Di, mi chiese un giorno, con la bocca amara se tu ci pensi, non hai ribrezzo di me? Ah, che brutta cosa!
E fece un atto di disgusto su sé medesima; e saccigliò, e si ammutolì.
Un altro giorno, mentre io entravo nella sua stanza, ella si accorse che un odore mi aveva ferito. Gridò, fuori di sé, pallida come la sua camicia:
Vattene, vattene, Tullio. Ti prego! Parti. Ritornerai quando sarò guarita. Se tu rimarrai qui, mi prenderai in odio. Sono odiosa così; sono odiosa Non mi guardare.
E i singhiozzi la soffocarono. Poi, in quello stesso giorno, dopo qualche ora, mentre io tacevo credendo chella fosse per assopirsi, uscì in queste parole oscure, con laccento strano di chi parla in sogno:
Ah, se davvero lavessi fatto! Era un buon suggerimento
Che dici, Giuliana?
Ella non rispose.
A che pensi, Giuliana?
Non rispose se non con un atto della bocca, che voleva essere un sorriso e non poté.
Mi parve di comprendere. E unonda tumultuosa di rammarico, di tenerezza e di pietà mi assalse. E tutto avrei dato perché ella avesse potuto leggermi lanima, in quel momento, perché ella avesse potuto raccogliere intera la mia commozione irrivelabile, inesprimibile e quindi vana. Perdonami, perdonami. Dimmi quello che io debbo fare perché tu mi perdoni, perché tu dimentichi tutte le cattive cose Io tornerò a te, non sarò daltri che di te, per sempre. Te sola veramente io ho amata, nella vita; amo te sola. Sempre la mia anima si volge a te, e ti cerca, e ti rimpiange. Te lo giuro: lontano da te, non ho provato mai nessuna gioia sincera, non ho avuto mai un attimo di pieno oblio; mai, mai: te lo giuro. Tu sola, al mondo, hai la bontà e la dolcezza. Tu sei la più buona e la più
dolce creatura che io abbia mai sognata: sei lUnica. E ho potuto offenderti, ho potuto farti soffrire, ho potuto farti pensare alla morte come a una cosa desiderabile! Ah, tu mi perdonerai, ma io non potrò mai perdonarmi; tu dimenticherai, ma io non dimenticherò. Sempre mi parrà dessere indegno; neppure con la devozione di tutta la mia vita mi parrà di averti compensata. Da ora innanzi, come un tempo, tu sarai la mia amante, la mia amica, la mia sorella; come un tempo, tu sarai la mia custode, la mia consigliera. Io ti dirò tutto, ti svelerò tutto. Sarai la mia anima. E guarirai. Io, io ti guarirò. Tu vedrai di quali tenerezze io sarò capace per medicarti Ah, tu le conosci. Ricòrdati! Ricòrdati! Anche allora tu fosti malata e me solo volesti per medicarti; e io non mi mossi mai dai tuo capezzale, né di giorno, né di notte. E tu dicevi: Sempre Giuliana se ne ricorderà, sempre. E tu avevi le lacrime negli occhi, e io te le bevevo tremando. Santa! Santa! Ricòrdati. E quando ti leverai, quando sarai convalescente, andremo laggiù, torneremo a Villalilla. Tu sarai ancóra un poco debole, ma ti sentirai tanto bene. E io ritroverò la mia gaiezza duna volta, e ti farò sorridere, ti farò ridere. Tu ritroverai quelle tue belle risa che mi rinfrescavano il cuore; tu ritroverai quelle tue arie di fanciulla deliziose, e porterai ancóra la treccia giù per le spalle come mi piaceva. Siamo giovani. Riconquisteremo la felicità, se tu vorrai. Vivremo, vivremo Così, dentro di me, le parlavo; e le parole non uscivano dalle mie labbra. Pur essendo commosso e avendo gli occhi umidi, io sapevo che la commozione era passeggera e che quelle promesse erano fallaci. E anche sapevo che Giuliana non si sarebbe illusa e che mi avrebbe risposto con quel suo tenue sorriso sfiduciato, già altre volte comparsole su le labbra. Quel sorriso significava: Sì, io so che tu sei buono e che vorresti non farmi soffrire; ma tu non sei padrone di te, non puoi resistere alle fatalità che ti trascinano. Perché vuoi tu che io milluda?
Tacqui, in quel giorno; e nei giorni che seguirono, pur ricadendo più volte nella stessa confusa agitazione di ravvedimenti e di propositi e di sogni vaghi, non osai parlare: Per tornare a lei, tu devi abbandonare le cose in cui ti compiaci, la donna che ti corrompe. Ne avrai la forza? Io rispondevo a me stesso: Chi sa! E aspettavo di giorno in giorno questa forza che non veniva; aspettavo di giorno in giorno un evento (non sapevo quale) che provocasse la mia risoluzione, che me la rendesse inevitabile. E mindugiavo a imaginare, a sognare la nostra vita nuova, la lenta rifioritura del nostro amore legittimo, il sapore strano di certe sensazioni rinnovate. Noi andremmo dunque laggiù, a Villalilla, nella casa che conserva le nostre più belle memorie; e saremmo noi due soltanto, perché lasceremmo Maria e Natalia con mia madre alla Badiola. E la stagione sarebbe mite; e la convalescente si appoggerebbe sempre al mio braccio, pei sentieri conosciuti, dove ogni nostro passo risveglierebbe una memoria. Ed io vedrei di tratto in tratto sul suo pallore diffondersi qualche lieve fiamma subitanea; ed ambedue saremmo, luno verso laltra, un poco timidi; sembreremmo qualche volta pensierosi; eviteremmo qualche volta di guardarci negli occhi. Perché? E un giorno, sentendo più forte la suggestione dei luoghi, io ardirei parlarle delle nostre più folli ebrezze di quei primi tempi. Ti ricordi? Ti ricordi? Ti ricordi? E a poco a poco ambedue sentiremmo in noi il turbamento crescere, divenire insostenibile; e ambedue, nel tempo medesimo, perdutamente, ci stringeremmo, ci baceremmo in bocca, crederemmo venir meno. Ella, ella sì verrebbe meno; e io la sosterrei nelle mie braccia chiamandola con nomi suggeriti da una tenerezza suprema. Ella riaprirebbe gli occhi, leverebbe tutto il velo del suo sguardo, fisserebbe un istante su me la sua stessa anima; mi parrebbe trasfigurata. E così saremmo ripresi dallantico ardore, rientreremmo nella grande illusione. Ambedue saremmo tenuti da un pensiero unico, assiduo; saremmo agitati da unansietà inconfessabile. Io le chiederei tremando: Sei guarita? Ed ella dal suono della mia voce comprenderebbe la domanda celata in quella domanda. E risponderebbe, senza potermi nascondere il brivido: Non ancóra! E la sera, dividendoci, rientrando nelle nostre stanze separate, ci sentiremmo morire dangoscia. Ma una mattina, con uno sguardo impreveduto, i suoi occhi mi direbbero: Oggi, oggi Ed ella, paventando quel divino e terribile momento, con qualche pretesto puerile mi sfuggirebbe, protrarrebbe la nostra tortura. Direbbe ella: Usciamo; usciamo Usciremmo: in un pomeriggio velato, tutto bianco, un poco snervante, un poco soffocante. Cammineremmo a fatica. Comincerebbero