Guido Pagliarino - Il Terrore Privato Il Terrore Politico стр 7.

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Guarda che, Vittorio, per la prima vittima il Mostro si sarebbe introdotto dal giardino attraverso una finestra.

Lo so che cè codesta ipotesi, ma essa non può farci escludere affatto che lomicida sia stato invece ammesso in casa dalla vittima. È certo soltanto che nessuna porta dingresso è risultata forzata in alcun caso.

Il Mostro potrebbe aver avuto le chiavi delle abitazioni? avevo suggerito.

Dalle stesse vittime?

Mah, no, io penserei a copie false realizzate preventivamente, non so, facendosi un calco in qualche modo.

Mica è così facile, sai? Solo nei film riescono a prendere nascostamente impronte della chiave sulla cera e a ricavarne copie perfette. I fabbri non lavorano mica così, partono da un originale o, se la chiave non cè, lavorano direttamente sul serramento, certe volte limitandosi a sostituire lintera serratura. Semmai, penserei a un grimaldello, che può aprire facilmente una porta se cè solo il mezzo giro, a parte che oggigiorno la gente, di norma, chiude a più non posso, anche se in quel momento si trova dentro: a destra, a sinistra, sopra e sotto aveva fatto più volte il gesto di girare in unimmaginaria toppa unaltrettanto inesistente chiave e penso che il mezzo giro che hanno poi trovato entrando i parenti e, per la Scrofagnocca, la Polizia fosse la ovvia conseguenza del fatto che lassassino, ogni volta, sera tirato dietro la porta scappando, non che ci fosse già stato il semplice scatto quandera arrivato, se non nel primo caso, dato che la domestica aveva dichiarato a Evaristo daver lasciato lei, uscendo, il mezzo giro come dabitudine: immagino che la povera signora Tron si sentisse sicura grazie al muro di cinta della villetta e, daltra parte, lei o la domestica avevano aperto le finestre al piano terra per far circolare laria, poiché quel giorno faceva caldo, e non avrebbe avuto senso serrare a tre mandate lingresso. È determinante, daltronde, il fatto che tutte le uccise erano in casa e quindi, se lassassino avesse armeggiato alla porta cercando dentrare, lavrebbero sentito. Dunque, se nel caso Capuò Tron egli può essersi ficcato in casa scavalcando recinzione e finestra, per gli altri delitti qualcuno deve avergli aperto dallinterno: immagino le vittime stesse.

Senti, Vittorio, anche se forse la mia idea è un po da telenovela, lomicida non avrebbe potuto essere lamante di ciascuna delle quattro donne e, quindi, ognuna di esse averlo ammesso in casa senza sospetti?

Amante di tutte? Idea un po eccessiva, effettivamente, anche se non da escludere al cento per cento. Però, che dire di quellanziano barbone pulcioso ed etilista? Anche lui amante del Mostro?.

Oh, se è per questo, ci sono tali e tanti gusti sessuali ributtanti, Vittorio! Pensa a chi va addirittura con una bestia, il che mi sembra anche peggio dellaccoppiarsi con un vecchio ubriacone pulcioso.

Già; e detta per inciso, non mi sento descludere che vengano ammessi malauguratamente in futuro anche matrimoni con un animale o, che so, che siano legalizzate altre depravazioni come il sesso pedofilo: ormai sono tanti i politici privi della morale naturale, gente immersa nel pensiero debole3 che si preoccupa solo di seguire il mutevole sentire dei propri potenziali elettori; ma tralasciando le preoccupazioni moralistiche, torniamo al caso del Mostro: se lassassino è sempre lo stesso per tutti e cinque gli ammazzati, possiamo supporre che tanto il clochard che le quattro donne lavessero conosciuto dapprima: senza però bisogno desserne stati gli amanti! Nondimeno, il Cipolla potrebbe essere stato ucciso non dal Mostro da quel serial killer, ma da un ammiratore-imitatore del medesimo, oppure da un nemico personale che voleva depistare le indagini usando il metodo del Mostro.

Daccordo, Vittorio.

Non è comunque improbabile che il serial killer conoscesse almeno tre delle uccise e che le stesse gli avessero aperto la porta, e inoltre cè unaltra cosa: ho il sospetto che i morti si fossero tutti conosciuti lun laltro, in passato, e anzi in due casi, secondo una confidenza di Evaristo, è quasi sicuramente così: domattina verificherò, di persona qualcosa al riguardo e, se andrò a segno, ti riferirò, anche per il tuo giornale, mentre se sarà un fiasco, nossignore.

Qui aveva affrontato il secondo piatto, portato già da un paio di minuti da una gentil signora, funghi autunnali e fiori di zucchine impanati e fritti, non proprio il massimo al fine duna buona digestione, soprattutto per uno stomaco ultra ottantenne come il suo.

La mattina dopo, in ottima salute, Vittorio era andato allAnagrafe, chiedendo dun dirigente che conosceva perché, come lui stesso, era parrocchiano di Santa Barbara.

Sapendolo questore emerito, trascurando la legge sulla privacy il conoscente gli aveva messo a disposizione un archivista e, col suo aiuto, lamico aveva saputo quali fossero state le professioni delle cinque vittime, secondo le loro vecchie carte didentità. Aveva scoperto, via, via, che anche la Capuò Tron, la Piccozza Ferini e il Cipolla, per molto tempo, avevano svolto il lavoro di magazziniere. Restava da vedere dove: anchessi nella stessa fabbrichetta di porte per docce?

Nel pomeriggio Vittorio aveva avvisato telefonicamente il commissario Sordi della coincidenza, suggerendogli dindagare negli archivi dellUfficio di Collocamento torinese per scoprire in quali ditte quei tre fossero stati magazzinieri: Mi chiedo, Evaristo, se fossero stati occupati nella stessa azienda dove avevano lavorato la Peritti e la Scrofagnocca.

Aveva informato anche me, come sera daccordo nel caso di sviluppi. perché riferissi a Carla e questa ne ricavasse un articolo.

Era stato pubblicato la mattina seguente, in prima pagina. Su richiesta di Vittorio, lautrice sera attribuito il merito della scoperta presso lAnagrafe, ché il mio amico non aveva voluto figurare sui media; maveva detto al telefono: Non è tanto per modestia che non voglio essere nominato, ma per buona prudenza, perché mica voglio trovarmi in casa il mostro a bucarmi il cranio col punteruolo, alla mia veneranda età. Dal tono lavevo indovinato sorridente.

[Da La Gazzetta Libera]

Tutti gli uccisi dal Mostro dellOrecchio

erano stati magazzinieri. Coincidenza?

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Le vittime si conoscevano? Potrebbero

essere a rischio anche loro ex colleghi?

Carla Garibaldi

È tristemente noto che sono arrivate ormai a cinque le vittime del Mostro dellOrecchio, tutte ammazzate con un acuminato punteruolo piantato nellencefalo attraverso lapparato uditivo.

Ricordiamo che si chiamavano Maria Capuò Tron, Giovanna Peritti vedova Verdani, Margherita Piccozza Ferini, Alessandro Cipolla e Mosca Scrofagnocca.

Mentre lidentità e lo stesso profilo psicologico dellassassino restano purtroppo celati, un particolare nuovo è emerso ieri, da una nostra ricerca negli archivi dellAnagrafe torinese. Tutti gli uccisi e non solo, comera già noto alla Questura, la Peritti e la Scrofagnocca avevano esercitato per anni il lavoro di magazziniere. La Capuò Tron aveva smesso di lavorare dopo il matrimonio, comè risultato dai confronti con le sue successive carte didentità, dalle quali ella risulta casalinga. La Piccozza Ferini, sempre secondo i documenti, aveva abbandonato il lavoro solo alcuni anni dopo le nozze, forse perché il marito, poi dirigente bancario, era ancora allinizio della carriera e uno stipendio non sarebbe stato sufficiente. Il Cipolla aveva smesso il lavoro di magazziniere solo quandera andato in pensione. Quanto alle altre due assassinate, la Scrofagnocca era ancora attiva al momento della morte, presso un magazzino di sanitari, mentre la vedova Verdani, pensionata da circa un anno al momento della morte, aveva tuttavia abbandonato il lavoro di magazziniera molto prima, quando sera sposata con un commerciante cui aveva poi dato il proprio aiuto.

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