Rispetto alla nozione del tempo, le persone PAS hanno bisogno di tempo da sole, per disconnettere dalla quotidianità. In particolar modo dopo aver vissuto esperienze di elevata stimolazione, il loro corpo chiede spazio per rilassarsi, silenzio e tranquillità.
Le emozioni di una persona altamente sensibile si caratterizzano per la loro flessibilità nel librarsi in situazioni stimolanti. Lesistenza di esperienze che generano emozioni estreme è decisiva per la persona PAS. Sono capaci di godere molto di più del positivo, ma anche di soffrire molto di più per ciò che fa male.
Il sistema nervoso PAS, agendo di default, reagisce stimolato dalle emozioni generate da quanto accaduto nellambiente circostante. Il sistema limbico è la parte del cervello responsabile della produzione di emozioni, generando risposte neuro-chimiche e ormonali. In questo modo, lemozione è associata a ciò che è stato vissuto. Lemozione è un impulso inconscio, basilare e primitivo. Tuttavia, quando si ripetono le emozioni associate a esperienze simili, la persona inizia a darle un valore concreto formando un sentimento nei suoi confronti. La persona PAS esternalizza questi sentimenti attraverso una sensibilità fine e sottile.
Oltre a sentire in maniera profonda, la persona altamente sensibile, pensa e agisce come un tutto riflessivo. Senza fare caso a ciò che fanno, processano linformazione riflettendo prima di agire, attraverso losservazione dettagliata degli stimoli. Allo stesso modo sono capaci di captare messaggi nascosti di altre persone, rendersi conto di segnali che si trasmettono senza dire nulla, grazie alla loro empatia. La dottoressa Bianca Acevedo (2014) ha studiato la parte del cervello adibita allo stimolo dei neuroni specchio, responsabile dellesistenza dellempatia. Si è riscontrata maggior incidenza di questo tipo di neuroni nelle persone altamente sensibili. In questo senso, le persone PAS hanno quella capacità innata di riuscire a mettersi nei panni degli altri e sapere cosa sta sentendo laltra persona. Daltro canto, possedere suddetta capacità non implica necessariamente nessuna tensione nellagire su di essa.
IRENA 5 ANNI
Quando la madre di Irena decise di affidarsi a una consultazione psicologica, aveva passato anni sopportando i commenti durante i pasti in famiglia e incontri con amici. Con la migliore delle intenzioni, nonni, zii, cognata e amici mostravano il loro interesse verso la salute psicologica di Irena. Molto lontani dallimmaginarsi che in lei non ci fosse niente che non andasse, erano loro che stavano mettendo da parte lattenzione per la diversità in quanto personalità. Le frasi si ripetevano ogni fine settimana: Che dice il suo pediatra?, Alla sua età dovrebbe mangiare tutto, come fanno i miei figli, A scuola ha amici? La vedo così silenziosa, Le hanno fatto fare esami per vedere se è superdotata, iperattiva, o se ha qualcosa?Non sembra che sia felice, Deve piangere per tutto?Quando sarà più grande chi la difenderà?, Deve sempre dire di no a tutto?Tutti i bambini stanno giocando tranne lei.
La madre di Irene si sentiva molto a disagio di fronte a simili commenti. Allo stesso tempo sapeva che sua figlia era intelligente almeno quanto la media. Così come affettuosa, allegra, felice e sensibile. Aveva anche osservato comportamenti simili nelle bambine della sua scuola, la qual cosa le trasmetteva tranquillità. Per questo, tardò nellandare a una consulta psicologica, per evitare che mettessero unetichetta a sua figlia, perchè il suo intuito le diceva che Irena semplicemente sentiva e si rilassava in maniera diversa rispetto ai suoi coetanei o ai figli dei suoi amici. Quando alla fine cercò aiuto professionale, le confermarono che non cera nessun disturbo. Passato un podi tempo, per caso, scoprì sul web, che esistono i BAS, bambini altamente sensibili, dando così soluzione al mistero del perchè Irena si comportava e sentiva la vita a suo modo.
JANE 38 ANNI
Jane aveva passato tutta la vita cercando di piacere alle persone che la circondavano, anche se questo implicava malessere per se stessa e la consapevolezza di perdere sempre di più autostima per il suo comportamento. Da piccola era una bambina obbediente, incapace di dire quello che pensava per non ferire i sentimenti dei suoi genitori. Da adolescente non aveva giudizio proprio, si lasciava schiacciare come diceva lei stessa, soprattutto da sua madre, che la manipolava costantemente per fare in modo che fosse la figlia che aveva progettato. La sua giovinezza si riempì di problemi relazionali con gli amici, visto che non poteva prendere le sue decisioni, non aveva imparato a farlo. Anche questo le portò problemi di coppia, Jane era così empatica che dava tutto senza chiedere nulla in cambio, lasciando che la sua paura per linsuccesso se impossessasse di lei.
Lesperienza più traumatica raccontata da Jane, fu convivere con un partner che si comportava come se il mondo gli girasse intorno e che aveva un senso esagerato della sua importanza e dei suoi diritti. In terapia scoprì che il suo partner era un narcisista, una persona che aveva bisogno di essere al centro dellattenzione e di elogi continui, quindi doveva lodarlo di continuo per ottenere la sua approvazione e se non lo faceva veniva punita.