ha un caratteraccio, ma in fondo è di buon cuore, e questo figlio è la pupilla dei suoi occhi. Non può sopportare di saperlo lontano, senza un tetto, con un nipote che forse non vedrà mai. In breve: è disposto a perdonarli. Noi li stiamo cercando ovunque. La notizia che ci date ci riempie di speranza!
Io sorrisi e guardai il carro, aspettandomi di vedere il tendone aprirsi, lâuomo e la fanciulla scendere insieme, emozionati, con le lacrime agli occhi. Ecco un caso in cui la vita rivaleggiava con il teatro.
Ma niente di questo accade. Ricevetti solo un calcio negli stinchi da Dumpy Dum, che mi era vicino.
â Correte dunque a raggiungerli! â esclamò Myrtilla, arrossata come se dovesse lei stessa balzare a cavallo.
â Non sappiamo come ringraziarvi â disse lâuomo.
Baran fece un gesto magnanimo. â Di nulla. La coscienza di una buona azione è ricompensa sufficiente. Ma chissà che un giorno non possiate venire ad applaudirci!
â Con piacere! â disse il più giovane dei due, inchinandosi a Myrtilla, con il cappello sul petto.
I due salirono a cavallo, e corsero via fra una nuvola di polvere.
E adesso, nella locanda, in una stanza che avevamo per noi soli, davanti al fuoco acceso nel camino, guardavamo i due amanti, in attesa di una spiegazione.
Lâuomo sospirò, e prese la mano della sua compagna.
â Adesso ho tre motivi per ringraziarvi â disse. â Vedete, io sono Lektos Ly.
(26) LA STORIA DI LY
Lektos Ly! Il monarca, il tiranno, lâaffamatore del popolo, il violentatore di fanciulle!
Guardai con occhi spalancati lâuomo biondo e la sua cicatrice, poi la donna che gli sedeva accanto, con unâespressione allarmata, e infine i miei compagni, che in verità non mi parevano stupiti quanto la situazione sembrava richiedere.
â Ho saputo della vostra recita a Larissa â iniziò il tiranno. â No, no, non dovete scusarvi â (nessuno, mi pareva, aveva accennato a scusarsi). â Questo è il primo motivo per cui devo ringraziarvi. à stata unâoccasione per dimostrare che non tutti a Larissa sono disposti a chinare la testa davanti al nuovo regime. Il nome di Lektos Ly non è solo esecrato e vilipeso, il fango della menzogna non lâha ancora ricoperto del tutto.
Si andava infervorando.
â Scusatemi. So che le vostre intenzioni erano altre, e non posso certo farvene una colpa. Ho imparato anchâio, e molto in fretta, questa lezione: che chi vive sulla strada non può permettersi di guardare se la mano che gli porge il cibo abbia le unghie curate. Forse un giorno potrò ricompensarvi per il rischio che, mi pare di capire, avete corso a causa dellâazione messa in atto dai miei sostenitori. Oltre, naturalmente, ad aver salvato me e la mia compagna dai sicari dei Dieci, poco fa. Suppongo faccia parte della nobile arte dellâattore riconoscere la vera natura degli uomini sotto le apparenze. Voi avete riconosciuto la nostra e ci avete protetto, e quella dei cavalieri, e li avete mandati su una falsa pista. Sì: erano sicari incaricati dai tiranni di Larissa di cercarci. Per uccidermi, suppongo. E non oso pensare a ciò che avrebbero fatto a mia moglie e alla creatura che...
Prese la mano della donna senza finire la frase.
â Non si accontentano più del mio esilio!
La sua compagna gli lanciò unâocchiata che pareva vagamente di rimprovero. Intuii che volesse dire: non sei davanti a qualche assemblea! Sta di fatto che da quel momento lâesposizione di Lektos Ly divenne un poco meno magniloquente.
Ma ecco, così come la ricordo, la sua storia.
Sono stato Tecnarca di Larissa. Non per mio merito, ma per intrighi altrui. Una comparsa destinata a lasciare la scena poco dopo il levarsi del sipario, giusto il tempo di intrattenere con qualche lazzo gli spettatori, mentre dietro le quinte gli attori veri si disputavano la parte principale. Le grandi famiglie che governano Larissa si erano accordate su di me come male minore, burattino, capro espiatorio se fosse stato necessario. Un animale ammaestrato, ecco cosâero per loro!
Ly tratteneva a fatica la rabbia. Si era alzato, e solo la mano della sua compagna lo indusse a risedersi.