Poiché non davo alcun segno di miglioramento, decisero di portarmi da un tale noto per essere un guaritore. Entrando a casa sua, restai sorpreso per la quantità di flaconi, lodore, il suo modo di vestire, il suo aspetto. Fece un cerchio con il fuoco e iniziò a curarmi. Mi disse che avevo ben quattro mali su di me, uno per ciascuna direzione, che si stavano impossessando di me, per farmi sparire del tutto. In quel preciso momento, i suoi pantaloni presero fuoco, qualche fiamma doveva averlo colpito, mi disse che ciò che portavo con me era molto forte, che si stava incarnando. Mi chiese di tornare poiché per un lavoro ben fatto servivano almeno altre quattro visite.
Mi sentivo un po meglio, ma durante la notte continuavo a sentire questa voce: non cè alcuna via duscita, ormai sei nostro,e poi come se qualcuno mi avesse costretto, andai in cucina, aprì il cassetto della credenza e presi il primo coltello che mi capitò, fallo non aver paura. Guardavo come il coltello entrava nella mia pelle, creava un solco tra la mia carne, non sentivo alcun dolore, il sangue scorreva lungo il mio braccio, poi passai allaltro polso, non sentivo nulla. Il pavimento si era colorato di rosso, ci hai chiamato, siamo qui, unisciti a noi.
Quando riaprì gli occhi ero disteso su un letto con mani e piedi legati. Era tutto bianco, ma non si trattava di un ospedale, era una stanza improvvisata con qualche lenzuolo, sicuramente mi avevano dichiarato matto, suicida, un malato incurabile. Una signora stava a fianco a me. Passava casualmente per la strada e vide cosa stava succedendo dentro, si prese cura di me insieme alla mia famiglia. Prima di andarsene mi disse, vieni a sopprimere le ombre, cogli dei fiori dal tuo giardino, mi diede un indirizzo e se ne andò.
Stavo talmente male che il giorno successivo mi portarono come meglio poterono nel posto che mi aveva indicato. Con grande sorpresa, ad aprirci era la stessa donna, ma quando ci salutò sentimmo che la sua voce era diversa. Mi chiese di sedermi su una sedia di legno, proprio sotto allunico raggio di luce che entrava in quella stanza angusta, da lì era possibile vedere in lontananza la collina, quella della grotta. Si dirisse verso di me con una voce che non era quella del giorno precedente, né tanto meno quella della mattina. Mi disse di avermi parlato alla collina e che io non le avevo dato ascolto. Quella voce era la sua, non chiamarli per favore, in seguito ha messo diverse piante lungo la mia strada per allontanare il male, ma io non ne avevo approfittato ed era per questa ragione che mi sentivo così, perché cerano cose brutte in quel posto. Con unaltra voce, mi disse che la tana, Xicuco, era pronta ad aiutarmi e che avevano chiamato la collina dellElefante per avere più forza nella battaglia.
Non posso descrivere con esattezza ciò che stava accadendo. Stavo in uno stato di trance, era tutto molto confuso, le ombre volteggiavano intorno a me, i rumori andavano e tornavano, le voci non si fermavano, mi gridavano parolacce o mi imploravano. Persi la misura del tempo, non so nemmeno in quale momento mi sia alzato e ripetevo ciò che la signora mi diceva.
Per lultima parte della guarigione avevano un ruolo centrale i fiori che colsi nel giardino. Li passò lungo il mio corpo per diverse volte, ancora e ancora, infine mi disse di lasciarli andare nel fiume. Quando me ne andai era tutto molto nitido, mi sentivo rinato, riuscivo a camminare da solo e non sentivo più alcun dolore. Mi recai al fiume e lasciai cadere i fiori, quando alzai lo sguardo vidi i tre anziani che mi avevano guarito, scomparvero in un batter docchio. Nella mia mente ho sentito, vieni, ma non chiamarli.
Tláhuac, Città del Messico.
16/marzo/2016
Qui non succede niente
A Claudia per averci aperto gli occhi su ciò che ci circonda
Ciò che sto per raccontarvi ebbe inizio quando Claudia vide uno strano tipo in piedi tra il lavandino e il frigorifero; indossava una maglietta bianca, un paio di jeans e uno zaino nero. La mia vicina non ricorda di aver visto i suoi piedi. Mi disse che era uscita per vedere chi le avesse detto: Buona sera. Non vedemmo proprio nessuno. Cercammo in cortile, per le scale, fino allultimo piano, nel piccolo bagno sgangherato, in cima allalbero, niente. Dal portone non era uscito nessuno, ma era certa che qualcuno fosse stato lì, avevamo la strana sensazione di essere osservate ma di non riuscire a vedere nessuno.
La zona in cui viviamo è molto vecchia, come qualunque altro quartiere in città. Le pareti sono ricoperte di muffa a causa della pioggia, mancano pezzi dintonaco, ci sono crepe decennali, provocate dai numerosi terremoti, il grande cortile è davvero trascurato. Insomma sta cadendo a pezzi. Nessuno sa chi sia il vero proprietario. Il nostro locatore dice che si tratta di una vedova, sicuramente molto ricca perché possiede altri stabili. Facendo delle ricerche, qualcuno mi disse che tanti anni fa qui accadde qualcosa di molto brutto, ma non so cosa.
La vita qui è sempre uguale, scorre veloce, gente che entra ed esce a qualsiasi ora, era comune vedere persone nuove che venivano a trovare qualcuno o solo per vedere cosa potessero rubare.