Dakota Willink - Inviolata стр 6.

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Ehi, papà, lo chiamai allegramente mentre mi dirigevo verso di lui. Lui sorrise quando mi vide, evidenziando ancora di più le sue rughe sul suo volto abbronzato.

Cadence! Come stai, ragazza? Sopravvissuta al primo giorno?

Chiedimelo domani. Non è ancora finito, scherzai.

Dillo a me. É solo il primo giorno e già ho una carrucola di una delle tende del palcoscenico che si è rotta. Tua mamma era pronta per essere già legata.

Sono sicura che poi mi racconterà tutto, dissi ridendo. Laltra sera a cena ti ho sentito dire che eri un po a corto di personale questestate. Sono venuta a offrirti un po di aiuto. Vorrei che tu incontrassi Fitzgerald Quinn e Devon Wilkshire. Ho pensato che i lavori di manutenzione sarebbero una scelta perfetta per loro. Sono sicura che avrai parecchio lavoro per tenerli occupati.

E di questo ne ero certa. Mio padre era fantastico e io lo amavo profondamente ma era un tipo che non perdeva tempo. Dopo tutto era il capo carpentiere di tutti gli edifici del campeggio. Era il suo sudore che rendeva fattibili le visioni di mia madre. Cerano ben pochi dubbi che avrebbe fatto in modo che quei ragazzi avrebbero finito lestate con ben più di qualche callo sulle mani. Se fossi il tipo di ragazza che scommetteva avrei scommesso che anche Fitz e Devon lo sapevano. Potevo sentire le loro occhiatacce senza aver bisogno di guardarli.

Sono sicuro che avrò ben più di un po di lavoro per tenere occupati questi ragazzi! disse ridendo mio padre. Girandosi verso Fitz e Devon, si pulì con uno straccio il grasso dalle mani prima di allungarle per stringere le loro. Piacere di conoscervi. Sono Jameson Riley, ma tutti qui mi chiamano signor Jimmy. In che alloggio staranno i ragazzi?

Devon e Fitz si girarono verso di me con aria interrogativa.

Oh, non ve lho detto? chiesi con finta innocenza. Siamo al completo questanno, perciò starete qui, nel solaio del fienile.

Sorrisi e girai I tacchi, lasciando entrambi fissarmi sbalorditi mentre me ne andavo.

3

Fitz

Incazzato da morire, gettai il mio borsone sul materasso nel solaio del fienile. Chiamarlo materasso era una forzatura. Era in realtà una grossa imbottitura distesa sopra un paio di balle di fieno. Sì, fieno. Stavo per dormire come un dannato aiutante di una fattoria. In un certo senso lo ero. Solo che non ero pagato per stare lì.

Questa è colpa tua, aggredii Devon. Avresti potuto tenere la tua bocca chiusa, ma no. Hai dovuto fare il cazzone e ora quella pollastra ci tiene sotto tiro. Voglio dire, ci ha fatto diventare dei fottuti manutentori!

Mi fece un cenno con la mano mentre tirava fuori poche cose dalla sua borsa.

Io? Credo che tu labbia fatta incazzare per primo quando lhai chiamata dolcezza. Seriamente, amico. Hai visto la sua faccia?

Già, probabilmente non avrei dovuto farlo, ammisi.

Rilassati. Questa sera non è andata così male. Tutto quello che ci ha fatto fare il signor Jimmy è stato spazzare la sala principale. A che altro poteva assegnarci la signorina coi pantaloni Cadence? Pensavi che ci avrebbe incaricati di insegnare ballo?

Già, certo, dissi ridendo. Lidea era ridicola. Onestamente, forse hai ragione. Hai sentito il curriculum di quella ragazza, Sophie? Non ci avrebbero assegnato a nessuno degli studenti di questo posto. Non sappiamo nulla di queste stronzate artistiche. Solo i migliori insegnano qui.

Oh, già. Sophie era decisamente il meglio. Il tipo che mi fa desiderare di essere assegnato come maestro di danza. Non mi dispiacerebbe che ballasse attorno al mio uccello.

Alzai incuriosito un sopracciglio.

Cosa è successo alla suonatrice di flauto? Non era vecchia abbastanza?

Oh, diavolo no. Ti ho detto che non avrei fatto quellerrore. Non lhai vista allincontro dei capi del campeggio? Si chiama Jessica e ha ventanni. É alla sua seconda estate di insegnamento qui. É con i musicisti, mi disse. Fece un sorriso subdolo e aggiunse, sto per andare a incontrarla fra pochi minuti.

Sogghignai.

Porterà il flauto?

Spero di sì, disse Devon alzando le sopracciglia.

Scossi la testa e risi.

Ti muovi in fretta, amico. Divertiti.

Perché non vieni con me? Forse ha unamica.

No, va avanti. Credo che andrò in bagno a farmi una doccia.

Non fare la fighetta. Vieni con me, insistette Devon. Per un attimo considerai lidea di andare con lui. Se la sua suonatrice di flauto avesse avuto unamica, un po di compagnia femminile avrebbe potuto distrarmi dalla misera situazione in cui ero finito. Il problema era che non volevo una donna qualsiasi a farmi compagnia. Ne volevo solo una.

Cadence.

Non avevo idea del motivo per cui la volevo. Era una rompipalle, una pignola sotuttoio. Se la sua rigida postura rispecchiava in qualche modo quello che aveva dentro, avrei detto anche puritana.

Era anche off limits. Il frutto proibito.

Solo che non riuscivo a smettere di pensare a lei. Non aveva senso, non era neppure il mio tipo.

Diedi unocchiata a Devon che stava indossando un paio di mocassini di pelle. Ebbi il desiderio di dirgli quello che stavo pensando su Cadencela ragazza il cui profumo di vaniglia era come una droga che non avrei mai voluto mai smettere di annusarema quando parlai non fui in grado di descrivere quello che stavo pensando.

Da quel che ha detto il signor Jimmy, si aspetta che ci presentiamo da lui alle sei domattina, dissi invece. Voglio andare a letto con le galline stasera.

Devon scoppiò a ridere.

A letto con le galline! Non avevo mai capito quellespressione fino a oggi!

Lo guardai confuso fino a quando vidi cosa stava indicando Devon. Seguii il suo dito puntato verso la balla di fieno che sarebbe stato il mio letto per i prossimi tre mesi. Allora capii e sogghignai.

Fottutamente ridicolo.

Nonostante la risata isterica di Devon, non lo stavo trovando per nulla divertente. Mi sembrava di essere in una versione moderna di Quella fottuta casa nella prateria.

Non fare tardi amico, lo avvisai, non mi prenderò la responsabilità di buttarti giù dal letto domani mattina.

Sì, sì. Non essere geloso perché io entro in azione il primo giorno mentre tu resti seduto qui come un idiota, disse mentre iniziava a scendere la scala. Ci becchiamo dopo.

Guardai la testa di Devon scomparire per la scala e sospirai. Oggi era stata una lunga giornata difficile. Ero accaldato, sudato e mi sentivo uno schifo. Lidea di una doccia non mi era mai sembrata così buona. Aprendo la mia sacca, presi i miei articoli per la toeletta e un paio di pantaloni da ginnastica puliti, misi tutto in una borsa più piccola con i lacci e seguii le orme di Devon lungo la scala.

Dopo essere uscito dal fienile, mi guardai attorno. Era silenzioso. Molto silenzioso. Gli insetti ronzavano nei grossi alberi che abbracciavano la notte immobile, e il rumore dei grilli era lunico che si poteva udire. Era un contrasto netto con tutto il trambusto che cera stato durante lora di cena. Studenti impazienti si erano ammassati nella Creator Hall, comportandosi come se non mangiassero da settimane, attaccando il loro pasto come fossero avvoltoi. Quando io e Devon eravamo arrivati lì per mangiare era rimasto ben poco. Imparammo subito che avremo dovuto presentarci prima se volevamo avere qualche speranza di recuperare qualcosa di commestibile.

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