Si alzò dal divano e si infilò un paio di boxer di Silas. Udì un suono raschiante nel corridoio e si sentì un po' in colpa. Probabilmente stava pulendo il casino che aveva combinato.
I pantaloni della tuta erano morbidi e consunti. Si adattarono perfettamente ai fianchi di Aaron, che poté solo immaginare come pendessero da quelli più magri di Silas. Era snello e di poco più basso di Aaron. La maglietta era un po' aderente, ma anche morbida. Aaron osservò il cappotto appeso all'attaccapanni nell'ingresso. Sentì uno strano bisogno di avvolgerselo intorno al corpo.
Fallo e basta. Ti ha messo della crema sul culo come se fossi un bambino. Se questo non ha attraversato la linea del 'e che cazzo', dubito che lo farà indossare il suo cappotto.
Aaron si sentiva un po' intontito mentre si avvicinava all'appendiabiti, ma non ci fece caso.
Forse era lo Xanax a parlare. Qualunque cosa fosse, gli piaceva. Si infilò il cappotto e se lo avvolse stretto intorno al petto, stringendolo così tanto da rischiare di non respirare. Come i pantaloni, anche il cappotto si adattava meglio alla figura di Aaron che a quella di Silas. Dovevano piacergli gli abiti comodi.
Ovviamente Silas scelse proprio quel momento per tornare.
“Ho del manzo con le verdure oppure dei noodle di… oh,” disse Silas, inclinando la testa di lato.
Aaron stava per spiegargli la situazione, ma Silas lo anticipò.
“O dei noodle di pollo,” concluse. “Lo ammetto, non ho mai imparato a fare molto altro oltre a uova e toast, e il più delle volte bruciacchio anche quelli. Spero che la zuppa in scatola vada bene.”
“Non sono schizzinoso,” rispose Aaron, ancora avvolto completamente dal cappotto.
“Vuoi mangiare sul divano oppure in cucina?” chiese Silas. “Se posso darti un consiglio, ti suggerisco il divano, è più morbido.”
“Uh, sì… va bene il divano,” disse Aaron. “Ecco… avrei dovuto chiederti il permesso.” Fece un mezzo gesto verso il cappotto. “Io… non ho… non so perché l'ho fatto.”
“Non hai bisogno di dire niente. Per quanto mi riguarda, questo è il tuo spazio sicuro e puoi fare quello che vuoi. Ciò che è mio è anche tuo.” Le sue guance si colorarono all'improvviso di un rosa acceso. “Sono felice di possedere qualcosa che ti dia un po' di conforto.”
Aaron sentì l'impulso irrefrenabile di correre verso di lui e seppellire il viso nel suo collo, di abbracciarlo e farsi abbracciare. Invece, strinse più forte il cappotto. “Oggi mi hai salvato,” disse con calma. “Spero tu te ne renda conto.”
Le sopracciglia di Silas si aggrottarono e le sue mani iniziarono a tremare. “Vorrei tanto abbracciarti, adesso, ma non voglio metterti a disagio o spaventarti in qualche modo.”
“Oh,” esclamò Aaron. “Puoi… sì, dovresti farlo. La cosa dell'abbraccio, intendo.”
Silas ridusse la distanza tra loro in due rapidi passi e lo prese tra le braccia. Aaron gli nascose il viso nell'incavo del collo. Silas gli appoggiò il palmo aperto sulla schiena, facendo scorrere la mano in un rilassante movimento circolare.
E, dannazione, Aaron si ritrovò a piangere di nuovo. Silas prese un respiro tremante e Aaron capì di non essere l'unico rimasto turbato dagli eventi della giornata. Si avvicinò ancora di più al suo corpo e Silas rispose stringendolo con più forza. In quel momento, Aaron si rese conto che anche Silas doveva avere una storia alle spalle. A un certo punto, qualcosa nella sua vita doveva essere andato storto e adesso lo faceva sentire a pezzi. Era successo senza dubbio qualcosa che gli stava permettendo di capire bene quello che Aaron stava provando. Qualcuno doveva averlo ferito molto profondamente.
Aaron chiuse gli occhi e deglutì. Silas era una brava persona. Aaron avrebbe ucciso qualsiasi figlio di puttana lo avesse fatto sentire come si sentiva in quel momento. Ma non Silas. Senza pensare, premette le labbra contro la pelle esposta della sua spalla.
Silas fece un altro respiro tremante ed emise un piccolo gemito. “Sei al sicuro con me, Aaron, te lo prometto.”
“Anche tu sei al sicuro con me, Silas,” gli assicurò. Fece scorrere una mano sul suo collo fino ad affondare le dita nei suoi capelli morbidi. “E sfido quegli stronzi a cercare di darci la caccia.”
Capitolo Cinque
Segreti
Silas preparò il brodo di pollo e lo mangiarono insieme sul divano. Mentre mangiavano, accese la televisione su qualcosa di neutrale.
Aaron guardò Silas con la coda dell'occhio e la sua immaginazione prese il sopravvento, dipingendo l'immagine di una giornata piovosa. Quel giorno l'ex dottore non stava molto bene, così Aaron aveva pensato di cucinare per lui, preparandogli la minestra di pollo e gnocchi di sua madre… senza l'ingrediente segreto. Era morta prima di potergli dire quale fosse. Aaron aveva ricomposto la ricetta attraverso la memoria e anni di tentativi ed errori.
Dopo anni di brodo troppo salato, gnocchi gommosi e verdure mollicce, Aaron si sentiva abbastanza sicuro di aver imparato dai propri errori e di aver raggiunto la giusta consistenza degli ingredienti. Danny diceva sempre che andava bene. Ma era un bambino quando la loro mamma era morta. Non aveva la vera ricetta con cui confrontare quella di Aaron.
Robert di solito non lo mangiava. Nelle rare occasioni in cui lo faceva, dava ad Aaron qualche consiglio. 'Tua madre faceva prima rosolare le verdure,' oppure 'June si lamentava sempre che l'impasto fosse troppo appiccicoso.' Aaron aveva ricostruito le ricette di sua madre attraverso i propri ricordi spezzati e qualsiasi cosa suo padre fosse stato disposto a condividere. Aveva raccontato a Danny molte storie su di lei, per mantenere vivo il ricordo nella loro casa il più a lungo possibile. La mamma aveva amato Danny, e Danny sicuramente l'avrebbe amata a sua volta.
Aaron sbatté e palpebre. Il pensiero di piangere di nuovo lo faceva stare male. Il pensiero di vomitare di nuovo lo faceva stare addirittura peggio.
Lanciò un'occhiata dall'altra parte del divano e la sua immaginazione continuò a lavorare. Silas avrebbe adorato la sua zuppa. Era certo che gli sarebbe piaciuto tutto quello che avesse cucinato per lui. Avrebbe insistito sul fatto che non aveva bisogno che Aaron si prendesse cura di lui. Aaron avrebbe insistito per continuare ad accudirlo. Silas, allora, gli avrebbe ricordato chi era il dottore.
Aaron sorrise al pensiero di un Silas scontroso, con i capelli arruffati dal sonno dal quale si era appena svegliato e le guance arrossate mentre litigavano… ma che alla fine si arrendeva. Aaron lo avrebbe aiutato a dormire – probabilmente avrebbe preso tutto quello che Silas gli avrebbe dato – e…
Aaron lasciò cadere il cucchiaio nella ciotola.
Merda.
La sua pelle formicolava e una sgradevole sensazione di freddo gli attraversò tutto il corpo, infilandosi nel suo stomaco e aggrovigliandolo. Lanciò un'occhiata a Silas. Sì, era attraente. Sì, era gentile. Sì, ad Aaron era piaciuto baciargli la pelle, poco prima. Sì, Silas era l'unica nota positiva di quella giornata. Silas era l'unica cosa buona da un bel po' di tempo.
“Tutto bene?”
A quanto pareva, il brivido interno di Aaron non era stato poi così interno. “Sì,” borbottò. “Sono solo stanco.” Aveva bisogno di tornare a casa. Non poteva essere di nuovo gay. Robert avrebbe raccontato a Daniel tutte le cose brutte che suo fratello maggiore aveva fatto e avrebbe distrutto l'immagine che aveva di lui.
Silas prese il piatto dalle sue mani. “Stai tremando.” Toccò con due dita l'interno del polso di Aaron. “E la tua frequenza cardiaca è più alta del normale.” Prese la sua mano tra le proprie. “Sono qui, se vuoi parlarne.”
“Ti ho già detto tutto,” rispose Aaron, sperando che Silas si riferisse solo a quello che era successo quel giorno.