дАннунцио Габриэле - LInnocente / Невинный. Книга для чтения на итальянском языке стр 13.

Шрифт
Фон

Qual è, ora, il tuo profumo? le domandai.

Ella rispose:

Crab-apple.

Io soggiunsi:

Mi piace.

Ella prese di sul tavolo una fiala e me la porse. E io la fiutai a lungo per fare qualche cosa, per avere il tempo di preparare unaltra qualunque frase. Non riuscivo a dissipare la mia confusione, a riconquistare la mia franchezza. Sentivo che ogni intimità fra noi due era caduta. Ella mi pareva unaltra donna. E intanto laria di Orfeo mi ondeggiava ancóra su lanima, minquietava ancóra.

Che farò senza Euridice?

Comè bella laria che tu cantavi dianzi! io dissi, obbedendo allimpulso che mi veniva dalla strana inquietudine.

Tanto bella! ella esclamò.

E una domanda mi saliva alle labbra: Ma perché cantavi?. La trattenni; e ricercai dentro di me la ragione di quella curiosità che mi pungeva.

Successe un intervallo di silenzio. Ella scorreva con lunghia del pollice su i denti del pettine, producendo un leggero stridore. (Quello stridore è una particolarità chiarissima nel mio ricordo).

Tu ti vestivi per uscire. Séguita dunque io dissi.

Non ho da mettermi che la giacca e il cappello. Che ora è?

Manca un quarto alle undici.

Ah, già così tardi?

Ella prese il cappello e il velo; e si mise a sedere davanti allo specchio. Io la guardavo. Unaltra domanda mi salì alle labbra: Dove vai?. Ma trattenni anche questa, benché potesse sembrare naturale. E seguitai a guardarla attento.

Ella mi riapparve quale era in realtà: una giovine signora elegantissima, una dolce e nobile figura, piena di finezze fisiche, e illuminata da intense espressioni spirituali; una signora adorabile, insomma, che avrebbe potuto

essere unamante deliziosa per la carne e per lo spirito. Sella fosse veramente lamante di qualcuno? allora pensai. Certo è impossibile chella non sia stata molte volte insidiata e da molti. Troppo è noto labbandono in cui la lascio; troppo son noti i miei torti. Sella avesse ceduto a qualcuno? O se anche stesse per cedere? Sella giudicasse alfine inutile e ingiusto il sacrificio della sua giovinezza? Sella fosse alfine stanca della lunga abnegazione? Sella conoscesse un uomo a me superiore, un seduttore delicato e profondo che le insegnasse la curiosità del nuovo e le facesse dimenticare linfedele? Se io avessi già perduto interamente il suo cuore, troppe volte calpestato senza pietà e senza rimorso? Uno sgomento subitaneo minvase; e la stretta dellangoscia fu così forte che io pensai: Ecco, ora le confesso il mio dubbio. La guarderò in fondo, alle pupille dicendole Sei ancóra pura? E saprò la verità. Ella non e capace di mentire. Non e capace di mentire. Ah, ah, ah! Una donna! Che ne sai tu? Una donna è capace di tutto. Ricordatene. Qualche volta un gran manto eroico è servito a nascondere una mezza dozzina di amanti. Sacrificio! Abnegazione! Apparenze, parole. Chi potrà mai conoscere il vero? Giura, se puoi, su la fedeltà di tua moglie: non dico su quella doggi ma soltanto su quella anteriore allepisodio della malattia. Giura in perfetta fede, se puoi. E la voce maligna (ah, Teresa Raffo, come operava il vostro veleno!), la voce perfida mi agghiacciò.

Abbi pazienza, Tullio, mi disse, quasi timidamente, Giuliana. Mettimi questo spillo qui, nel velo.

Ella teneva le braccia alzate e arcuate verso la sommità della testa, per fermare il velo; e le sue dita bianche cercavano invano dappuntarlo. La sua attitudine era piena di grazia. Le sue dita bianche mi fecero pensare: Quanto tempo è che noi non ci stringiamo la mano! Oh le forti e calde strette di mano che ella mi dava un tempo, come per assicurarmi che non mi serbava rancore di nessuna offesa! Ora forse la sua mano è impura? E, mentre le appuntavo il velo, provai una repulsione istantanea al pensiero della possibile impurità.

Ella si levò, e io laiutai anche a indossare la giacca. Due o tre volte i nostri occhi sincontrarono fugacemente; ma ancóra una volta io lessi nei suoi una specie di curiosità inquieta. Ella forse domandava a sé stessa. Perché è entrato qui? Perché si trattiene? Che significa quella sua aria smarrita? Che vuole da me? Che gli accade?

Permetti un momento disse, e uscì dalla stanza.

Ludii che chiamava Miss Edith, la governante. Come fui solo, involontariamente i miei occhi andarono alla piccola scrivania ingombra di lettere, di biglietti, di libri. Mavvicinai; e i miei occhi vagarono per un poco su le carte, come tentati di scoprire che cosa? forse la prova?. Ma scossi da me la tentazione bassa e sciocca. Guardai un libro che aveva una coperta di stoffa antica e tra le pagine una daghetta. Era il libro in lettura, sfogliato a metà. Era il romanzo recentissimo di Filippo Arborio, Il Segreto. Lessi sul frontespizio una dedica, di pugno dellautore: A voi, Giuliana Hermil, TVRRIS EBVRNEA, indegnamente offro. F. Arborio. Ognissanti 85.

Giuliana dunque conosceva il romanziere? Quale attitudine aveva lo spirito di Giuliana verso colui? Ed evocai la figura fine e seducente dello scrittore, quale io laveva veduta in luoghi publici qualche volta. Certo, egli poteva piacere a Giuliana. Secondo alcune voci che erano corse, egli piaceva alle donne. I suoi romanzi, pieni duna psicologia complicata, talora acutissima, spesso falsa, turbavano le anime sentimentali, accendevano le fantasie inquiete, insegnavano con suprema eleganza il disdegno della vita comune. Unagonia, La Cattolicissima, Angelica Doni, Giorgio Aliora, Il Segreto davano della vita una visione intensa come duna vasta combustione dalle figure di bragia innumerevoli. Ciascuno dei suoi personaggi combatteva per la sua Chimera, in un duello disperato con la realtà.

Ваша оценка очень важна

0
Шрифт
Фон

Помогите Вашим друзьям узнать о библиотеке