Fortuna Ilaria - Legami Di Sangue стр 13.

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Lui si alzò in piedi e la guardò con occhi teneri. I capelli castano scuro di lei ricaddero dai cuscini, brillando alla fioca luce della stanza. Il ricco broccato dei cuscini gli ricordò com’era lei l’ultima volta che l’aveva vista dormire nel loro letto, nel loro mondo.

Il palmo della mano destra di lei era rivolto verso l’alto, mostrando il segno che lui vi aveva impresso. Esso aveva già iniziato a fare il proprio dovere, risvegliando in lei i poteri e, ben presto, anche il suo desiderio per lui.

Lui provò di nuovo a scrutare la sua mente, ma la sua capacità di bloccarlo era forte in questa vita così come lo era stata in passato. Fu pervaso dalla gelosia sapendo che Zachary poteva leggere la sua mente e lui no. Ci pensò, ma concluse che la cosa aveva a che fare con la fiducia. Lei si fidava di Zachary abbastanza da abbassare la guardia...e lui aveva intenzione di ottenere quella stessa fiducia.

Se lei gli aveva insegnato qualcosa era l’avere una mostruosa dose di pazienza, e lui si rese conto di star iniziando a perderla. Al momento le sue barriere mentali erano alte, ma lui non vedeva l’ora di superarle e convincerla a farlo entrare di nuovo. Adesso che lei era protetta dal suo potere, lui avrebbe avuto tutto il tempo di cui aveva bisogno.

Syn si sedette sul bordo del letto e prese l’album per vedere a cosa stava lavorando lei. Una calma intensa lo pervase quando vide un’immagine molto somigliante a se stesso...lei lo stava già cercando senza neanche saperlo.

Angelica sentì un movimento accanto a sé ed aprì gli occhi, pensando che fosse Zachary. Solo lui avrebbe avuto il coraggio di entrare nella sua camera mentre dormiva.

Fu stupita di vedere l’uomo dai capelli scuri che aveva appena disegnato, seduto sul bordo del suo letto, con in mano il disegno a cui stava lavorando. Angelica agì d’istinto, si sporse verso di lui con il palmo aperto, per esorcizzarlo come avrebbe fatto con qualsiasi demone.

“Ciao, mogliettina.” Syn la afferrò per il polso senza distogliere lo sguardo dal disegno e finì di studiarlo, prima di alzare lo sguardo ametista verso di lei.

Angelica portò un gomito in posizione, tendendo il braccio. Alzò un sopracciglio, decidendo di ignorare la parola ‘mogliettina’...i demoni erano deliranti.

Improvvisamente Syn la tirò a sé fin quando non furono a pochi centimetri, vicini ma senza toccarsi. Senza mai abbassare lo sguardo, lui si portò il palmo di lei alla bocca e baciò il simbolo improvvisamente illuminato.

Angelica smise di respirare per qualche secondo...si sentiva come se lui l’avesse eccitata con un solo gesto così semplice e seducente.

“Sei un demone davvero stupido.” disse lei, cercando di scacciare la sensazione delle sue labbra sul proprio palmo.

“Io non sono un demone.” la informò Syn. “E la tua magia non funzionerà mai su di me.” Le lasciò il polso quando il braccio di lei si rilassò nella sua presa.

Angelica ritrasse lentamente la mano. “Solo perché lo dici, non vuol dire che sia vero.” Strinse la mano intorno al polso cercando di spazzare via la sensazione della sua carne calda che la toccava. “Chi sei?”

“Puoi chiamarmi Syn.”

Angelica sentì brividi freddi pervaderla a quel nome. Pensava già a diversi motivi per cui quel nome gli si addiceva. “D’accordo Syn, perché sei qui?”

“Qui nei tuoi sogni...o qui nel tuo letto?” le chiese Syn con l’accenno di un sorriso che sfiorava le sue labbra perfette.

Cavolo, aveva ragione. Era assolutamente peccaminoso. Ricordando che gli altri sogni erano stati tutti incubi, Angelica si guardò lentamente intorno nella stanza e poi guardò di nuovo lui. “Non sto sognando...ho sentito che mi toccavi...io...ho sentito le tue labbra toccare la mia mano.”

“Solo perché stai sognando, non vuol dire che sia vero.” Syn ripeté con fascino la sua precedente affermazione.

Lo sguardo di Angelica si strinse quando lui strappò il disegno che lei aveva appena fatto sul suo album. Lui lo arrotolò con cautela invece di piegarlo, e poi lo ripose in una tasca profonda nella fodera interna del suo soprabito. Lei non poteva fare a meno di guardare le sue mani mentre si muovevano. Sembravano così lisce e intatte...proprio come i libri di storia descrivevano quelli di stirpe reale. Alla fine, lei lo guardò di nuovo e si accigliò quando vide l’accenno di un sorriso.

“Perché sei qui, sul serio?” gli chiese.

“Per tenere lontani gli incubi mentre dormi.” rispose Syn, e si appoggiò al montante dietro di sé. “Riposa Angelica, stanotte nessun incubo o demone disturberà il tuo sonno.”

Angelica scattò dal letto con il sole che filtrava dal balcone...era mattina. Guardando ai piedi del letto, si sporse in avanti e toccò il punto in cui era seduto Syn. Non c’era traccia che fosse stato lì e Angelica fece un respiro profondo. Era solo un sogno, dopotutto.

Portando le gambe giù dal letto, si alzò e sentì qualcosa cadere sul pavimento. Prese il suo album da disegno e fece per chiuderlo ma si fermò quando ricordò il sogno.

Aprendolo di nuovo, scorse le pagine e si fermò quando vide che il disegno che aveva fatto la notte scorsa era scomparso. Al suo posto c’era un bel disegno a matita di lei addormentata in questo letto. Era stato fatto con altrettanti dettagli come aveva fatto lei con lui. Nell’immagine, la propria mano era rilassata vicino al viso e lei notò il simbolo disegnato. Proprio sotto il disegno c’era la parola ‘Syn’ scritta con un’elegante calligrafia.

*****

Tabatha parcheggiò la sua auto nel parcheggio VIP del Moon Dance e scese. Aggiustandosi il vestito corto, mise le chiavi nella borsetta e si avviò verso l’ingresso. Era stanca di nascondersi in quell’appartamento solitario nell’attesa di vedere se Kriss sarebbe mai tornato a casa. L’eccitazione della folla la fece sentire già un po’ meglio.

Nick sorrise vedendola arrivare e sganciò il cordone per farla passare davanti a tutti gli altri che erano in attesa di entrare. Non lo fece perché era la migliore amica della compagna di suo fratello, lo fece perché senza Tabatha...non avrebbero fatto in tempo a trovare e a salvare Micah. Lui posò lo sguardo sulla sua spalla scoperta. L’ultima volta che l’aveva vista...quella spalla aveva una ferita abbastanza brutta, ma adesso non c’era neanche un segno. Sembrava che ci fosse una specie di fata della guarigione in città, perché era accaduta la stessa cosa alle ferite di Micah.

“Come sta andando la serata?” le chiese con curiosità quando vide una traccia di tristezza nei suoi occhi.

Tabatha gli rivolse un lieve sorriso. “Tutto bene.”

“Non ti hanno detto che sembri un bel bocconcino?” le chiese con un lampo negli occhi. Era il modo più rapido per tirare su di morale una ragazza...lui doveva saperlo, era circondato da ragazze tutte le sere.

Tabatha scosse la testa sorridendo. “Sei incorreggibile.”

“Esatto.” concordò Nick. “Quindi significa che verrai a casa con me stasera?”

“Neanche per sogno!” ribatté Tabatha con un sorriso, poi aggiunse “E poi, tu abiti al di piano sopra della discoteca, sarebbe troppo facile.”

Nick si posò una mano sul cuore e fece finta di darsi due pugni. “Tabby, dolcezza...mi ferisci. Le mie intenzioni erano del tutto innocenti.”

“Come no.” Tabatha rise, poi gli fece l’occhiolino. “Ma potrei chiederti di ballare, dopo.”

Nick le si avvicinò mentre le teneva aperta la porta. “E io potrei accettare.”

Tabatha entrò e fece un respiro profondo, amava l’atmosfera familiare. Erano passati un paio di giorni dal suo incontro con Kane e non aveva ancora notizie di Kriss. La sua preoccupazione era svanita, sostituita da una leggera depressione che solo Kriss avrebbe potuto guarire.

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