Io fossi in te farei un pensierino anche alla Via Ferrea, proseguì l'altro. È un po' pericolosa, ma proprio per questo beh, in bocca al lupo. E mi raccomando: naturalmente noi due non ci siamo mai detti niente. Ciao, e fatti sentire quando torni disponibile.
Già. La Via Ferrea. Quante volte ci aveva pensato, per evitare trafile burocratiche e ingranaggi da ungere per convincere questo o quello. Se non fosse stato per la grande distanza e per i suoi pericoli intrinseci Ma certo in questo caso poteva essere una soluzione valida.
Prima però bisognava pensare all'energia. Inserì a sistema i dati necessari e attese che l'elaboratore gli restituisse alcune sue ipotesi di percorso, con tempi e distanze. Ulisse le studiò un pochino e poi scelse quella che ritenne migliore.
Chissà a che punto sono di sotto, pensò. A quest'ora il pranzo dovrebbe essere già pronto.
Attivò il collegamento interno.
Lucrezia, Gisella. Ciao. È già tutto pronto per mangiare?
Sì, dacci solo il tempo di salire. Anche se qui abbiamo poca energia.
Tranquilli, la situazione è sotto controllo. Ma quando sarete su abbasserò il livello energetico della nave. Poi vi spiego tutto.
Allora ci vediamo tra cinque minuti in sala da pranzo. Anzi, facciamo dieci.
A dopo allora. Chiudo.
Schiacciò l'altro bottone.
Ciao Augusto, e anche Vittorio. Ho due domande da farvi. Sono terminate le analisi del carico? E, se sì, pensate che potremo azionare i generatori di energia endogeni, e con che risultati?
La risposta arrivò un po' disturbata, ma comunque chiara.
Tutto a posto, anche di più. Come energia ne potremmo anche riuscire a vendere, a lavorarci un pochino.
Era già da qualche tempo che Augusto gli suggeriva di sfruttare meglio dal punto di vista energetico il carico imbarcato, soprattutto quello organico. Sosteneva che con un certo investimento avrebbero potuto trasformare quella che ora era semplicemente una nave da trasporto in una stazione di vendita e di ricarica ambulante, con discreti ulteriori profitti e con l'ulteriore vantaggio di non doversi spostare senza sosta e a velocità folli da un settore all'altro dell'Universo. L'idea era buona, ma bisognava lavorarci su ed investirci. E, soprattutto, forse il capitano non era ancora pronto, dopo una vita passata a fare il corriere, a trasformarsi dall'oggi al domani in produttore di energia e venditore autonomo.
Benissimo, grazie. Ci vediamo a pranzo fra un po'.
Ulisse non poté fare a meno di pensare che il suo era davvero un bell'equipaggio. Un quartetto in gamba, ben assortito, che in tanti anni non gli aveva dato proprio nessun problema. Solo Lucrezia e Augusto l'avevano messo in difficoltà una volta, di recente, quando gli avevano chiesto di unirli in matrimonio. Più che altro la richiesta l'aveva colto di sorpresa e impreparato. Aveva acconsentito volentieri, pur consapevole che quello avrebbe potuto essere l'ultimo viaggio insieme a loro e che probabilmente avrebbe dovuto cominciare a pensare a come poterli sostituire. Mah, un problema alla volta, pensò. Comunque, beati loro.
Appena le spie dell'ascensore e dei cercapersone segnalarono che tutto l'equipaggio era radunato sul suo stesso piano, Ulisse abbassò il livello energetico della nave, ed anche la sua cabina cadde in una specie di penombra. In compenso, i finestroni affacciati sul mondo acquistarono risalto, le luci delle stelle e dei pianeti diventarono brillanti puntini luminosi nel buio dando spettacolo, quello spettacolo meraviglioso che in fondo lo aveva convinto a scegliere di intraprendere quel tipo di vita. Ed egli rimase lì fermo qualche minuto a gustarselo, assorto in silenziosa contemplazione.
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Erano trascorse diverse settimane da quel giorno a ridosso di Deltoide: giusto il tempo di fare un rabbocco di energia - così per precauzione visto che, a detta di Augusto, anche solo i generatori endogeni sarebbero stati sufficienti e di avvicinarsi alla Via Ferrea senza transitare troppo in prossimità di nessuna delle navicelle di perlustrazione confederali.
Il comandante radunò in cabina il suo piccolo equipaggio.
Stiamo per affrontare una situazione davvero molto difficile per un'astronave della nostra stazza, e mi serve il massimo aiuto da tutti voi. In qualcosa di molto diverso dal solito, voglio dire. La Via Ferrea è una zona relativamente ricca di microcorpi cosmici di diverse forme e composizione. Anche i meno grandi di loro, se trascurati e non affrontati nel modo giusto, potrebbero mandarci ko. Come già vi ho accennato, noi abbiamo essenzialmente due modi per fronteggiarli: il migliore è evitarli. L'altro modo è di sminuzzarli e disintegrarli con le nostre armi. I normali sistemi automatici di navigazione non sono sufficienti: serve anche l'occhio umano, anzi tanti occhi; molta, molta attenzione, e buoni riflessi. È per questo che da qualche settimana vi ho chiesto di impratichirvi con Asteroids, un videogioco in cui le problematiche sono più o meno le stesse.
E la cosa durerà non poco, proseguì Ulisse. Da quando quella luce diventerà rossa o arancione fino a quando ritornerà verde, potrebbero trascorrere anche tre o quattro giorni. Dormiremo a turni di sei ore. Mentre uno riposa, due degli altri staranno alle finestre laterali, ed uno mi affiancherà sempre ai comandi centrali. Io probabilmente dormirò qui, forse un po' meno degli altri. Cominciamo già da adesso, ognuno alla sua postazione.
Passò quasi un'oretta, durante la quale il capitano continuò a dare spiegazioni e a rispondere a domande e dubbi di vario genere, prima che la famosa spia diventasse arancione. E da quel momento furono quasi tre giorni di continua lotta e di guerra estenuante, al limite delle loro possibilità e della loro resistenza fisica, contro corpuscoli e detriti di ogni genere. Molti di essi, pur essendo estremamente piccoli e vicini gli uni agli altri, dovevano essere davvero recenti se la gravitazione universale non era ancora riuscita a farli avvicinare tanto da farli unire e compattare tra loro. Alcuni, tra cui un foglio di lamiera di qualche metro quadrato, sfuggirono completamente al controllo di radar e sensori e non si riuscì a fermarli in tempo, ma fortunatamente non apportarono danni rilevanti alla struttura esterna. Moltissimi furono i piccoli detriti metallici catturati dalle apposite mega-calamite di cui la nave disponeva. Vennero utilizzati questi e, per la prima volta, anche altri dispositivi in dotazione all'astronave e mai usati prima: i potentissimi fari sia a luce normale che a infrarossi; il dispositivo di protezione a rete per il ponte di comando e per altre zone della nave; i sensori di radioattività e di raggi beta e gamma. Alcuni altri, purtroppo, risultarono inutilizzabili, perché dopo anni senza manutenzione si rivelarono non funzionanti.
In quei tre giorni terribili la famosa spia rimase rossa per buona parte del tempo, e ben pochi furono i periodi arancioni di relativa tranquillità, durante l'ultimo dei quali il capitano annunciò a tutti: Coraggio ce l'abbiamo quasi fatta!. Ed infatti di lì a neanche un'ora la spia arancione ritornò verde.
Ragazzi, ci siamo. È il momento. Sto per aprire i portelloni di carico. Augusto, Vittorio: controllate che non ci siano intoppi e tutto sia a posto. Anche il reparto organico: ora non ci serve altra energia, ma solo di essere leggeri e veloci il più possibile. Al mio tre: uno, due tre!
Fu allora che l'Ulisse Volante, per la prima volta nella sua lunga, umile ma onesta carriera, scaricò nello spazio il suo carico di milioni di teragrammi di eterogenea spazzatura. Una trasgressione alle leggi fderali; ma a mali estremi, estremi rimedi, pensò il comandante sentendosi alleggerito dentro non meno della sua nave.