La maschera di Medusa presenta due caratteristiche costanti: innanzitutto la frontalità. Contrariamente alle convenzioni figurative che regolano lo spazio pittorico in epoca arcaica, la Gorgone è sempre rappresentata di faccia, frontale rispetto allosservatore. Medusa guarda dritto negli occhi di chi la guarda, coinvolgendolo così in una sorta di contagio mimetico, immergendolo nel proprio sguardo.
Tav.4 Applique, gorgoneion. lastra di bronzo con decorazione repoussé, fine VII secolo a.C., dalla Kabeirion di Tebe.
In secondo luogo la mostruosità. Se prendiamo in esame le maschere gorgoniche di età arcaica noteremo che nel corso del tempo, pur subendo mutazioni, laspetto di Medusa rimane, nella distorsione espressiva, una commistione sistematica di interferenze tra lumano e il bestiale, tale da farla sconfinare nella categoria del diverso, dell altro. La distorsione espressiva prevede una testa allargata e arrotondata, che ricorda un muso leonino; gli occhi sono sbarrati, con uno sguardo fisso e penetrante; i capelli diventano serpenti o sono trattati come una criniera animalesca. Le orecchie ingrandite e deformate si collocano in un cranio che talvolta presenta corna; la bocca, ghignante, si allarga fino a occupare tutta lampiezza del volto, scoprendo zanne ferine o di cinghiale. La lingua fuoriesce, protesa in avanti; il mento è peloso o barbuto e la pelle solcata talvolta da rughe profonde (6). La dimensione antropomorfa e la dimensione teriomorfa sono in Medusa costantemente mescolate e la pongono in bilico tra umano e ferino collocandola in una zona di confine. La sua stessa natura sembra ricacciarla nel mondo dellinerte e dellinanimato, tanto che, sullanfora protoattica del Museo di Eleusi, attribuita al pittore detto di Polifemo, le sorelle Gorgoni offrono allo sguardo una faccia a forma di terracotta primitiva (7).
Tav.5 Una delle sorelle di Medusa, anfora protoattica da Eleusi, Pittore di Polifemo, 670-650 a.C., Eleusi, Museo di Eleusi.
Non è un volto: è un hydria, un paiolo mostruoso e ridicolo al tempo stesso. Siamo nel registro dellarguzia popolare, che ricorre alla burla per esorcizzare il terrore. La testa si presenta così come un vaso derisorio e bonario sui cui fianchi sono dipinti gli attributi della ferocia: gli occhi a mandorla, ingranditi e confinati ai lati del viso, le zanne diligentemente allineate. Si allontana la paura negando ciò che di umano queste creature potrebbero avere. Il volto della Gorgone è orribile, ma anche grottesco: suscita paura, ma poiché si è a sua volta obiettivato, pietrificato in una maschera, è ostentazione di sé: è il ridicolo.
Tav.6 Kotyle con Gorgone, Pittore del Lupo Cattivo, ca. 600-585 a.C., Pontecagnano.
[1] S.R. WILK, Medusa, Solving the Mystery of the Gorgon, Oxford 2000, pp. 35-36.
[2] H. PERNET, Masks, Theoretical Perspectives, in M. ELIADE (cur.), The Encyclopedia of Religion, I-XVI, IX, New York 1987 (trad. it. Maschere rituali. Prospettive Teoretiche, in Enciclopedia delle religioni, II, pp. 342-46, Milano 1994).
[3] PINDARO, Pitica, X 47; XII 12.
[4] J. CLAIR, Méduse. Contribution à une anthropologie des arts du visuel, Paris 1992 (trad. it. Medusa : lorrido e il sublime nellarte, Milano 1992).
[5] Si ricordi che lo specchio dei Greci permetteva di vedere solo la faccia, la testa.
[6] J.P. VERNANT, La mort dans les yeux, Paris 1985 (trad. it. La morte negli occhi, Bologna 1987).
[7] J. CLAIR, Méduse. Contribution à une anthropologie des arts du visuel, Paris 1992 (trad. it. Medusa: lorrido e il sublime nellarte, Milano 1992).
2. Il terrore della morte
Tav. 7 Antefissa con testa di Grogone, VI secolo a.C., da Murlo, Murlo, Antiquarium di Poggio Civitale.
Ora torniamo alle prime rappresentazioni del demone. Come le fonti figurative così quelle letterarie descrivono inizialmente il solo capo della Gorgone: Omero ci presenta Medusa come immagine terrificante (1) o come ornamento dello scudo di Agamennone (2). .
Ulisse si trova nellAde e teme che Persefone possa porlo di fronte alla testa orribile di Medusa. L Odissea ci presenta dunque una Gorgone infernale, costituita da una testa-fantasma, la maschera di cui si serve Persefone per presiedere al mondo sotterraneo.
Nel canto XI Ulisse racconta:
[] E verde orrore mi prese
Che il capo della Gorgone,
Il mostro tremendo, dallAde
Mandasse la lucente Persefone (3).
(Trad. M. Giammarco).
Una Gorgone mostruosa, caratterizzata dalla sola testa fluttuante nel mondo degli Inferi, sotto lautorità di Persefone. Ulisse qui retrocede. Medusa è a casa propria nel paese dei morti, di cui vieta lentrata a ogni essere vivente. Questa Gorgone è presentata come unombra, unombra rappresentabile ma mai presentabile; sotto la maschera ambigua, Medusa conserva il suo segreto. Ella vive tra i morti, descritti da Omero come teste vuote, senza forza, incappucciate di tenebre, che non hanno nulla da ricordare perché abitano uno spazio fuori dal tempo. La sua testa, il cui sguardo tramuta in pietra, segna il limite tra i morti e i vivi, e vieta di superare la soglia a chi appartiene ancora al mondo della luce e del ricordo (4). In questo senso è la guardiana dellAde, il luogo delloblio. Il suo ruolo è simmetrico a quello di Cerbero: lei impedisce al vivo di penetrare nel regno dei morti, Cerbero impedisce al morto di ritornare nel mondo dei vivi (5). Una maschera, quindi, che esprime e conserva lalterità radicale del mondo dei morti, cui nessun essere vivente può avvicinarsi. Per valicarne la soglia bisognerebbe aver affrontato la faccia di terrore ed essersi trasformati in quello che sono i morti: teste, teste vuote prive di forza e di ardore (6). Questo terrore orribile che la maschera della Gorgone ispira, Ulisse laveva già provato allinizio del racconto, e laveva espresso con gli stessi termini: verde orrore mi prese (7). Ciò che allora lo sconvolgeva dorrore non era la maschera di Medusa, ma la mostruosa alterità che si manifesta attraverso di essa. Questo verde orrore che il volto di Medusa provoca nelluomo è dato dalla sua mostruosità, che rimanda direttamente allalterità che esso incarna: guardare i suoi occhi significa affrontare la morte, essere strappati dalla vita per essere proiettati verso il basso, nella confusione e nellorrore del caos e dellinafferrabile. Vernant (8) definisce la morte greca come una morte a due facce: in un senso appare come il colmo dellorrore, il male umano irrimediabile; ma daltra parte pone le basi per una morte eroica che tenta di sconfiggere la morte stessa e che in parte vi riesce nel momento in cui leroe, morendo, rimane vivo in eterno nel ricordo degli uomini. Ma una cosa è certa: orribile o gloriosa, reale o ideale, la morte riguarda sempre esclusivamente coloro che sono in vita. E questa impossibilità di pensare la morte dal punto di vista dei morti che la rende così spaventosa: quando ci siamo noi non cè la morte, e quando cè la morte non ci siamo noi (9). Nella morte il mutamento è così profondo e completo che colui che lo ha compiuto non è più quello che era prima. Essere morto significa essere del tutto diverso. La direzione della morte è la direzione che conduce al completamente altro. Alluomo vivente resta il turbamento di fronte a questo stato di non-essere, che può essere riconosciuto solo nella morte altrui. La mancanza di essere insita nella morte provoca una naturale paura per essa (10). Così, nella sua funzione di memoria collettiva, lepopea non è fatta per i morti; quando parla di loro o della morte, è sempre ai vivi che si rivolge. Della morte in se stessa, dei morti tra i morti, non cè niente da dire. Essi sono al di là di una soglia che nessuno può varcare senza sparire, che nessuna parola può raggiungere senza perdere significato. E in questo lidealità della morte eroica greca dimostra il tentativo di rigettare il più lontano possibile, al di là della soglia invalicabile, lorrore del caos e affermare la continuità sociale di questa individualità umana che, per natura, deve necessariamente corrompersi e sparire (11).