Блейк Пирс - Delitto (e baklava) стр 4.

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“‘Toccata’?” Tia ripeté, raccogliendo delle forchette che sembravano essere magicamente apparse sul pavimento. “Hai detto che eri ‘toccata’? Ma che cosa dovrebbe significare? ‘Toccata nella testa,’ forse?”

London alzò le spalle.

“Non lo so” disse. “Solo ‘toccata,’ ecco tutto.”

“Che ne dici di emozionata? Felice? Onorata?”

Dal modo in cui London lo ricordava, “emozionata” e “felice” non erano gli aggettivi adeguati a descrivere come si era sentita in realtà. Per quanto riguardava “onorata”, non era completamente inappropriato. Aveva davvero preso come un complimento il fatto che un uomo così solido come Ian volesse includerla nei suoi piani precisi ed elaborati. Ma “onorata” sarebbe sembrato così … come, esattamente?

Vittoriano, forse.

La stessa idea di proposta era troppo all’antica per i gusti di London. Ma, almeno, Ian non si era inginocchiato per tirare fuori il costoso anello. Dopo tutte le chiacchiere sugli affari, i suoi nervi non sarebbero stati in grado di sopportarlo.

Tia aprì la bocca per rimproverare ancora London, poi trasalì al suono di un colpo particolarmente forte.

Gridò: “Ragazze, fatela finita, a qualunque guerra stiate giocando.”

Stella e Margie si lamentarono ad alta voce quasi all’unisono.

“Awww, Ma—mmaa …”

“Io e zia London stiamo cercando di parlare” Tia aggiunse. “E non riusciamo nemmeno a sentirci pensare.”

Obbedienti, le ragazze smisero di giocare, ma London sapeva che avrebbe fatto meglio a non sperare che la pace e la quiete durassero. Sentì un brivido lungo la schiena, e si rese conto che il piccolo Brent la stava guardando con gli occhi spalancati. Lei non riusciva a fare a meno di pensare che sembrasse un bambino protagonista di un vecchio film di fantascienza, Il Villaggio dei Dannati.

In realtà, tutti i figli di Tia la guardavano, come la progenie aliena del film, come se fossero in grado di far sciogliere le pareti con le loro menti, se ci avessero davvero provato. Avevano tutti ereditato gli stessi capelli biondi insipidi del padre.

Abbandonando l’accumulo di stoviglie che restava in cucina, Tia versò del caffè appena fatto in due tazze, e sedette di fronte a London.

“Gli adulti stanno parlando, tesoro” Tia disse a Bret.

“OK” il bambino rispose.

Ma non si spostò.

“Questo significa che dovresti andare, tesoro” Tia gli disse.

Il bambino la guardò, come se gli avesse portato via il suo giocattolo preferito.

“Ma non riesco mai a vedere la zia London” disse. “Lei è sempre via, sempre in un posto molto lontano.”

London sentì il senso di colpa montare in lei.

Gli manco davvero, pensò.

Il fatto che il sentimento non fosse esattamente reciproco peggiorò i suoi rimorsi di coscienza.

“La zia London passa a trovarci ogni volta che può, tesoro” Tia disse, lanciando a London uno sguardo di disapprovazione. “Ci fa visita diverse volte all’anno.”

Bret continuò a non spostarsi.

Fissando London con grande ammirazione, lui disse: “I miei amici pensano che sia fico che mia zia sia il capitano di una nave.”

Tia dette un colpetto sulla testa di Bret.

“Uh, Bret, la zia London non è esattamente un capitano” disse.

“E allora, che cos’è? Un marinaio?”

London intuì dall’espressione di Tia che aveva momentaneamente dimenticato la sua esatta qualifica.

“Sono quella che si chiama ‘hostess,’ tesoro” London si rivolse a Bret.

“Come quando mamma da’ una festa?”

London alzò le spalle e disse: “Beh, diciamo, una specie.”

“Con i regali e tutto?”

London non sapeva che cosa dire. Come poteva spiegare a un bambino di sette anni le complessità del lavoro da hostess di una gigantesca nave da crociera? Ogni giorno comportava sfide logistiche e un contatto umano faccia a faccia quasi non-stop. Spettava a lei organizzare e supervisionare le partite di bocce, curling e bridge, così come le feste di compleanno, le attività di ristorazione, i concerti e molto, molto altro. Il suo lavoro consisteva nell’assicurarsi che tutto filasse alla perfezione, ed era brava a svolgerlo.

E poi, c’è l’aria fresca, pensò con una fitta di malinconia.

La maggior parte delle mattine, quando andava sul ponte, London si godeva l’aria oceanica. Sebbene il Connecticut potesse essere piacevole in quel periodo dell’anno, non era neanche riuscita ad uscire. Si chiese brevemente il motivo per cui i bambini fossero ancora in casa durante quella che sembrava essere una bella giornata. Sua sorella non aveva detto una volta che aveva scelto di vivere in periferia, perché avrebbero avuto grandi giardini e parchi?

Tia diede un altro colpetto sulla testa del figlio, che, però, continuò a non spostarsi da dov’era.

“Gli adulti stanno parlando, tesoro” la donna ripeté.

“OK.”

A quel punto, Bret si girò e si allontanò. In quello stesso momento, le due ragazze quasi  investirono il bambino, irrompendo in cucina, munite di spade laser a led, in stile Guerre Stellari, con cui cercavano di farsi a pezzi l’una con l’altra. Bret emise un grido, e tentò inutilmente di afferrare una delle armi.

A quel punto, Tia si limitò a ignorarli tutti.

Era una causa persa, dopotutto, London comprese. Non appena Tia ebbe sedato la confusione in casa, un rumore più forte sorse proprio sotto i loro nasi.

“E l’anello?” Tia chiese al di sopra del nuovo rumore.

“Che cosa vuoi sapere?” London disse, non comprendendo esattamente la domanda.

“È bello?”

“Suppongo di sì. Grazioso. Costoso. Con i diamanti e il resto.”

“Beh, allora, mostramelo” Tia disse.

“Non ce l’ho.”

Il corpo di Tia fu interamente scosso da un fremito. Emise un gridolino di puro orrore.

“Oh, no! L’hai buttato via?”

Entrambe le bambine cessarono di agitare le loro spade laser abbastanza a lungo da chiedere, quasi all’unisono: “Hai buttato via l’anello?”

“Non si origlia” Tia scattò. “Tornate in soggiorno. Io e vostra zia abbiamo bisogno di parlare.”

Poiché le ragazze non si muovevano, aggiunse: “Ne parliamo più tardi.”

Ridacchiando, le bambine trotterellarono fuori dalla cucina con il fratellino al seguito.

Quando se ne furono andate, London spiegò: “Non l’ho accettato. Non ho deciso se intendo sposarlo.”

Tia dette un colpo sul tavolo con il palmo della mano.

“Lascia che lo decida io per te. Adesso gli telefoniamo.”

“Tia, no” London disse.

Ma Tia continuò a parlare, come se lei non avesse detto nulla.

“Gli dirai che sei stata una stupida ieri sera, e ti scuserai abbondantemente, e spiegherai che è stato solo un momento di follia temporanea, e gli dirai sì, sì, sì ancora e ancora, e poi, gli chiederai quando è un buon momento per rivederlo e gli darai un grande bacio e, presumibilmente, finirai a letto con lui. Chiamiamolo.”

“No.”

Il labbro inferiore di Tia cominciò a protendersi, con un effetto sinistro.

Oh, no. Sta per mettere il broncio.

“La prendo come una questione personale, London” disse.

Naturalmente lo fai, London pensò.

Tia continuò: “E sono sicura che Bernard reagirà allo stesso modo. Hai dimenticato che noi ti abbiamo presentata a Ian?”

No, non l’ho dimenticato.

Tia proseguì: “Non ricordi che eri uno straccio dopo la rottura con quell’idiota di Albert?”

Certo che ricordo.

E, all’epoca, London era stata profondamente grata a Tia e suo marito, Bernard, per aver sistemato le cose con un uomo così normale, solido e piacevole. Era sembrato esattamente quello di cui aveva avuto bisogno dopo la relazione avuta con un imprevedibile sociopatico.

Bernard era socio nell’attività di gestione della contabilità di Ian. In realtà Bernard e Ian erano migliori amici. Bernard era andato a golf quella mattina, e London suppose che lui e Ian fossero andati insieme. Avrebbero discusso i piani che Ian aveva in progetto per London?

No, lei pensò. Più probabile che discutano di tassi d’interesse a lungo termine.

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