Ad ogni modo cera da portare avanti lopera che era cominciata quella notte, e così Vittore continuò a gridare a gran voce che era giunta una nuova era, che il tiranno era stato ucciso e che si avvicinava il tempo in cui non si sarebbero più pagate le tasse. Ovviamente per la maggior parte si trattava di promesse irrealizzabili; in quel momento tanta era la foga che Vittore avrebbe creduto che luomo fosse in grado di raggiungere la luna.
Il subbuglio a Palermo era enorme e presto la nobiltà cominciò a temere che quel tumulto spontaneo generato dallodio per Majone potesse trasformarsi in una rivolta popolare, contro lindifferenza del Re e contro laristocrazia che affama. Così, tre giorni dopo i primi fatti di sangue, Matteo Bonnel, conosciuto come Bonello, luomo che aveva ucciso lAmmiraglio e che intanto si era rifugiato nella sua Caccamo, inviò delegati per parlare ai capi del popolo, affinché quella sollevazione non si trasformasse in qualcosa di violento e incontrollato. Poco prima di mezzogiorno un tale Manfredo, accompagnato da altri tre, si fece largo tra la folla e giunse al cospetto di Vittore, il quale in quei giorni aveva sfilato per le vie della città per poi ritornare innanzi al Regio Palazzo numerose volte.
«Credo che coloro che osservano da oltre i cancelli del Palazzo abbiano ricevuto il messaggio. Date riposo a quella testa e venite con me.» esordì luomo che sosteneva Bonello.
Vittore riconobbe immediatamente nel giovane Manfredo uno dei cavalieri che durante la notte del dieci se ne stava presso la porta di SantAgata ad osservare il popolo offendere il corpo di Majone. Calò perciò la testa dallasta e, accompagnato da Mamiliano e Duccio, seguì gli uomini a cavallo. Intanto la folla agguantava ciò che restava dellAmmiraglio e si azzuffava per far proprio quel nauseabondo trofeo.
Vittore venne condotto nellatrio di un palazzo e qui, richiuse le porte, venne invitato ad accomodarsi sui gradini di una scala.
«Il Re ha accolto con giubilo la notizia che giustizia è stata fatta sullodiato ministro che opprimeva il popolo e che desiderava usurpare il trono. Dunque non serve che voi continuiate lopera che ha avuto inizio laltra notte.»
In realtà Majone aveva oppresso più la nobiltà che il popolo spiccio, imprigionando i baroni ribelli di Puglia e Calabria, rendendo schiave le loro figlie e prostitute le loro mogli. Inoltre, sebbene fosse vero il fatto che il Re gioisse per luccisione di Majone, benché in un primo momento fosse rimasto sbigottito da tanta violenza, il motivo andava ricercato nella paura che Guglielmo provava per Bonello e per i cospiratori. Un tempo, prima che il giovane Signore di Caccamo fosse scelto per quellopera, si era addirittura cercato di coinvolgere lo stesso Re, ma questi, allidea di dover essere responsabile di un tale atto di sovvertimento, aveva fatto sapere di essere contrario. Nondimeno adesso, a giochi fatti, Guglielmo non poteva far altro che cercare di ingraziarsi coloro che avevano liberato la corte dalla pesante presenza dellimpopolare Ammiraglio. La nobiltà calabrese, in rivolta da qualche mese, faceva quindi sapere al Re che era disposta a deporre le armi, sempre a condizione che la giustizia regia non colpisse Matteo Bonello per il reato commesso.
Ancora pieno di zelo e preso dallinerzia degli ultimi spaventosi avvenimenti, stringendo il pugno al cielo, Vittore rispose:
«Viva il Re e viva Matteo Bonello!»
«Ho visto come la folla vi segue notevole per un pescivendolo e venditore di conchiglie!»
«Dunque sapete chi sono, mio Signore?» chiese lusingato Vittore.
«Ci sarà ancora bisogno di voi. Il popolo ha bisogno di eroi che vestano i loro stessi panni.»
«Ho solo smembrato un cadavere.»
«Il cadavere del GrandAmmiraglio un crimine per cui meritereste il patibolo; secondo per gravità solo a quello del Signore di Caccamo. Ma questo fa di voi un uomo che non si volta di fronte alle ingiustizie un uomo valoroso.»
Vittore gongolò. Laveva sempre saputo che prima o poi la vita avrebbe ripagato il suo modo di essere così diverso dal resto della popolazione sottomessa.
«Signore, possediamo un banco al mercato; chiediamo di essere ricompensati non pagando più la tassa per la vendita.» intervenne Mamiliano, volendo approfittare del momento positivo.
Manfredo stava per dire che non stava a lui concedere qualcosa del genere, tuttavia Vittore intervenne.
«No, Signore, niente di tutto questo. Non ho portato in processione la testa dellAmmiraglio per un compenso o per il desiderio di potere, ma affinché il mio nemico potesse vedermi e tremare tremare e concedermi quello che chiedo. Un malvagio eunuco si frappone fra me e la sua giovane sorella.»
Manfredo pensò immediatamente allincontro avvenuto poco prima che Majone passasse per la porta della città e che Bonello lo ammazzasse. Leunuco in carrozza intendeva infatti allontanare sua sorella da un uomo che non era al loro stesso livello, un uomo di cui la giovane donna si era infatuata.