Блейк Пирс - Il Volto della Paura стр 13.

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“Non c’è nessuno qui,” disse Zoe un istante dopo, constatando che era improbabile che le stessero semplicemente ignorando.

“Allora, cosa facciamo adesso?” domandò Shelley, guardando indietro verso l’auto. “Ci sediamo e aspettiamo?”

Zoe seguì il suo sguardo e vide un anziano Ispanico che si era seduto sui gradini di una casa dall’altra parte della strada. Settantatre anni, stimò. “Forse. O forse no,” disse, incamminandosi con aria disinvolta nella sua direzione.

Era sempre imbarazzante muoversi verso qualcuno in questo modo. L’anziano le stava guardando e aveva capito che si stavano dirigendo verso di lui. Aveva capito che stavano andando a parlargli, ma era ancora troppo distante per fargli un saluto. Dove guardare? Per terra? In lontananza, ignorando la presenza dell’uomo, come se volessero semplicemente proseguire passandogli accanto? Oppure dovevano guardarlo in faccia, per creare un contatto visivo che sarebbe stato imbarazzante fino a quando non fossero state a portata d’orecchio?

Zoe scelse una combinazione di tutte e tre le cose, che in un certo senso risultò persino più imbarazzante, e finì col chiamarlo non appena fu a metà strada soltanto per mettere fine a quell’imbarazzo.

“Mi scusi, signore?”

Lui non si alzò, limitandosi a guardarle entrambe con un’aria di totale diffidenza, ma dedicò loro la sua attenzione.

“Stiamo cercando l’uomo che vive a questo indirizzo. Sa dove potrebbe trovarsi adesso?” domandò Zoe, mettendola in maniera piuttosto neutrale. Non c’era bisogno di rivelare tutto.

Il vecchio grugnì. “Volete dire Cesar?”

A quel punto scoprì le carte. “Esatto, signore.” Zoe mantenne un tono di rispetto. Aveva notato che il livello di collaborazione che era possibile ottenere dai testimoni anziani era spesso direttamente proporzionale al numero di volte in cui venivano chiamati “signore” o “signora”.

“Al fosso.”

“Al fosso?” ripeté Zoe. Nulla faceva sentire più idioti di un’interazione con una persona del posto.

Il vecchio grugnì nuovamente, rivolgendole una scrollata di spalle spazientita. “Il fosso. Dove vanno tutti quei ragazzi.”

“Intende i membri della gang, signore?” si intromise Shelley, con il suo solito tono basso e delicato.

L’uomo sfregò le dita contorte dall’artrite sulla testa, che era quasi calva tranne qualche ciocca particolarmente resistente, e annuì. “Tutti quei ragazzi. Non è un segreto da queste parti.”

“Può indicarci dove si trova, signore?” domandò Shelley. “Non siamo del posto.”

L’anziano la guardò dalla testa ai piedi e scoppiò a ridere, mostrando tre denti mancanti. “No, non lo siete,” disse, quindi rise di nuovo, a lungo e di gusto.

Zoe diede un colpetto al braccio di Shelley. “Ci conviene chiamare la polizia locale,” disse, facendo un cenno con la testa verso l’auto prima di incamminarsi in quella direzione. Dietro di loro, lungo i ventiquattro passi che le separavano dall’auto, la risata del vecchio continuava a risuonare, seguendole come un cattivo odore.

Zoe sprofondò nel sedile del conducente e sbatté la portiera, forse più forte del necessario.

“Qual è il piano?” domandò Shelley con il fiato sospeso. Le sue guance erano diventate rosa. L’intero confronto era stato fuori dalla sua portata.

“Chiamerò il commissariato,” rispose Zoe. “Ci serviranno rinforzi, e la posizione del “fosso”. Quelli del posto la conosceranno sicuramente. E poi ci dirigeremo lì.”

Compose il numero sul suo cellulare, stimando già l’entità dei rinforzi che avrebbero dovuto chiedere … e sarebbe stato prudente avere anche dei giubbotti antiproiettile.

CAPITOLO UNDICI

Zoe sistemò le cinghie del suo giubbotto antiproiettile un’ultima volta, sentendo la presa rassicurante del Velcro sulla sua controparte, e la forza con cui si unirono.

Il retro del furgone della polizia era angusto. Shelley era seduta di fronte a lei, e poi c’erano otto uomini e donne della squadra SWAT, tutti equipaggiati con tenute d’assalto complete. Zoe non era abituata alla sensazione di avere un elmetto in testa, al modo in cui le parti imbottite premevano contro le sue guance. Ma era comunque meglio rispetto all’eventualità di fare irruzione ed essere un bersaglio esposto.

Si fermarono in una strada senza uscita a poca distanza dal loro obiettivo, il luogo di ritrovo che i membri della gang chiamavano casa. Il Fosso. Si scoprì essere un bar, o almeno di facciata; il genere di posto in cui gli estranei non erano assolutamente graditi. Entrare sarebbe stato un vero e proprio raid. Il capitano della polizia locale aveva chiarito loro che non c’era altra opzione, con uomini del genere. Entrare disarmati, non protetti e in veste di poliziotti voleva dire uscirne morti.

Avevano steso una mappa tra di loro, una piantina del luogo. Si trattava perlopiù di un insieme di contorni quadrati neri, approssimazioni basate su ciò che era stato osservato nel corso di retate precedenti combinate con le mappe catastali.

“Ci sono tre uscite: qui, qui e qui.” Il comandante dell’unità le stava indicando, una in ogni direzione della bussola, tranne il sud. “Questa è l’entrata principale, da dove faremo irruzione, sulla strada. Le altre due verranno usate entrambe. Per esperienza, la gang si separerà più o meno a metà, scappando in ogni direzione e cercando di dividere anche le nostre forze.”

“Cos’è questa struttura?” domandò Zoe, indicando un rettangolo all’interno dell’edificio.

“Quello è l’angolo bar. Di norma, ci aspettiamo che la maggior parte delle persone si concentri in quel punto, con tavoli e sedie disseminati attorno a quest’area. Laggiù, dietro le doppie porte, c’è il circolo privato. I pezzi grossi trascorrono lì dentro il loro tempo.”

“È lì che troveremo Cesar,” disse Zoe. Era un commento, più che una domanda. Ma sapevano tutti che lui era un pezzo grosso. Era una delle regole non scritte di una gang come questa: una volta che si finiva dentro per gli affiliati senza fare la spia, si entrava a far parte della cerchia ristretta.

“Qui c’è il garage. È soltanto un soffitto coperto. La parte anteriore e quella posteriore sono entrambe aperte per fornire loro una rapida via di fuga. All’interno avranno diversi SUV, probabilmente anche moto e veicoli più piccoli, a seconda dei membri presenti nel circolo in questo momento.”

Zoe osservò la mappa, vedendola animarsi davanti ai suoi occhi. I punti rappresentavano le persone, come si sarebbero mosse confusamente, come sarebbero scappate. Angoli e traiettorie.

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