Gli indicarono il banco del venditore di conchiglie, proprio quello in fondo alla strada e il più vicino alla discesa per il mare.
Vittore era un giovane uomo discretamente più alto della media e muscoloso. Portava sul viso un perpetuo ghigno di fierezza e una cicatrice sulla guancia sinistra appena al di sopra della folta barba. Vestiva gli abiti della gente comune, ma, controcorrente agli altri venditori, non indossava giacca e mantello, lasciando scoperte le braccia a sprezzo del clima del periodo. I suoi capelli erano scompigliati e bruni, e le sue sopracciglia folte; un aspetto selvaggio, benché non spiacevole, che rese più volte perplesso e confuso Amjad. Leunuco dubitò perfino che quel tizio fosse davvero lo spasimante di Naila.
Vittore bandiva la sua merce, gridando:
«Pesce per i figli e collane per le mogli!»
Ovviamente lo diceva nel latino del popolo, la lingua a cui era più avvezzo.
«Volete una collana?» domandò Vittore non appena Amjad si fu accostato al banco.
«Una collana per femmina» puntualizzò ancora il venditore, scambiandosi occhiate con Duccio, lamico del banco accanto, e ridacchiando per via di quellallusione sullassenza di mascolinità del cliente appena giunto.
«Sì, una collana» rispose leunuco pieno di imbarazzo.
Vittore allora gliene mostrò una decina, tutti monili creati da lui con le più belle conchiglie che era riuscito a trovare sulle spiagge dei dintorni di Palermo.
«Quale vi piace?»
E Amjad ne indicò una a caso.
Adesso tuttavia il viso di Vittore cambiò espressione e, parlando sottovoce, chiese:
«Non vorrete farmi credere che un eunuco del Re, che per certo può permettersi di indossare oro, argento e pietre preziose, si spinga fin qui per comprare i gioielli dei poveracci»
«Se voi immaginate già qualcosa è quello!» rispose serio Amjad, non lasciandosi intimorire dal tono sospettoso del venditore.
«Io non immagino proprio niente.» chiosò Vittore, ritornando a sorridere beffardo.
La sacca contenente le monete doro tintinnò adesso sul banco.
«Cinquanta tarì.»
Vittore si guardò attorno circospetto e recitò ancora:
«Voi confondete il valore di ciò che intendete acquistare.»
«La vostra insulsa collana e che lasciate in pace la mia Naila»
«Allora credo che la posta valga più di cinquanta monete doro.» spiegò Vittore, ritornando serio da far paura.
«Suvvia, pezzente, dove lo hai mai visto tutto questo denaro?»
Vittore, che era ricco dorgoglio anche se povero di beni, emise un lungo respiro.
«Prendete il vostro denaro e non fatevi più vedere!»
E dunque, ritornando a fissare la folla, riprese a gridare:
«Pesce per i figli e collane per le mogli!»
Se Vittore passava sopra allinsulto e non rispondeva col coltello, quello con cui sbudellava il pesce per intenderci, lo faceva per non finire nei guai. Sapeva quali ripercussioni avrebbero potuto subire lui e la sua famiglia nel momento in cui avesse colpito un eunuco del Re. Comunque sia, adesso fu Amjad a dare in escandescenza.
«Va bene, ditemi quanto volete!» riprese leunuco, digrignando i denti e stringendo i pugni.
«Non vendo ciò che non è in vendita Ve lo ripeto, andatevene!»
Amjad perciò si avvicinò repentino e, sporgendosi in avanti fino ad afferrargli la maglia, gli disse:
«Voi non sapete in quale razza di guaio vi state cacciando! Chiedetelo in giro chi è Mattia Vi scaglierò addosso tutto lesercito del Re!»
Ma Vittore, che non poteva tollerare che quello si spingesse fino al punto di toccarlo, lo afferrò per i capelli e lo tirò sul banco del pesce. Dunque concluse quellazione affondandogli la testa nella cesta delle sardine. I mercanti e il resto dei presenti presero a ridere come se stessero osservando la scena più divertente in cui si fossero mai imbattuti.
«Senti la puzza di pesce? È di questo che profumano gli uomini!» gli fece Vittore allorecchio, sollevandogli leggermente il capo per i capelli.
Quando infine il venditore di conchiglie mollò la presa, Amjad indietreggiò spaesato, tanto da perdere lequilibrio e cadere.
«Ve ne farò pentire!» urlò da per terra.
Vittore era tuttavia consapevole che il danno fosse già stato fatto. Si avvicinò perciò alleunuco e, mentre alcuni compari del mercato impedivano allatterrato di rialzarsi e di muoversi, gli infilò al collo la collana che precedentemente gli aveva mostrato. Per concludere lo obbligò a gattonare, conducendolo per mezzo di quel guinzagliò composto da conchiglie acuminate. Per Vittore quella fu lapoteosi del suo successo; venne acclamato e osannato dai presenti più di quanto avessero mai fatto col Re in persona.
Ora il venditore di conchiglie improvvisò limitazione di un abbaio, esplicitando quale animale stesse obbligando laltro ad impersonare. Lallusione era di natura sessuale e andava al di là della già evidente umiliazione.
Quando Amjad venne lasciato libero, fuggì via, senza voltarsi e coprendosi il viso con un lembo del suo mantello. Tornò a Palazzo con la consapevolezza che con quella umiliazione nulla sarebbe stato più come prima. Si rinchiuse perciò nella sua stanza e qui, temendo perfino il giudizio del suo sguardo, ruppe tutti gli specchi che gli capitarono a tiro. Urlò e pianse per ore quindi cominciò a meditare la sua vendetta. Doveva risolvere la questione velocemente e personalmente, cosicché la sua immagine di fronte a quelli che vedevano in lui un liberatore fosse ristabilita. Vittore doveva morire tuttavia il solo pensiero di doverlo affrontare nuovamente lo faceva tremare. Fu adesso che nelle turbe della sua mente cominciò a delinearsi unidea. La persona che poteva fare a caso suo, che poteva effettuare con efficacia la sua vendetta, era già a sua portata di mano.
Da qualche settimana gli era stata affidata lospitalità di un maestro darte di nome Alessio, un greco su cui pendeva già una condanna a morte per omicidio e a cui era stata commissionata la realizzazione del rivestimento in mosaico della sala di rappresentanza del Re. Ma come convincere un prossimo condannato a morte a diventare lo strumento del suo arbitrio? Non certo col denaro. Dunque Amjad si ricordò di aver sentito dire che quelluomo era ossessionato da una donna, colei che avrebbe voluto incontrare prima di morire. Ecco perciò come plagiarlo al suo volere: Amjad avrebbe pagato i servigi sanguinari di Alessio offrendogli la possibilità di vedere il soggetto che bramava incontrare.
La stessa sera, quella del cinque, per mezzo della lusinga e dellinganno leunuco entrò in confidenza col maestro darte e questi cominciò a fidarsi di lui. Appena due giorni dopo, Amjad giudicò quel rapporto ormai maturo per indirizzare colui che riteneva un vero assassino contro il suo nemico. Tuttavia fu adesso che lodio delleunuco dovette essere convogliato su qualcuno che finora non aveva valutato.
Nel pomeriggio si presentò in udienza privata il gaito Luca, colui che mesi or sono gli aveva soffiato il posto al servizio della Regina.
Questi gli disse:
«Tutta Balarm47 ti ride dietro, Mattia.»
«Sono stato aggredito e derubato Balarm dovrebbe piangere sé stessa per le condizioni in cui versa!»
«Perché non hai indicato i responsabili?»
«A questora quei ceffi saranno già fuggiti via tra i monti se li denunciassi non rientrerebbero mai in città. Lascerò che le acque si calmino e che tornino a Balarm per colpirli con la massima severità.»
«E non ti turba per intanto che perfino a Palazzo si parli di te? Ho sentito dire che questa mattina hai minacciato e corrotto i manovali che vengono per i mosaici della sala, affinché qua dentro il tuo nome non sia oggetto dei loro rozzi discorsi.»