Джек Марс - Assassino Zero стр 10.

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Ogni giorno gli venivano date motivazioni sufficienti per voler desistere. Ed era profondamente consapevole di poterlo fare; Rutledge avrebbe potuto nominare Barkley come suo vicepresidente, ottenere il voto di approvazione dal Congresso e quindi dimettersi, facendo di Barkley la prima donna presidente degli Stati Uniti. Avrebbe potuto giustificarlo con il vortice di eventi che avevano caratterizzato l'inizio del suo mandato. Sarebbe stato lodato, immaginava, per aver portato una donna alla Casa Bianca.

Era allettante. Soprattutto quando veniva svegliato con una notizia di un attacco terroristico nel Giorno del Ringraziamento.

Rutledge si abbottonò una camicia e annodò una cravatta blu, ma decise di non indossare una giacca e si rimboccò le maniche. Un inserviente fece entrare un carrello con caffè, zucchero, latte e pasticcini assortiti, ma prese semplicemente una tazza di caffè e la portò con sé mentre due agenti dei Servizi Segreti camminavano silenziosamente al suo fianco mentre procedeva verso la Stanza delle Decisioni.

Quella di venire costantemente scortato era solo un'altra cosa a cui doveva abituarsi. Essere sempre osservato. Non essere mai veramente solo.

I due agenti in abiti scuri lo seguirono giù per una rampa di scale e lungo una sala dove lo aspettavano altri tre agenti dei servizi segreti, i quali al suo arrivo annuirono mormorando “Signor Presidente”. Si fermarono davanti a due doppie porte di quercia; uno degli agenti si dispose di fronte a Rutledge a braccia conserte mentre l'altro gli aprì la porta, introducendolo alla Sala Conferenze John F. Kennedy, una sala di cinquecento metri quadri nel seminterrato dell'ala ovest della Casa Bianca, più comunemente nota come la Stanza delle Decisioni.

Le quattro persone già presenti si alzarono mentre il presidente raggiungeva la sua posizione all'estremità di un tavolo. Alla sua sinistra c'era Tabby Halpern e accanto a lei il segretario alla Difesa Colin Kressley. Il Segretario di Stato e il Direttore dei servizi segreti nazionali erano assenti; erano stati inviati a Ginevra per parlare alle Nazioni Unite sulla guerra commerciale in corso con la Cina e su come questa avrebbe potuto avere un impatto sulle importazioni europee. Al loro posto c'era il direttore della CIA Edward Shaw, un uomo dall'aspetto severo che Rutledge non aveva mai visto sorridere. E accanto a lui c'era una donna bionda sulla trentina, in tenuta professionale ma innegabilmente meravigliosa. Uno sguardo ai suoi occhi grigio ardesia gli riportò un ricordo alla memoria; Rutledge l'aveva incontrata prima, forse al suo insediamento, ma non riusciva a ricordare il suo nome.

Non comprendeva come tutti si fossero riuniti così in fretta, vestiti in modo impeccabile e apparentemente così pronti. Vispi e arzilli, come diceva sua madre. Improvvisamente Rutledge si sentì decisamente sciatto con le sue maniche di camicia arrotolate e la cravatta allentata.

“Accomodatevi”, disse Rutledge mentre si abbandonava su una sedia di pelle nera. “Vogliamo dare a questa materia l'attenzione che merita, ma sicuramente ciascuno di noi vorrebbe essere altrove oggi. Quindi occupiamocene subito”.

Tabby fece un cenno a Shaw, che incrociò le mani sul tavolo. “Signor presidente”, disse il direttore della CIA, “alle 01.00 di ieri notte, si è verificato un incidente all’Avana, Cuba, in particolare vicino alla costa settentrionale del porto, in una zona chiamata Malecón, una popolare località turistica. Nell’arco di circa tre minuti, oltre cento persone hanno manifestato una serie di sintomi, che vanno da vertigini e nausea a perdita permanente dell'udito, perdita della vista e, in uno sfortunato caso, morte”.

Rutledge lo fissò attonito. Quando Tabby aveva detto un sospetto attacco terroristico, aveva supposto che fosse esplosa una bomba o che qualcuno avesse aperto il fuoco in un luogo pubblico. Perché gli stavano riferendo di strani sintomi e della perdita dell'udito? “Mi dispiace, direttore, non sono sicuro di seguire”.

“Signore”, disse la donna bionda accanto a lui. “Vicedirettore Maria Johansson, CIA, Unità Operazioni Speciali”.

Johansson, giusto. Rutledge ricordò improvvisamente di averla incontrata, come aveva pensato, il giorno del suo insediamento.

“Ciò che il direttore Shaw sta descrivendo”, continuò, “sono i tipici effetti di un'arma a ultrasuoni. Questo tipo di concentrazione su un'area limitata in un periodo di tempo così breve ci induce a supporre che si tratti di un attacco mirato”.

Le sue parole non aiutarono affatto Rutledge ad avere una visione più chiara. “Mi dispiace”, disse di nuovo, sentendosi un inetto. “Ha detto un'arma ad ultrasuoni?”

Johansson annuì. “Sì, signore”. Le armi ad ultrasuoni sono generalmente utilizzate come deterrenti non letali; la maggior parte delle navi della nostra Marina ne è equipaggiata. Le navi da crociera le utilizzano come difesa contro i pirati. Ma sulla base di ciò che sappiamo sia accaduto a Cuba, l'arma utilizzata ha effetti su più larga scala ed è più potente rispetto a quelle impiegate dal nostro esercito”.

Tabby si schiarì la gola. “La polizia dell'Avana ha raccolto notizie di almeno tre testimoni oculari che affermano di aver visto un gruppo di uomini mascherati caricare uno “strano oggetto” su una barca a seguito dell'attacco”.

Rutledge si massaggiò le tempie. Un'arma ad ultrasuoni? Sembrava uscito da un film di fantascienza. Non avevano mai smesso di stupirlo e confonderlo i modi creativi e originali in cui gli uomini cercavano di farsi del male e uccidersi a vicenda.

“Presumo che non crediate che questo sia un incidente isolato”, disse Rutledge.

“Ci piacerebbe presumere così, signore”, rispose Shaw. “Ma semplicemente non possiamo. Quell'arma e le persone che l'hanno utilizzata sono in libertà da qualche parte”.

“E la natura di questo attacco”, intervenne Johansson, “sembra casuale. Non possiamo discernere un motivo per colpire l'Avana o un'altra destinazione turistica ad eccezione dalla facilità di accesso e fuga, che in un caso come questo generalmente indicherebbe un banco di prova”.

“Un banco di prova”, ripeté Rutledge. Non aveva mai prestato servizio militare, né era mai stato impiegato in operazioni di intelligence o segrete, ma era pienamente consapevole di ciò che il vicedirettore stava suggerendo: quello era il primo attacco e ce ne sarebbero stati altri. “E suppongo che dovrei anche presumere che alcune delle vittime fossero americane”.

Tabby annuì. “Esatto, signore. Due di loro hanno riscontrato una cecità permanente. E l'unica vittima era una giovane donna americana…” Consultò i suoi appunti. “Di nome Megan Taylor. Del Massachusetts”.

Rutledge non era preparato ad affrontare tutto questo. Era già abbastanza grave che non avesse ancora nominato il suo vicepresidente, una decisione su cui si era inabissato perché non era sicuro che non si sarebbe dimesso subito dopo. Era abbastanza grave che fosse nell'occhio del ciclone, non solo dei media ma praticamente di tutto il mondo, a causa dei comportamenti dei suoi due predecessori. Era abbastanza grave che il nuovo leader della Cina avesse scatenato una guerra commerciale con gli Stati Uniti imponendo tariffe sempre crescenti sull'enorme quantità di esportazioni prodotte in quel paese, che si prevedeva potesse causare un balzo dell'inflazione e, a lungo termine, potenzialmente destabilizzare l'economia americana.

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