“Sarebbe uno spreco di risorse. Qui non c’è niente. A un certo punto dobbiamo rassegnarci al fatto che il nostro Re e la nostra Regina non torneranno più” rispose Blane.
“Ascolta, cazzone. Angus era l’ultimo della sua stirpe. È l’unico in grado di battere Akilam, grazie ai suoi poteri. Ed è l’unico in grado di evocare Civappu. Io spero vivamente che un giorno sarà circondato da piccoli Lorne. Non smettiamo di sperare; altrimenti possiamo anche rinunciare adesso a tutte le nostre terre” rispose Lorne.
“Non cederemo mai le nostre terre a quella disgrazia. Adesso andiamo” esordì Caleb prima di mutare in drago color ardesia; la mutazione produsse un flash di luce. Kyran non aveva dubbi che quei soggetti fossero imparentati con l’Angus che conosceva, e lo turbava l’apprendere che questi fosse un Re. Kyran avanzò di un passo dal proprio nascondiglio con rinnovata energia, e nel frattempo gli altri due individui mutarono a loro volta. I tre spiccarono poi il volo velocemente.
Per prima cosa avrebbe trovato Mackendra, poi si sarebbe messo alla ricerca dei draghi. Se questi ultimi erano veramente collegati ad Angus significava che erano amici, non nemici. Kyran aveva un piano. Sollevò il capo, come attirato dall’inconfondibile profumo di arancia e vaniglia. L’aroma gli faceva venire voglia di mangiare quelle dannate barrette di gelato. Individuò la direzione da seguire e si mise sulle tracce di quel peperino di ragazza.
Non si era allontanato molto quando individuò dove era inciampata, grazie all’orma lasciata dal suo corpo nel terreno morbido. Procedette a ritmo lento, e presto percepì la paura di lei nell’aria. Raccolse dei ramoscelli da terra e si accorse dell’impronta che poteva essere stata lasciata solamente da lei, quindi capì da che parte si era diretta.
Kyran si ammonì per l’ossessione che provava per lei. Dal loro incontro fortuito era talmente preso dalla ragazza da seguirla ovunque. Era triste da ammettere, ma conosceva ogni dettaglio della routine serale di Mackendra. Di lunedì tornava direttamente a casa appena terminato di lavorare all’officina, gli altri giorni invece indossava la tenuta da combattimento all’officina e poi o si allenava o andava a caccia di Skirm.
La prima volta in cui l’aveva vista cacciare ne era rimasto affascinato e terrorizzato. Era bellissima da osservare in azione, nonostante Kyran non ritenesse opportuno che un’umana si cimentasse in attività talmente pericolose. Con il trascorrere dei giorni si disse che la sorvegliava per proteggerla. I sogni incessanti erano invece qualcosa di completamente diverso. Mackendra era l’antitesi del tipo di ragazza che piaceva a Kyran, ma non sembrava avere importanza.
Non era un uomo romantico e non aveva la pazienza di fare sesso in modo normale. Preferiva di gran lunga metterci un po’ di violenza. Aveva accettato tempo prima la propria depravazione, ed era tutto ciò che conosceva da primi anni di vita. Le attività sessuali che intratteneva si limitavano infatti a incontri con femmine sottomesse dei bordelli. Diverse volte aveva immaginato Mackendra al posto delle proprie partner, il che gli era piaciuto fin troppo; sapeva però che una ragazza come lei non avrebbe mai accettato le proprie tendenze. Ciò non fece mai decrescere l’interesse di Kyran nei confronti di lei.
Venne distolto dai propri pensieri quando si accorse che il cielo si era fatto leggermente più chiaro. La giungla circostante era composta da folta vegetazione, ma le chiome degli alberi non sarebbero bastate a fornirgli protezione. Presto avrebbe dovuto mettersi al riparo; non avrebbe dato per scontato che non esistesse il sole su quel pianeta. Accelerò il passo, e qualche minuto più tardi l’aroma agrumato di Mackendra gli indicò dove si trovava la ragazza. Quando la fragranza di lei si fece putrefatta, Kyran si mise a correre.
Gli batteva forte il cuore nel petto mentre teneva lo sguardo attento in cerca della ragazza. Era preoccupato che avesse incontrato delle difficoltà sul percorso e che si fosse ferita...o peggio che fosse morta. Perse un battito al solo pensiero, e la sua vista si fece buia. L’idea non gli sembrava adeguata. A quel Reame conveniva che Mackendra fosse incolume, altrimenti Kyran avrebbe scatenato l’inferno.
Qualche istante più tardi si fermò improvvisamente sui propri passi. Mack si trovava una quindicina di metri più in là, quindi la raggiunse subito. Si inginocchiò accanto alla ragazza e le sistemò una mano sul volto freddo e grigio. Il vederla senza vita lo faceva tremare dalla rabbia e dalla paura, il che lo riportò indietro di settecento quindici anni; l’unica volta in cui aveva provato un tale turbinio di emozioni.
Bum,
Bum,
Bum.
Si udì una risata minacciosa, seguita dal suono terrificante di una lacerazione; sembrava un incubo. Nella stanza da letto dei suoi genitori era entrata una creatura che non aveva mai visto. Era alta più di due metri e dieci e aveva delle corna nera sulla testa.
“Tenetela ferma” aveva ordinato il demone ai propri tirapiedi. La madre di Kyran aveva protestato, imprecandogli contro. Le labbra di quest’ultimo avevano scoperto degli enormi canini, e prima che Kyran potesse rendersene conto, la bestia aveva affondato i denti nella gola di sua madre. In quel momento il ragazzo si era portato una mano alla bocca per celare il proprio pianto. Avrebbe voluto scappare dal proprio nascondiglio e andare in aiuto della madre, ma non si sentiva all’altezza della creatura mastodontica.
Kyran aveva chiuso gli occhi. “Per favore non farmi del male” si era udita una supplica sussurrata provenire dalla madre. Kyran aveva osato alzare lo sguardo e aveva visto che era stata ferita alla gola.
Il demone aveva sorriso e le aveva accarezzato una guancia con la mano. “Shh, stronza. Farà male, e tanto”. Poi era scoppiato in una risata sinistra. Le aveva quindi strappato la vestaglia verde di velluto.
Kyran non era riuscito a distogliere lo sguardo, e aveva osservato il demone affondare gli artigli nella carne del petto di lei, strappandole un seno. Le aveva poi succhiato un capezzolo e le aveva divaricato le gambe nonostante le proteste di lei. Quando il demone aveva infilato il proprio pene disgustoso nel corpo di lei, la madre di Kyran si era voltata nella direzione del figlio. Questi era in procinto di soccorrerla, ma la donna aveva scosso il capo, indicandogli di non farlo. Il demone aveva quindi stuprato con violenza la madre di Kyran.
Questi aveva deglutito la bile, grato del fatto che il demone avesse decapitato la madre dopo essersi sfogato. Nessuna donna avrebbe dovuto convivere con un ricordo simile. In quel momento Kyran si era reso conto di essersi nascosto nell’arsenale del padre. Pervaso dall’ira aveva afferrato una scimitarra e aveva fatto oscillare la pesante lama separando i tendini e l’osso dalla carne del demone, decapitandolo prima che potesse violare ulteriormente la madre.
Sapeva che i propri fratelli minori erano nascosti ed erano al sicuro, ma non lo sarebbero stati a lungo se gli altri demoni li avessero trovati. Il pensiero di qualcuno che faceva ancora del male alla propria famiglia gli faceva vedere rosso.
Non si rese nemmeno conto di ritrovarsi accanto alla madre; respirava a fatica ed era ricoperto di sangue. Non si ricordava di aver ucciso tutte le creature nella stanza, ma aveva realizzato una vera e propria carneficina. Non aveva idea di come avesse potuto avere la meglio su di loro. Era un adulto, ma non aveva ancora maturato fisicamente, ed era ancora un maschio debole.