Rebekah Lewis - Sotto La Luna Del Satiro стр 7.

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«Non ti arrabbiare, Lily. Sei stata tu a chiedermelo.»

«Oh, non sono arrabbiata. Sono troppo occupata a fare pensieri vogliosi e da troia sul prossimo uomo sul quale userò i miei trucchi da succuba. Non fare caso a me. Forse il ranger in servizio ha voglia di una sveltina.»

Non avevano parlato molto, da quel momento in poi. Avevano camminato fino a quando la mancanza di luce li aveva costretti ad accamparsi. A quel punto, Donovan si era offerto di raccogliere della legna da ardere, mentre Lily era andata tra i cespugli per fare i suoi bisogni. Dopo aver finito di montare la tenda da sola, si era accorta che ancora non era tornato e una lieve preoccupazione laveva assalita. Un po di tempo dopo, si era resa conto che si era portato via lo zaino. Con la mappa. Aveva scoperto anche di non aver recuperato la bussola, dopo che era caduta tra i cespugli. E Donovan aveva laltra con sé. Laveva abbandonata lì ed era stato un atto premeditato.

Lily sapeva di non doversi muovere, ma se Donovan si fosse perso? Eppure, si era portato dietro tutte le sue cose senza dire nulla. Laveva davvero lasciata da sola nei boschi, tornandosene a casa? Oppure voleva solo spaventarla? Lily aveva sempre avuto un discreto senso dellorientamento. Se avesse usato la posizione del sole come guida, tutto sarebbe andato bene. Avrebbe camminato nella direzione giusta fino a incontrare una torre della guardia forestale o una strada e lì avrebbe chiesto aiuto. Se il suo cellulare non avesse smesso di funzionare, avrebbe potuto chiamare qualcuno o avrebbe potuto usare il GPS o una bussola digitale. Ma la Legge di Murphy era una brutta bestia e al momento Lily ne era in balia.

Capitolo due

«Sei un idiota.» Adone sfregò il pollice sul freddo anello dacciaio che teneva allanulare destro. Era severamente tentato di trasformare il suo tirso in un pugnale per porre immediatamente fine alla miserabile esistenza di Donovan. Voleva che Lily Anders fosse impaurita e smarrita nella foresta, ma focalizzata sulla propria sopravvivenza, non piena di dubbi sulle proprie doti come amante. «Ti ho detto di svignartela e di lasciarla da sola fra le montagne. Quando mai ti ho chiesto di mollarla e di farla piangere?»

Aveva davvero, davvero voglia di pugnalare quellumano. Per sua fortuna, Adone non era un assassino. Donovan ODonnell, possessore di nome ridondante e allitterato, dal suono talmente irlandese da rendere sorprendente il fatto che non avesse capelli rossi e lentiggini, si infilò la mappa e la bussola nelle tasche dei pantaloncini color kaki e aprì la bocca, come sul punto di replicare con fare saccente.

Tuttavia, come il suo sguardo cadde su qualcosa di inaspettato, Donovan richiuse la bocca e sbatté le palpebre. I suoi occhi si spalancarono, mentre fissava le corna di Adone, illuminandole con la luce della torcia che teneva tra le mani tremanti. Desolato, umano. Non è unillusione ottica. Visto il tempo che ci aveva messo per raggiungere il punto dincontro, la pioggia doveva aver rallentato lumano, che non era tipo da escursioni allaria aperta. Se non altro, sapeva leggere una mappa e una bussola e, alla fine, ce laveva fatta.

«Potresti smetterla di puntarmi quella cosa addosso?» chiese Adone, strizzando gli occhi. La luce si abbassò, ma non si spense. Come previsto, quando il raggio illuminò gli altri attributi da satiro, lumano sussultò per la sorpresa. Sì, degli zoccoli.Ooh, ahh. Spaventoso. Deve essere Lucifero. Deve essere malvagio. Diventa ogni volta meno divertente. Adone portava il nome che era diventato sinonimo di bellezza maschile, eppure quelli che lo vedevano senza lincanto della magia tremavano dalla paura e dal disgusto. Non me lo meritavo. Non mi sarei nemmeno dovuto trovare sulla montagna quella notte. Ariston gli aveva raccontato del sacrificio di Dioniso e Adone lo aveva convinto ad accompagnarlo. Se Ariston non glielo avesse detto, se non gli avesse offerto unoccasione per far ingelosire Afrodite, Adone non ci sarebbe mai andato. Strinse gli occhi al ricordo, il suo sguardo fisso su Donovan e la sua torcia tremolante.

Quando il mortale indietreggiò di molti passi, Adone si spazientì. Lincantesimo che lo faceva sembrare umano era sparito ore prima, al calar del sole e non poteva in alcun modo celare la propria natura di notte. Sebbene inizialmente avesse tenuto docchio lumano, Adone se ne era andato dopo che lidiota aveva definito la ninfa una succuba, per paura di non riuscire a trattenersi e interferire. Ma Donovan non si era presentato nel luogo dellincontro allora stabilita e Adone si era dovuto mettere a cercare limbecille, convinto che ci avesse ripensato. Non lo aveva fatto, il che provava ulteriormente la sua stupidità. La ninfa era di una bellezza che meritava di essere apprezzata.

«Non volevo che accadesse» rispose Donovan, arretrando e inciampando nel terreno accidentato. Dove diamine lo aveva trovato, questo patetico smidollato? Convincerlo ad abbandonare la sua ragazza era stato fin troppo facile e per pochi soldi, in confronto agli standard delle Industrie Bach. Diecimila dollari, ecco quanto gli ci era voluto per ferire emotivamente la fidanzata. Diecimila dollari e Lily Anders non era che un ricordo lontano. Donovan non aveva negoziato per ottenere un prezzo migliore e non aveva neanche finto di essere offeso dalla proposta.

«Potevi anche non desiderare che accadesse, ma è accaduto. Sono tentato di non pagarti affatto. Ora devo rimediare ai tuoi errori, il che è difficile, visto che non posso semplicemente apparire dal nulla e rassicurarla che andrà tutto bene.»

«Ma io ho firmato un contratto»

«Non me ne frega niente. Non hai rispettato i termini, perciò ho tutto il diritto di invalidarlo.»

Donovan iniziò a farfugliare frasi incoerenti. Sostenne di non essere una persona cattiva. Giurò di amare Lily. Tentò persino di giustificarsi dicendo di non guadagnare abbastanza per vivere da solo e di avere bisogno della somma stipulata nel contratto con le Industrie Bach per poter far fronte alla rottura con Lily.

Secondo il contratto, non ci sarebbe dovuta essere nessuna rottura. Se ne sarebbe dovuto andare e basta, lasciare larea e tornare a casa. Gli era stato assicurato che Lily sarebbe stata al sicuro, che faceva tutto parte di un esperimento sociale un reality show di sopravvivenza. E Donovan non aveva fatto domande, prima di firmare lungo la linea tratteggiata. Aveva persino sorriso, facendolo. Stronzo.

«Firmando, hai rinunciato al diritto di preoccuparti per Lily. Ti abbiamo tenuto docchio per assicurarci che mantenessi la parola data, quindi sappiamo che hai iniziato subito a cercare una ragazza per rimpiazzarla e prendersi cura di te, dopo. Sapevi che la relazione con Lily non sarebbe sopravvissuta, se fosse riuscita a ritornare a casa.»

«Che significa se? Cosa accadrà a Lily? Pensavo avessi detto che sarebbe stata al sicuro.»

«Oh, ti preoccupi per la ragazza adesso? Non ricordo avessi mai posto questa domanda prima. Perché?»

Donovan spostò il peso da un piede allaltro, a disagio. Il suo sguardo si concentrò nuovamente sugli zoccoli e rabbrividì. «Ho dato per scontato che volessi portarla a letto. Voglio dire, è davvero stupenda. Una ragazza abbandonata nei boschi Sembra la trama di una pessima storia damore o di un porno. Ma con tutti i reality show che ci sono oggi in TV, credevo fosse qualche strano colpo di scena. Per di più, la settimana scorsa ho visto la pubblicità di un programma di sopravvivenza e ho fatto due più due. Considerato il tuo, ehm, costume» Donovan guardò i piedi di Adone. «E come ci stessi spiando, chiaramente, dal momento che sapevi della rottura.»

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