Sennonché, giunto il 1156, Omar, figlio e sostituto dellamil di Sfax, volle ribellarsi al giogo di Guglielmo, e come gesto emblematico di tale decisione fece massacrare i cristiani della città, non risparmiandone neppure uno.
La notizia giunse rapida a Palermo, così come rapida fu la convocazione a corte del garante di Omar ovvero suo padre ovvero Forriāni.
Fu allora che Amjad, immaginando quali sviluppi si sarebbero potuti configurare per il suo mentore e padre spirituale, volle incontrarlo prima che comparisse davanti a Guglielmo.
Forriāni se ne stava presso uno dei giardini del Re, in quel Palazzo della Favara32 tanto caro agli Altavilla. Qui rimaneva sorvegliato a vista, benché a distanza, dalle guardie reali. Fissava da unora il cielo e lorizzonte, perso sotto un palmeto e andando e venendo con le mani dietro la schiena.
«Mio padre e amico, dimmi che le notizie che giungono da Safāqis sono mendaci.» esordì Amjad, tutto concitato e preoccupato.
«È tutto vero, fratello mio.»
«Che la slealtà di tuo figlio perisca con lui!»
«No, Amjad, no Omar mi condanna a morte, è vero, ma consacra la mia e la sua anima ad Allah.»
«Maestro, tu parli dellopera di tuo figlio come del più eccelso degli atti che un credente debba compiere.»
«È così, Amjad. Credi che per Omar sia facile sapere che suo padre è come se fosse già morto?»
«Se ha fatto quel che ha fatto è perché egli non si cura delluomo che lha concepito»
Forriāni riprese a camminare e, portando uno strano sorriso sul viso, cominciò a spiegare:
«Potrebbe mai un padre sacrificare un suo figliolo?»
«No, Maestro.»
«E potrebbe mai un figlio sacrificare suo padre?»
«Se io fossi stato tuo figlio non lavrei mai fatto.»
«Ma se io te lavessi chiesto, Amjad se ti avessi fatto giurare per il sangue che ci lega di non curarti di me e di agire per il bene dellIslam?»
«No, Maestro, io non lavrei fatto.»
Forriāni si fermò e, mettendo le mani sulle spalle del suo giovane amico, gli disse:
«Hai ancora tanto da imparare, Amjad caro Non esiste opera più meritoria del martirio, e per Omar questo dono è il bene più grande che potesse farmi.»
Dunque Amjad capì lessenza di quel discorso.
«Hai chiesto a tuo figlio di ribellarsi al Re e di non curarsi di te?»
«Glielo feci giurare prima di partire.»
«Al cuore di tuo figlio è stato legato il peggior fardello che un uomo possa sopportare!»
«Ho addestrato bene il mio ragazzo e per lui sarebbe un fardello maggiore dover portare il disonore per aver disubbidito alla mia parola.»
«Quanto coraggio, Maestro mio!»
«Intollerabili sono le voci che giungono dallIfrīqiya33. I contingenti cristiani del Re di Sicilia non mostrano alcun rispetto per la razza nostra, e numerose sono le voci delle angherie e dei soprusi che sono costretti a subire le donne e i bambini delle città sulla costa. Come potremmo continuare a lavare le nostre mani con lacqua della purificazione se intanto la nostra coscienza è sporca dei patti conclusi con questi infedeli? Come potremmo continuare ad inchinarci per la alāt34 se intanto abbassiamo il capo di fronte a questi miscredenti? Non possiamo permettere che la condizione dei nostri fratelli divenga come quella dei credenti di Sicilia. Palermo è ancora piena di minareti, è vero e si ode ancora il canto del muezzin; ma a quale prezzo? Ho conosciuto un fratello proveniente dalle campagne questi piangeva mentre mi narrava di come i suoi figli siano stati pronti a rinnegarlo pur di abbracciare la religione dei cristiani, una fede ben più conveniente e rimunerativa da queste parti. I re di Sicilia sviano i fedeli con il fascino delloro, ma nei villaggi i baroni non mostrano sempre la stessa condiscendenza; pur di non incorrere nello svantaggio sociale si preferisce allora labiura della retta via. È giunto il momento, Amjad, e così ho pure mandato a dire ad Omar.»
Leunuco della Regina prese a piangere, commosso da tanto coraggio e col cuore spezzato per via della sicura condanna a morte del suo mentore.
Più tardi Guglielmo chiese a Forriāni di richiamare allordine il figlio, ma, comè facile immaginare, lanziano amil negò lintromissione. Lostaggio, un tempo consegnatosi volontariamente come prigioniero, venne quindi rinchiuso e messo ai ceppi.
Dato che Forriāni dimostrava di non tenere per nulla alla sua vita, Gugliemo pensò allora che le armi potevano ancora essere evitate facendo leva sullamore che un figlio dovrebbe nutrire per suo padre. Non era certo limpressione del sangue che una guerra comporta a far tentare lultima a Guglielmo, ma il costo di un nuovo conflitto, qualcosa che in quel momento non poteva permettersi, impegnato comera in Terraferma a sedare la rivolta dei baroni ribelli e a respingere la coalizione del papa e dellImperatore dOriente. In barba quindi alla giustizia di cui erano meritevoli le vittime cristiane mietute dal nuovo carnefice saraceno, Guglielmo mandò un messaggero fino a Sfax, recando minacce come ricompensa alla disubbidienza e promesse come premio ad un nuovo giuramento di sottomissione. Ma Omar, avendo già informato gli amici del padre che la volontà di questi era il martirio, ne organizzò il funerale, sorreggendo una bara vuota e mettendola in bella mostra sulla spiaggia, affinché il messaggero dei siciliani sulla barca potesse recepire una risposta esplicita.
Fu così che al ritorno dellinviato del Re a Palermo, Guglielmo decise di attuare la punizione per colui, che a suo discapito, aveva deciso di tradire i giuramenti. E fu così che ebbe luogo lesecuzione descritta poc'anzi, quel rogo che Amjad contemplò con orgoglio e con la promessa che la causa dei saraceni di Sicilia sarebbe stata onorata fino alla fine, così come Omar stava onorando quella dei credenti dAfrica.
Capitolo 9
Inverno 1159/1160 (554 dallegira) Balermus
Nel giro di pochi anni tutte le città dAfrica appartenute ai siciliani finirono per ribellarsi. A Sfax seguirono Gerba35, Tripoli dOccidente36 e molte altre. Allingresso del 1159, di quellimpero che era stato il simbolo della grandezza di Ruggero, rimaneva solo Mahdia37. Tuttavia né Omar di Sfax, figlio di Forriāni, né gli altri capi locali che si erano scossi di dosso lingombrante giogo dei cristiani, riuscirono a mantenere a lungo il loro potere. Se alcuni di questi infatti furono in grado di resistere al contrattacco dei siciliani, non poterono nulla contro Abd al-Mumin, califfo degli almohadi38. Questi giunse dallAndadus39 e dal Maghrib40 per sottomettere tutto ciò che gli capitasse a tiro, e nella seconda metà del 1159 cinse dassedio la fortezza di Mahdia, presso la quale si rifugiavano i cristiani e quei saraceni che gli erano avversi.
Benché il presidio cristiano fosse sotto ogni aspetto in svantaggio rispetto agli almohadi, esso poteva contare sulle formidabili difese della città e sul valore dei soldati, il fior fiore degli uomini in armi del Regno. Abd al-Mumin, accompagnato da Hasan, lemiro ziride41 di Mahdia cacciato da Ruggero anni prima, circondò allora per mare e per terra la penisola su cui sorge la città. Era una questione di tempo e presto la fame sarebbe sopraggiunta, piegando pure i più abili ed irriducibili soldati siciliani. La richiesta daiuto partì veloce per la corte di Palermo, ma la flotta di Guglielmo fu avvistata solo dopo molti giorni.