дАннунцио Габриэле - LInnocente / Невинный. Книга для чтения на итальянском языке стр 16.

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Dunque, non è vero

Che?

Quello che mi hanno riferito.

Che ti hanno riferito?

Nulla, nulla Credevo che Tullio ti avesse dato qualche dispiacere. Parlavano nel vano di una finestra, dietro le cortine ondeggianti, mentre di fuori stormivano gli olmi. Io mi feci innanzi, prima che saccorgessero di me; sollevai una cortina, mostrandomi.

Ah, Tullio! esclamò mia madre.

E si scambiarono uno sguardo, un po confuse.

Parlavamo di te soggiunse mia madre.

Di me! Male? chiesi con unaria gaia.

No, bene disse Giuliana, sùbito; e io colsi nella sua voce lintenzione, chella certo ebbe, di rassicurarmi.

Il sole daprile batteva sul davanzale, riluceva nei capelli grigi di mia madre, svegliava qualche tenue bagliore su le tempie di Giuliana. Le cortine candidissime ondeggiavano, si riflettevano nei vetri luminose. I grandi olmi dello spiazzo, coperti di piccole foglie nuove, producevano un susurro, ora leggero ora forte, alla cui misura le ombre or meno or più si agitavano. Dal muro stesso della casa, ammantato di violacciocche innumerevoli, saliva un profumo pasquale, quasi un vapore invisibile di mirra.

Comè acuto questodore! mormorò Giuliana, passandosi le dita su i sopraccigli e socchiudendo le palpebre. Stordisce.

Io stavo tra lei e mia madre, un poco indietro. Una voglia mi venne, di chinarmi sul davanzale cingendo luna e laltra con le mie braccia. Avrei voluto mettere in quella semplice familiarità tutta la tenerezza che mi gonfiava il cuore e far intendere a Giuliana una moltitudine di cose inesprimibili e riconquistarla intera con quellunico atto. Ma ancóra mi tratteneva un senso di temenza quasi puerile.

Guarda, Giuliana, disse mia madre, indicando un punto del colle la tua Villalilla. La scorgi?

Sì, sì.

Ella, schermendosi dal sole con la mano aperta, aguzzava la vista; e io, che la osservavo, notai un piccolo tremito nel suo labbro inferiore.

Distingui il cipresso? le chiesi, volendo aumentare con la domanda suggestiva il suo turbamento.

E io rivedevo nella mia imaginazione il vecchio cipresso venerabile che aveva al suo piede un cespo di rose e un coro di passeri alla sua cima.

Sì, sì, lo distinguo appena.

Villalilla biancheggiava a mezzo dellaltura, molto lontana, in un pianoro. La catena dei colli si svolgeva dinnanzi a noi con un lineamento nobile e pacato, per ove gli oliveti avevano unapparenza di straordinaria leggerezza somigliando a un vapore verdegrigio cumulato in forme costanti. Gli alberi in fiore, bianchi e rosei trionfi, interrompevano luguaglianza. Il cielo pareva di continuo impallidire, come se nella sua liquidità un latte di continuo si diffondesse e si dileguasse.

Andremo a Villalilla dopo Pasqua. Sarà tutta fiorita io dissi, tentando di rimettere in quellanima il sogno che le avevo strappato brutalmente.

E osai accostarmi, cingere con le mie braccia Giuliana e mia madre, chinarmi sul davanzale tenendo la mia testa tra luna e laltra testa; in modo che i capelli delluna e dellaltra mi sfioravano. La primavera, quella bontà dellaria, quella nobiltà dei luoghi, quella placida trasfigurazione di tutte le creature per una virtù materna, e quel cielo divino pel suo pallore, più divino come più si faceva pallido, mi davano un senso di vita così nuovo che io pensai tremando dentro di me: Ma è possibile? Ma è possibile? Ma dunque, dopo tutto quel che è accaduto, dopo tutto quel che ho sofferto, dopo tante colpe, dopo tante vergogne, io posso ancóra trovare nella vita questo sapore! Io posso ancóra sperare, posso ancóra avere il presentimento di una felicità! Chi dunque mi ha benedetto?. Pareva che tutto il mio essere si alleggerisse, espandendosi, dilatandosi oltre i suoi confini, con una vibrazione sottile, rapida e incessante. Nulla può dare unidea di ciò che diveniva in me la sensazione minima prodotta da un capello che mi sfiorava la guancia.

Rimanemmo alcuni minuti in quellattitudine,

un segno favorevole, un pronostico benigno.

Il gaudio mio più intenso era nel sapermi lontano dalle cose passate, lontano da certi luoghi, da certe persone, inaccessibile. Assaporavo talvolta la pace della campagna primaverile raffigurandomi lo spazio che mi divideva dal mondo oscuro dove io avevo tanto sofferto e di dolori tanto cattivi. Una paura indefinita mi stringeva ancóra, talvolta, e mi faceva cercare con sollecitudine intorno a me le prove della sicurtà presente, mi spingeva a mettere il braccio sotto il braccio di mio fratello, a leggere negli occhi di lui laffetto indubitabile e tutelare.

Io confidavo in Federico, ciecamente. Avrei voluto essere da lui non soltanto amato ma dominato; avrei voluto cedere la primogenitura a lui più degno e star sommesso al suo consiglio, riguardarlo come la mia guida, obedirgli. Al suo fianco non avrei più corso il pericolo di smarrirmi, poiché egli conosceva la via diritta e camminava per quella con un passo infallibile; ed egli anche aveva il braccio possente e mi avrebbe difeso. Era luomo esemplare: buono, forte, sagace. Nulla per me uguagliava in nobiltà lo spettacolo di quella giovinezza devota alla religione del conscientemente bene operare, dedicata allamore della Terra. Parevano i suoi occhi aver assunto un limpido color vegetale dalla contemplazione assidua delle cose verdi.

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