дАннунцио Габриэле - LInnocente / Невинный. Книга для чтения на итальянском языке стр 14.

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Non aveva questo straordinario artista, che i suoi libri mostravano quasi direi sublimato in essenza spirituale pura, non aveva egli esercitato il suo fascino anche su me? Non avevo io chiamato quel suo Giorgio Aliora un libro fraterno? Non avevo io ritrovato in qualcuna delle sue creature letterarie certe strane rassomiglianze col mio essere intimo? E se appunto questa nostra affinità strana gli agevolasse lopera di seduzione forse intrapresa? Se Giuliana gli si abbandonasse, avendogli appunto riconosciuta qualcuna di quelle attrazioni medesime per cui io mi feci un tempo da lei adorare? pensai, con un nuovo sgomento.

Ella rientrò nella stanza. Vedendo quel libro tra le mie mani, disse con

un sorriso confuso, con un po di rossore:

Che guardi?

Conosci Filippo Arborio? io le domandai sùbito, ma senza alcuna alterazione di voce, con il tono più calmo e più ingenuo chio seppi.

Si ella rispose, franca. Mi fu presentato in casa Monterisi. È venuto anche qualche volta qui, ma non ha avuto occasione dincontrarti.

Una domanda mi salì alle labbra. E perché tu non me ne hai parlato? Ma la trattenni. Come avrebbe ella potuto parlarmene, se da molto tempo io col mio contegno aveva interrotto tra noi ogni scambio di notizie e di confidenze amichevoli?

È assai più semplice dei suoi libri ella soggiunse, disinvolta, mettendosi i guanti con lentezza. Hai letto Il Segreto?

Sì, lho già letto.

Tè piaciuto?

Senza riflettere, per un bisogno istintivo di rilevare davanti a Giuliana la mia superiorità, io risposi:

No. È mediocre.

Ed ella disse alfine:

Io vado.

E si mosse per uscire. Io la seguii fino allanticamera, camminando nel solco del profumo chella lasciava die56 Linnocente tro di sé fievolissimo, appena appena sensibile. Davanti al domestico, ella disse soltanto:

A rivederci.

E con un passo leggero varcò la soglia.

Io tornai alle mie stanze. Apersi la finestra, mi affacciai per veder lei nella strada.

Ella andava, col suo passo leggero, sul marciapiede dalla parte del sole: diritta, senza mai volgere il capo da nessuna banda. Lestate di San Martino diffondeva una doratura tenuissima sul cristallo del cielo; e un tepore quieto addolciva laria, evocava il profumo assente delle violette. Una tristezza enorme mi piombò sopra, mi tenne abbattuto contro il davanzale; a poco a poco divenne intollerabile. Rare volte nella vita avevo sofferto come per quel dubbio che faceva crollare dun tratto la mia fede in Giuliana, una fede durata per tanti anni; rare volte la mia anima aveva gridato così forte dietro unillusione fuggente. Ma dunque era proprio, senza riparo, fuggita? Io non potevo, non volevo persuadermene. Tutta la mia vita derrore era stata accompagnata dalla grande illusione, che rispondeva non pure alle esigenze del mio egoismo, ma a un mio sogno estetico di grandezza morale. La grandezza morale risultando dalla violenza dei dolori superati, perché ella avesse occasione dessere eroica era necessario chella soffrisse quel chio le ho fatto soffrire. Questo assioma con cui molte volte ero riuscito a placare i miei rimorsi, sera profondamente radicato nel mio spirito, generandovi un fantasma ideale dalla parte migliore di me assunto in una specie di culto platonico. Io dissoluto obliquo e fiacco mi compiacevo di riconoscere nel cerchio della mia esistenza unanima severa diritta e forte, unanima incorruttibile; e mi compiacevo desserne loggetto amato, per sempre amato. Tutto il mio vizio, tutta la mia miseria e tutta la mia debolezza si appoggiavano a questa illusione. Io credevo che per me potesse tradursi in realtà il sogno di tutti gli uomini intellettuali: essere costantemente infedele a una donna costantemente fedele.

Che cerchi? Tutte le ebrezze della vita? Esci, va, inèbriati. Nella tua casa, come unimagine velata in un santuario, la creatura taciturna e memore aspetta. La lampada, dove tu non versi mai una stilla dolio, rimane sempre accesa. Non è questo il sogno di tutti gli uomini intellettuali?

Anche: In qualunque ora, dopo qualunque fortuna, ritornando, tu la ritroverai. Ella era sicura del tuo ritorno ma non ti racconterà la sua attesa. Tu poserai il capo su le sue ginocchia; ed ella ti passerà lungo le tempie lestremità delle sue dita, per magnetizzare il tuo dolore.

Ben un tal ritorno era nel mio presentimento: il ritorno finale, dopo una di quelle catastrofi interne che trasformano un uomo. E tutte le mie disperazioni venivano temperate da unintima confidenza nellindefettibile rifugio; e in fondo a tutte le mie abiezioni scendeva un qualche lume dalla donna che per amore di me e per opera mia aveva raggiunto il sommo dellaltezza corrispondendo perfettamente a una forma delle mie idealità.

Bastava un dubbio a distruggere ogni cosa in un attimo?

Io riandai tutta la scena passata tra me e Giuliana, dal momento del mio ingresso nella stanza al momento della sua uscita.

Pur attribuendo gran parte dei miei moti intimi a uno speciale stato nervoso transitorio, non potei dissipare la strana impressione esattamente espressa dalle parole: Ella mi pareva unaltra donna. Certo, una qualche novità era in lei. Ma quale? La dedica di Filippo Arborio non aveva piuttosto un significato rassicurante? Non riaffermava appunto limpenetrabilità della TVRRIS EBVRNEA? Lappellativo

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