Favaro Alberto - Quattro Destini стр 14.

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Le lezioni cominciarono quella notte. Klein rese disponibile un ufficio dove non sarebbero stati disturbati e Kurt preparò un piano di studi per lei. Anche se si dimostrò un’alunna molto volenterosa, non la trovò particolarmente intelligente. Tuttavia, dopo un certo tempo imparò abbastanza per essere in grado di parlare con gli ospiti americani e inglesi.

“Non credo abbia più bisogno di me” le disse Kurt, “ha fatto bene.”

“Ma ho ancora molto da imparare” disse. “Per favore non smetta ora – non sono ancora pronta!”

Kurt, che stava cominciando a essere piuttosto stanco di passare tutto il suo tempo in hotel, fu molto riluttante. “Ho bisogno di uscire e avere del tempo per me stesso,” si lamentò.

“Beh, che ne dice di andare al cinema? Potremmo vedere uno di quei film americani. Ho bisogno anche di esercitarmi nella lettura.” Film muti erano proiettati nel cinema locale, ma i sottotitoli e le didascalie non erano ancora tradotti in tedesco.

Kurt fu d’accordo, e cominciarono a uscire assieme. Lo vide ancora come parte del progetto di insegnamento, facendo sussurrare a Paula le traduzioni dei testi e correggendo i suoi errori. Dopo il film, tornavano in hotel per mangiare gli avanzi nella sala da pranzo deserta.

“È proprio come avere un appuntamento” disse Paula una sera.

“Non proprio,” disse Kurt, poco galantemente. “Lei è ancora una mia alunna, ricorda?”

Sembrò delusa. “Lo pensa veramente? Non siamo amici ora?”

“Credo di sì, una specie” ammise.

“Bene allora” disse ritrovando il morale. Sollevando il suo bicchiere d’acqua lo toccò contro il suo, “Prost, amico.”

Kurt sogghignò, “prost” replicò, “all’amicizia!”

Una settimana più tardi, quando Kurt condusse un ospite americano alla reception, Paula gli sussurrò “torni una volta che ha mostrato al signor Armitage la sua camera.”

Quando ritornò, Paula si guardò intorno per assicurarsi che nessuno stesse ascoltando. “Ho delle buone notizie per lei, Kurt” disse. “Il direttore sta cercando un vice. Stiamo lavorando sempre di più e ha bisogno di qualcuno che lo aiuti.”

“Quindi?”

“Quindi dovrebbe fare domanda!” Vide la sua espressione scettica. “Lo so che sarebbe un grande passo, ma a lui piace e mi ha detto prima che lei è più che qualificato. Cosa ne pensa?”

“Forse. Sì, potrei provarci, credo.”

“C’è solo un problema,” gli disse. “Il vice deve essere un uomo con una posizione stabile, un uomo sposato.”

“Oh,” disse Kurt, deluso. “Beh allora questo mi esclude, no?”

“Non necessariamente” disse Paula con esitazione. Vedendo il suo guardo interrogativo, raccolse tutto il suo coraggio. “Potrebbe sposarsi.”

“Con chi?”

“Beh, perché non con me?” disse tutto d’un fiato. “Siamo amici, dopo tutto, e a me non dispiacerebbe in effetti. Sarebbe bello. Cosa ne pensa?”

Kurt la guardò con sorpresa. “Beh, dovrò pensarci ma suppongo potrebbe funzionare.”

Lei rimase turbata dalla sua risposta fredda e lo lasciò tornare ai suoi compiti. Più tardi, tuttavia, ritornò di nuovo alla sua scrivania. “Va bene. Sarebbe conveniente. Perché no?” fu tutto quello che disse.

Quella sera andarono insieme da Klein. Paula gli spiegò i loro piani e Kurt, ancora piuttosto freddamente, concordò con lei. Il direttore, che era affezionato a Paula, le chiese “sei assolutamente sicura di questo?”

“Certo!” disse lei sembrando entusiasta.

“E lei?” chiese a Kurt.

“Certo. Ne abbiamo parlato e siamo d’accordo.”

Una settimana più tardi, in una cerimonia fredda e piuttosto asettica, i due si sposarono e Kurt prese il suo nuovo posto. Sebbene non amasse Paula, lei sembrava essergli devota e questo era molto conveniente. Dovette ammettere a se stesso che il momento di andare a letto era diventato più piacevole.

Trovò che il nuovo lavoro richiedeva molto meno tempo rispetto a quello di facchino. I suoi orari lavorativi erano fissi e le sue serate erano sempre libere. Paula fu felice di gestire la loro nuova casa e di lasciarlo per conto proprio seppellendosi nelle faccende domestiche o leggendo riviste femminili lasciate dagli ospiti. Lui usciva per conto proprio la maggior parte delle sere, passando il tempo in uno dei bar della città dove si incontrava con gli altri soldati tornati dal fronte per lamentarsi del modo in cui erano stati trattati dagli alleati vittoriosi.

Come molti dei suoi ex commilitoni, Kurt si sentiva completamente tradito. L'opinione generale era che la guerra era stata combattuta in realtà tra amici che condividevano ben più delle cose che li dividevano. Non erano neppure in grado di vedere come la guerra fosse potuta accadere. “La regina Vittoria era la nonna del nostro Kaiser. Suo cugino era il re inglese. Perché li abbiamo combattuti? É stata tutta colpa dei maledetti francesi che hanno cercato di vendicarsi a causa dell'ultima guerra. Ora vogliono distruggerci e gli inglesi e gli americani hanno fatto squadra con loro. É una tragedia,” disse a uno dei suoi amici.

“E questi governanti che abbiamo ora sono completamente senza spina dorsale,” replicò l'uomo. “Si mettono a tappetino e lasciano che ci calpestino. Quello che ci serve ora è qualche persona forte che combatta per noi – ma dove sono queste persone?”

Così erano molte delle loro discussioni che lasciavano Kurt depresso e infelice. Alla fine, decise di trovare un modo migliore per passare il suo tempo libero invece di avvilirsi per qualcosa che non poteva cambiare.

In città c'era un negozio che riparava orologi gestito da un amichevole ebreo che Kurt aveva conosciuto prima di andare in guerra. In uno dei suoi giorni liberi andò in negozio.

“Buon giorno, signor Finkelmann.”

“Kurt Müller! Che bello vederti. Ho sentito che eri tornato e che ti sei sposato, se ho capito bene. Congratulazioni! Stai bene?”

“Sì, sto bene, grazie,” rispose Kurt freddamente.

“Allora, cosa posso fare per te?”

“Si ricorda che una volta la aiutavo a riparare orologi?” Finkelmann annuì. “Beh, mi domandavo se ora aveva bisogno di un aiutante – part time chiaramente.”

Finkelmann sembrò dubbioso. “Beh il lavoro sta aumentando,” cominciò, “perciò un aiuto potrebbe essere utile, se hai del tempo libero.”

“Certo che ne ho,” disse Kurt. “Ho bisogno di tenere le mie mani occupate, capisce. Lavoro in hotel, ma posso venire qualche sera se a lei va bene. Posso anche procurarle del lavoro dai nostri ospiti.”

“Potrebbe andare bene – e certamente ti pagherei per il lavoro che mi porteresti.”

Gli uomini si accordarono e Kurt iniziò la settimana successiva. Questo gli procurò un piccolo reddito extra con il quale, col passare del tempo, lui e Paula furono in grado di affittare un piccolo cottage vicino all’hotel. Nel 1920 nacque un figlio che chiamarono Rolf in onore di uno degli zii di Kurt.

Capitolo 4

Lero 1920 – 1935

L'isola di Lero, come molte di quelle che ora sono le isole greche che avevano fatto parte per secoli dell'impero ottomano, aveva mantenuto per tutto il tempo il suo carattere greco. Le persone del luogo erano greche fino in fondo e i turchi li avevano ampiamente lasciati per conto loro. É nota dai locali come l'isola di Artemide, la dea della caccia, conosciuta dai romani come Diana.

Da quando gli italiani ne avevano preso possesso e avevano iniziato a costruire le strutture aeronautiche a Lepida, nella grande baia che chiamarono Porto Lago, avevano impiegato la popolazione locale per farsi aiutare. Questo era un lavoro benvenuto dalle persone che in precedenza avevano tirato avanti con fatica lavorando come pescatori o contadini sotto l'impero ottomano.

C'erano alcuni abili artigiani che avevano sviluppato le case neoclassiche nella città principale, Platanos, e sul lungomare di Agia Marina alla fine del diciannovesimo secolo. Spiros Raftopoulos era uno di questi. Era un esperto costruttore e quando gli italiani misero degli annunci per la ricerca di lavoratori che costruissero la nuova base, fece domanda e fu accettato. Questo significava un considerevole incremento delle sue entrate e così fu in grado di sistemare la casa che suo padre aveva lasciato che andasse in rovina a causa della mancanza di denaro. Fu anche in grado di sposare il suo amore, Despina, e di invitare la sua famiglia e gli amici nella piccola cappella di Agios Isidoros su un'isoletta nel braccio nord della baia di Gourna, a nord di Porto Lago. La cappella era collegata all'isola principale con una stretta passerella che era spesso impraticabile quando i temporali invernali arrivavano da sud. Nell'estate del 1920 Despina diede alla luce il loro figlio, Yiannis, chiamato così secondo la consuetudine greca in onore di suo nonno.

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