Джек Марс - Il ritorno dell’Agente Zero стр 17.

Шрифт
Фон

“Tu,” disse l’uomo in un inglese fortemente accentato. “Chi sei tu?”

Reid prese un respiro tremante e lottò contro la tentazione di dire all’uomo che ormai non lo sapeva più. Invece, con voce incerta rispose: “Mi chiamo Ben. Sono un messaggero. Lavoro con gli iraniani.”

Yuri, che era in ginocchio dietro Otets, saltò in piedi. “Mente!” strillò il serbo. “Io so che mente! Dice che gli iraniani lo hanno mandato, ma non si fiderebbero mai di un americano!” Fece una smorfia. Dall’angolo della sua bocca spuntava un sottile rivolo di sangue, dove Otets lo aveva colpito. “Ma so dell’altro. Vedo, ti ho chiesto di Amad.” Scosse la testa e mostrò i denti. “Non c’è nessun Amad tra di loro.”

A Reid continuava a sembrare strano che quegli uomini sembrassero conoscere gli iraniani, ma non con chi lavorassero, né chi avrebbero mandato. Erano collegati in qualche modo, ma non gli era chiare quale fosse questo collegamento.

Otets borbottò imprecazioni russe sotto voce. Poi in inglese disse: “Hai detto a Yuri che sei un messaggero. Yuri dice che sei l’uomo della CIA. Chi devo credere? Di certo tu non somigli a come pensavo fosse Zero. E il mio galoppino idiota ha ragione su una cosa: gli iraniani detestano gli americani. Non ti vedo bene. Tu dimmi la verità, o io ti sparo in un ginocchio.” Sollevò la pesante pistola, una Desert Eagle serie TIG.

Reid rimase senza fiato per un momento. Era una pistola molto grossa.

Lasciati andare, lo sospinse la sua mente.

Non sapeva come fare. Non sapeva cosa sarebbe successo se lo avesse fatto. L’ultima volta che quegli istinti avevano preso il sopravvento, quattro uomini erano morti e lui si era ritrovato con le mani letteralmente sporche di sangue. Ma non c’era altro modo in cui potesse uscirne vivo, o meglio, il professor Reid Lawson potesse uscirne vivo. Ma Kent Steele, chiunque egli fosse, forse poteva farcela. Magari non sapeva chi fosse, ma non avrebbe avuto importanza se non fosse sopravvissuto tanto a lungo da scoprirlo.

Reid chiuse gli occhi. Annuì una volta, un tacito consenso alla voce nella sua testa. Lasciò cadere le spalle e le sue dita smisero di tremare.

“Sto aspettando,” disse seccamente Otets.

“Non vuoi spararmi,” replicò Reid. Fu sorpreso di sentire la propria voce tanto calma e rilassata. “Uno sparo a bruciapelo da quella pistola non mi distruggerebbe il ginocchio. Mi staccherebbe una gamba e io morirei dissanguato sul pavimento di questo ufficio in pochi secondi.”

Otets fece spallucce. “Come è che dite voi americani? Non si può fare una frittata senza…”

“Ho le informazioni che ti servono,” lo interruppe Reid. “L’ubicazione dello sceicco. Quello che mi ha detto. A chi ho passato le sue informazioni. So tutto del vostro piano, e non sono il solo.”

Gli angoli della bocca di Otets si sollevarono in un ghigno. “Agente Zero.”

“Te l’avevo detto,” esclamò Yuri. “Ho fatto bene, sì?”

“Chiudi la bocca,” ordinò Otets. Yuri si raggomitolò su se stesso come un cane bastonato. “Portalo al piano di sotto e fatti dire tutto quello che sa. Inizia tagliandogli le dita. Non voglio perdere tempo.”

In una giornata normale, quella minaccia avrebbe sconvolto di terrore Reid. I suoi muscoli si tesero per un istante, i peli sul suo collo si rizzarono… ma il suo nuovo istinto lottò contro il panico e lo costrinse a rilassarsi. Aspetta, gli disse. Aspetta l’occasione giusta

Lo scagnozzo rasato fece un secco cenno d’assenso e afferrò di nuovo il braccio di Reid.

“Idiota!” scattò Otets. “Prima bendalo! Yuri, vai allo schedario. Lì dovrebbe esserci qualcosa.”

Yuri corse allo schedario a tre ripiani di quercia che si ergeva in un angolo e vi spulciò dentro fino a quando non trovò un rotolo di spago grezzo. “Ecco,” disse, e lo lanciò allo scagnozzo calvo.

Tutti gli occhi si alzarono istintivamente sul rotolo di spago che roteava in aria, sia quelli degli scagnozzi, che quelli di Yuri e Otets.

Ma non quelli di Reid. Vide un’occasione e la colse.

Piegò a coppa la mano sinistra e la sollevò bruscamente verso l’alto, colpendo la trachea dell’uomo rasato con la parte più carnosa del palmo. Sentì la sua gola che cedeva all’impatto.

Mentre il primo colpo andava a segno, spinse il tallone dello stivale sinistro dietro di sé e calciò lo scagnozzo con la barba al fianco, lo stesso fianco su cui l’uomo aveva evitato di appoggiarsi durante il viaggio fino in Belgio.

Un ansimo bagnato e strangolato sfuggì dalle labbra dell’uomo rasato mentre si portava le mani alla gola. Lo scagnozzo con la barba grugnì e il suo grosso corpo roteò e cadde.

Abbattuti!

Lo spago finì a terra. E così anche Reid. In un unico gesto si abbassò sul pavimento e strappò la Glock dalla fondina da caviglia dell’uomo rasato. Senza neanche alzare lo sguardo, balzò in avanti e atterrò roteando su se stesso.

Non appena saltò, un boato risuonò nel piccolo ufficio, assurdamente rumoroso. Lo sparo della Desert Eagle lasciò un foro impressionante nella porta d’acciaio dell’ufficio.

Reid smise di roteare a un metro da Otets e si spinse in avanti, verso di lui. Prima che Otets potesse girarsi per prendere la mira, Reid gli prese la mano con la pistola da sotto—non afferrarla mai da sopra, è un ottimo modo per perdere un dito—e la spinse verso l’alto. La pistola sparò di nuovo, un'esplosione rumorosa a meno di un metro dalla testa di Reid. Gli fischiarono le orecchie, ma lui lo ignorò. Spinse di nuovo la pistola verso il basso e di lato, tenendo la canna lontana da sé mentre si portava l’arma al fianco, e la mano di Otets insieme a essa.

L’uomo di mezza età gettò la testa all’indietro e gridò quando il dito che era sul grilletto si spezzò. Il suono nauseò Reid, ma la Desert Eagle rimbalzò a terra.

Si voltò e strinse un braccio attorno al collo di Otets, usandolo come scudo mentre prendeva di mira i due scagnozzi. L’uomo rasato era fuori gioco, ansimando invano per riprendere fiato nonostante la trachea spezzata, ma quello con la barba aveva preso la sua TEC-9. Senza esitare Reid sparò tre colpi in rapida successione, due al petto e uno alla fronte. Un quarto proiettile gli diede il colpo di grazia.

La coscienza di Reid gli gridò dal fondo della sua mente. Hai appena ucciso due uomini. Altri due uomini. Ma la coscienza nuova era più forte, allontanava la nausea e il senso di autoconservazione.

Puoi farti prendere dal panico più tardi. Ancora qui non hai finito.

Reid girò su se stesso, con Otets davanti a sé come se stessero ballando, e alzò la Glock su Yuri. Lo sfortunato messaggero stava cercando inutilmente di liberare la Sig Sauer dalla fondina della spalla.

“Fermo,” gli ordinò Reid. Yuri si bloccò. “Mani in alto.” Il messaggero serbo alzò lentamente le mani, con i palmi verso fuori. Fece un ampio sorriso.

“Kent,” disse in inglese, “noi siamo buoni amici, non è vero?”

“Prendi la mia Beretta fuori dalla tasca sinistra della tua giacca e appoggiala sul pavimento,” gli disse Reid.

Yuri si leccò il sangue dall’angolo della bocca e agitò le dita della mano sinistra. Lentamente, le infilò nella tasca e ne estrasse la piccola pistola nera. Ma non l’appoggiò a terra. Invece la strinse, con la canna puntata verso il basso.

“Lo sai,” disse, “sto pensando che se vuoi delle informazioni, ti serve almeno uno di noi vivo. Sì?”

“Yuri!” ringhiò Otets. “Fai come ti ha detto!”

“A terra,” ripeté Reid. Non distolse lo sguardo da Yuri, ma temeva che altri nell’impianto potessero aver sentito il rombo della Desert Eagle. Non sapeva quante persone ci fossero al piano di sotto, ma l’ufficio era insonorizzato e i macchinari là fuori erano accesi. Era possibile che non lo avessero sentito, o che fossero così abituati al suono da non farci più caso.

Ваша оценка очень важна

0
Шрифт
Фон

Помогите Вашим друзьям узнать о библиотеке

Скачать книгу

Если нет возможности читать онлайн, скачайте книгу файлом для электронной книжки и читайте офлайн.

fb2.zip txt txt.zip rtf.zip a4.pdf a6.pdf mobi.prc epub ios.epub fb3

Популярные книги автора