«Basilio, raccogliete quanto prima le rimostranze di questuomo» comandò al logotheta, il quale rispose con un accenno di inchino.
«E tu, Mattia.» fece perciò ad uno degli eunuchi che lo accompagnava.
«Occupati di rendere presentabile il nostro ospite. Fallo radere, cambiare dabito e lavare»
E rivolgendosi a tutti:
«Che non mi sia più presentato qualcuno che non sia al meglio del suo aspetto Non sopporto i visi scuri e tristi!»
«Me ne occuperò io, Maestà.» rispose quel tale Mattia.
«Bene, dagli cibo e comodità e pure una donna se te la chiede. Questa corte tratta con rispetto gli uomini darte e di scienza!»
Fu allora che Guglielmo si sciolse dagli uomini del suo seguito e prese a passeggiare avanti e indietro nella stanza.
«In questa sala mio padre ricevette molti grandi uomini e prese importanti decisioni. Gli erano care queste quattro mura e gli era cara questa torre, così come gli era cara la vista della nostra amata Palermo guardando dalla loggia. Io ho continuato la sua tradizione e vi ho continuato a tenere le mie udienze private tuttavia oggi intendo rendere questa sala un luogo di stupore, qualcosa che desti meraviglia, qualcosa degno della cappella del Palazzo e delle cattedrali edificate da mio padre.»
Alessio intanto studiava le pareti e il tetto osservando in tutte le direzioni.
Quando Guglielmo si accorse della distrazione del maestro darte, gli chiese:
«Per certo uno con le vostre referenze deve vedervi già lopera compiuta»
«In verità, Maestà, scrutavo le linee, la luce e gli spazi ragionavo sul potenziale che queste mura possono esprimere.»
«E che cosa vedete oltre la pietra?»
Alessio si spostò al centro della sala e, guardando il vertice del tetto a crociera, propose:
«Quattro cherubini dai colori sgargianti, uno per lato!»
Guglielmo storse il muso letteralmente.
«Niente santi e angeli! Le chiese costruite da mio padre sono già piene di queste immagini, ed io stesso ho continuato il decoro della cappella del Palazzo facendo raffigurare scene bibliche. Avete prestato servizio per lImperatore di Costantinopoli, dunque conoscete bene come rappresentare potere e regalità»
Perciò, mimando con le mani, tutto preso dal progetto, sempre il Re spiegò:
«Il Paradiso voglio che mi ricreiate il Paradiso! In questa sala concederò udienza privata ad ambasciatori, nobili e vescovi; desidero che ognuno di essi rimanga stupefatto. Si fa un gran parlare dei giardini delle mie residenze fuori Palermo, eppure molta di questa gente non li vedrà mai. Che se ne facciano unidea osservando le pareti di questa stanza, così da invidiare e rabbrividire dinanzi alla bellezza e alla potenza del mio regno. Voglio tuttavia che nessuno, né lArcivescovo né lambasciatore dei fatimidi19, possa offendersi a causa di ciò che vede.»
«Si dice che i vostri giardini riproducano la perfezione dellEden.»
«I mori lo chiamano jannat al-ar20, il paradiso della terra.»
«Mi sia concesso di vedere, seppure da lontano, questo paradiso.»
«A che vi serve? Immaginate pure e se è il caso esagerate!»
Quella fu lultima raccomandazione del Re prima di lasciare la sala insieme a tutti quelli con cui era giunto.
Dunque Alessio si catapultò su Basilio, il quale ancora tentennava ad andarsene, e gli chiese:
«Ascolterete davvero la mia discolpa, Signore?»
«È la parola del Re, ma voi prima dedicatevi a quello che dovete fare. Ricordatevi che ci metto personalmente la faccia nella riuscita del vostro talento e che se lopera non dovesse piacere al Re, ci rimetterò con la mia reputazione. Finite il mosaico e, dopodiché, se avrò avuto successo tramite voi, vi prometto che non solo ascolterò la vostra discolpa, ma farò di tutto per rendervi un uomo libero.»
Quindi Onesimo, finora intimorito dalla presenza di Guglielmo, intervenne:
«È bene dunque iniziare subito!»
«Mi occuperò io stesso della fornitura dei materiali. Sarò il tramite col mondo esterno, poiché per quanto vi riguarda, finché non avrete finito lopera, non potrete lasciare questa stanza.» spiegò Basilio.
Alessio sorrise ed esclamò:
«Una prigione per certo più piacevole di quella in cui stavo!»
Fu in quel momento che rientrò leunuco Mattia, ovvero colui che era stato incaricato di dare ad Alessio una parvenza più consona al luogo in cui soggiornava.
Capitolo 3
5 Novembre 1160 (Anno Mundi 6669), Balermus, Palazzo Reale
Compiacere il Re per ottenere la propria libertà questo divenne il principale obiettivo di Alessio nei giorni successivi al primo incontro col sovrano. Non rivide più Guglielmo, così come non rivide più molta della gente che il giorno del suo arrivo accompagnava il monarca. Incontrò tuttavia più volte Basilio, interessato per fini personali allopera, e leunuco Mattia, preposto alla sua cura. Ovviamente non poté staccarsi dallinsistente presenza di Onesimo, il quale dallalba al tramonto non smise mai di tempestare di domande e richiedere delucidazioni su ciò che il maestro darte si accingesse a fare.
Una sera Alessio, già sbarbato e rasato come il Re desiderava, se ne stava disteso sul suo giaciglio ed osservava la malta ancora umida stesa sul soffitto; tale strato sarebbe servito come preparazione e supporto per il legante e le tessere. Onesimo aveva lasciato quel luogo da mezzora quando qualcun altro girò la chiave nel chiavistello. Alessio non si aspettava di ricevere visite; il servo incaricato a chiuderlo dentro non tornava mai dopo essersene andato. Si sedette perciò sul suo giaciglio ed aspettò che dal buio si manifestasse il soggetto. La luce di una lampada rischiarò lintero ambiente.
«Avete già deciso cosa rappresenterete su queste mura?» chiese in greco leunuco Mattia, venendo avanti e coprendosi con un lembo della sua veste il naso, forse infastidito dallodore della calce.
«Ceravate anche voi quando il Re ha richiesto il Paradiso.»
«Non cadete in inganno, Mastro Alessio. Guglielmo desidera soltanto che i suoi gusti vengano vezzeggiati. Non dovete inventare nulla semplicemente interpretate.»
«Non conosco abbastanza bene il Re per interpretare i suoi gusti.»
«Giochi di geometrie, motivi floreali, simmetrie perfette, alberi verdeggianti»
«Non sono forse le stesse cose con cui abbelliscono i loro palazzi i sultani dAfrica?»
«Guardate bene dove siete e ragionate se nel mondo cristiano esiste un luogo tanto vicino allIslam come questa città.»
Alessio sapeva bene di cosa Mattia stesse parlando e in quel momento non poté fare a meno di osservare come leunuco vestisse al pari di un principe saraceno.
«Lo conoscete bene il Re» commentò il mosaicista.
Quello allora si sedette su uno sgabello e spiegò:
«Servo questa casa sin dalla mia tenera età. Nacqui come Amjad, ma al battesimo mi diedero un nuovo nome.»
Dunque sempre Mattia, intanto che lo scrutava con i suoi occhi truccati di nero, chiese:
«Non ditemi che non lavevate capito»
Alessio aveva capito molte cose di quelluomo. Per certo era uno degli eunuchi, nonostante egli non lavesse mai detto. Il tono della voce, la strana cantilena, lassenza di barba, i lunghi capelli intrecciati, i monili, la delicata sciarpa che gli ricopriva il collo e il trucco gli davano unaria più femminile che maschile.
«Siete venuto per discutere dei mosaici?» chiese Alessio affinché quello andasse al dunque.
«No, mi chiedevo soltanto come mai un uomo che se ne sta rinchiuso per tre anni non senta la necessità di incontrare una donna. Che non centri in questo quel monachello che vi gironzola intorno Forse gradite altro?»