Maffioli Alessandra - Il Castello Della Bestia стр 10.

Шрифт
Фон

Veronica dovette sorridere di nuovo. Lavorare in un ambiente professionale negli ultimi due anni le aveva fatto dimenticare quanto potessero essere divertenti i bambini dell’età di Jean-Philippe.

«Prometto che avremo tempo per leggerne una» lo rassicurò, e lui si lavò i denti con vigore, mentre lei osservava con occhio critico per essere sicura che arrivasse bene dappertutto.

«Allora, che tipo di storia vuoi?» gli chiese Veronica quando ebbe finito. «Penso di poter inventarne praticamente di qualsiasi genere, anche se ti avverto: la mia pronuncia dei nomi dei dinosauri non è perfetta, quindi potresti dovermi correggere.»

Gli occhi di Jean-Philippe si spalancarono e sembrò impressionato. «Racconti storie inventate da te? Tata Marie mi faceva scegliere i libri.»

«Puoi scegliere due libri, se vuoi.»

Lui scosse la testa con enfasi. «Oh no, voglio una storia inventata. Solo per me!» I suoi occhi blu scintillavano e praticamente ballava sulle punte dei piedi per l’eccitazione.

Veronica non aveva intenzione di fare qualcosa di così diverso o di farlo eccitare a tal punto proprio prima di andare a letto, ma fece un’alzata di spalle mentale. Averla lì era comunque fuori dall’ordinario, e lui era inevitabilmente un po’ più eccitato, quella sera.

«Va bene, allora vai sotto le coperte e dimmi quali storie ti piacciono di più. Astronauti, dinosauri, creature marine, favole...»

Mentre si sistemava nel letto gigante, Jean-Philippe la interruppe. «Favole! Sì, io amo le favole.»

Veronica si sedette sulla comoda poltrona. «Perfetto. Piacciono anche a me.» Le sfuggì una risatina, mentre il suo protetto la guardava in attesa. Sembrava decisamente un nanetto, un bambino così piccolo in un letto enorme.

«C’era una volta...» iniziò.

«Che cosa significa?» La interruppe Jean-Philippe. Il suo inglese era così buono che era facile dimenticare che lo stava ancora imparando.

«Oh, è così che iniziano la maggior parte delle fiabe. Significa Il était une fois…»

Lui annuì sagacemente. «Ah, allora va bene.»

Nascondendo un sorriso per il tono magnanimo del bimbo – avrebbe dovuto tenere in considerazione la sua opinione – cominciò di nuovo.

«C’era una volta una bestia che viveva da sola in un castello.»

«Questa la conosco già!» si lamentò Jean-Philippe, ma Veronica scosse il dito e poi si toccò delicatamente l’orecchio.

«Ascolta. Magari conosci una storia su una bestia, ma questa è diversa.»

Sembrò che lui volesse discutere, ma rimase in silenzio.

«La bestia aveva un aspetto spaventoso e sembrava feroce. I suoi ringhi erano così forti che echeggiavano sulle montagne e sulle colline. Tutti gli abitanti del villaggio avevano paura di lui.»

Gli occhi di Jean-Philippe si spalancarono. «Aveva i denti grandi?»

Lei annuì enfaticamente. «I più grandi! Come coltelli da bistecca, lunghi e perfidamente affilati. A volte ferivano persino le labbra della bestia, il che lo faceva sembrare ancora più terribile. Vedi, quello che gli abitanti del villaggio non sapevano era che la bestia non era pericolosa, ma era solo triste. Nessuno degli abitanti del villaggio lo sapeva, tranne un bambino, che si chiamava Ludo. Un pomeriggio, mentre stava raccogliendo delle bacche, Ludo cadde e si fece male a una caviglia. Si era allontanato da casa più di quanto avrebbe dovuto.» Quando Veronica si fermò, Jean-Philippe sembrava ascoltare avidamente. «Il suo piede era rimasto bloccato sotto la radice di un albero in un canalone...»

«Cos’è un canalone?» chiese Jean-Philippe.

«È un’altra parola per dire un fossato, come una piccola valle.»

Lui annuì e Veronica continuò, ma notò che gli occhi del bimbo cominciavano a sembrare stanchi e le sue palpebre avevano iniziato ad abbassarsi, anche se stava chiaramente combattendo contro il sonno.

«Ebbene, la famiglia e gli amici di Ludo uscirono a cercarlo, lo chiamarono e guardarono in ogni caverna e buco che poterono trovare, ma non si spinsero più lontano, nel bosco, vicino al castello della bestia e così, quando iniziò a fare buio, lui era ancora bloccato nel canalone. Aveva freddo e fame, e la caviglia gli faceva davvero male, quindi iniziò a piangere. E fu così che la bestia lo udì e lo trovò.»

Quando smise di parlare, gli occhi di Jean-Philippe, che si erano appena chiusi, si spalancarono immediatamente.

«Non fermarti! Voglio sapere cos’è successo a Ludo!» protestò.

«Sono felice che ti piaccia, mon petit, ma adesso si sta facendo tardi. Che ne dici se ti racconto il resto domani?»

«Promettez?» chiese, usando la parola francese per chiederle se lo prometteva, mentre parlava assonnato.

«Lo prometto» acconsentì lei, e si sedette accanto a lui ancora per un momento, finché non fu sicura che stesse dormendo, con le guance rosee e il petto che si muoveva uniformemente su e giù sotto il copriletto nero. Con sua sorpresa, Veronica si sentiva in pace, più di quanto non lo fosse stata da molto tempo.

Ваша оценка очень важна

0
Шрифт
Фон

Помогите Вашим друзьям узнать о библиотеке

Скачать книгу

Если нет возможности читать онлайн, скачайте книгу файлом для электронной книжки и читайте офлайн.

fb2.zip txt txt.zip rtf.zip a4.pdf a6.pdf mobi.prc epub ios.epub fb3