Guido Pagliarino - Sindòn La Misteriosa Sindone Di Torino стр 5.

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Il 16 agosto 944, giorno successivo allarrivo del mandylion a Costantinopoli, larcidiacono Gregorio della cattedrale di Santa Sofia, referendario incaricato dei rapporti ufficiali tra il patriarca e limperatore, teneva dal pulpito del duomo unomelia sullevento. Nella Biblioteca Vaticana ne è conservato il manoscritto (Cod. Vat. Gr. 511, ff. 143-150v, catalogata De Christi imagine Edessena23 ). Gregorio, dopo aver affermato che intende parlare dellimpronta portata da Edessa nel corrente anno 6452 (secondo la datazione biblica, corrispondente al 944 dopo Cristo), descrive con toni appassionati il mandylion, chegli chiama sindone riferendosi, evidentemente, ai tre Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) i quali, diversamente da quello di Giovanni, usano appunto tale termine; dice Gregorio dellimmagine: Impronta impressa unicamente dai sudori dagonia del volto del Principe della Vita, che sono colati come rivoli di sangue, e dal dito di Dio. Sono stati essi gli ornamenti che hanno colorato la vera impronta del Cristo; e limpronta, dopo che essi sono colati, è stata resa anche più preziosa dalle gocce del suo costato. I due fatti sono pieni dinsegnamenti: qua sangue e acqua, là sudore e immagine. Quale equilibrio delle realtà, poiché esse [originano] da un Solo e Unico [Essere]; ma vi si vede anche la fonte dacqua viva ed essa disseta insegnando che i sudori artefici dellimmagine, la quale fa scorrere il fianco della [comune] natura a ciascuno, [limpronta] hanno prodotto. A mano a mano ci si abitua a qualcosa che non si era mai visto prima e di cui occhio e mente non avevano esperienza. Unimmagine non delineata sui bordi, che sfuma in niente, che se ti avvicini, via, via, impallidisce e scompare, e se ti allontani riappare; un colore estenuato, pallidissimo, che non sapresti definire, che quasi sconfina dalla scala cromatica; due lunghe impronte di un corpo spogliato, di fronte e di schiena, così stranamente e illogicamente accostate; una quantità di segni evidentemente sanguinosi, stampati anchessi sulla pelle di una somma immobilità cadaverica [] prima di sprofondare in quella lunga contemplazione senza parole che è sempre, per chiunque, la prima osservazione della sindone. Per tutti, il primo impatto con la sindone è un lungo guardare in un lungo silenzio.

Ovviamente luso del termine sindone in quellantica omelia non è una prova che il riferimento fosse proprio alla Sindone di Torino. Tuttavia è molto importante la citazione del corpo di Gesù e non del solo suo volto, perché fa intendere che si trattava dun lenzuolo e non dun fazzoletto.

Miniatura del XV secolo rappresentante la conquista latina di Costantinopoli


Nel 1204 accade la tragedia: lImpero dOriente è attaccato dai combattenti della IV Crociata, che era stata organizzata in Occidente per liberare dai musulmani la Terra Santa e che mai lavrebbe raggiunta; e il 12 aprile Costantinopoli è espugnata, fra orribili massacri e tremendi saccheggi di tesori e di reliquie sacre. Se è vero che solo la I Crociata aveva avuto anche forti motivazioni ideali oltre alle solite ragioni economiche e di potere, tuttavia prima del 1204 non si era forse ancor arrivati a tal punto di cinico, sanguinario affarismo in ambiente cristiano. Al comando della meschina spedizione vi sono, in testa, il conte Baldovino IX di Fiandra e, sotto di lui, i condottieri francesi Guglielmo di Champlitte, Goffredo di Villehardouin, Ottone de La Roche signore della Borgogna e i comandanti italiani Bonifacio di Monferrato ed Enrico Dandolo doge veneziano. Si fonda lImpero Latino e i capi dei vincitori, a parte il doge ormai novantenne e ammalatissimo, si spartiscono i territori: il conte Baldovino di Fiandra viene incoronato re Baldovino I, in gran pompa, come gli imperatori nella cattedrale di Costantinopoli, Santa Sofia; Guglielmo di Champlitte diviene principe di Acaja; Goffredo di Villehardouin principe di Morea; Bonifacio di Monferrato re di Salonicco; infine, ma la sua figura è la più importante per la nostra storia, Ottone de la Roche diventa duca di Atene e di Tebe. Intanto il mandylion - ovvero la Sindone? - durante il saccheggio viene preso da ignoti dalla chiesa annessa al palazzo imperiale delle Blancherne, dovè sempre custodito, e sparisce. Forse nascosto ad Atene? Lo farebbe supporre la copia, sempre che ci fosse prova certa dellesistenza del suo originale24 , di una lettera datata 1° agosto 1205, non molto dopo il sacco di Costantinopoli, il cui foglio autentico sarebbe stato inviato al Papa allora regnante, Innocenzo III, da Teodoro Angelo Comneno, apparentato alla famiglia imperiale; il mittente, dopo aver condannato lagire dei crociati predatori di reliquie, chiede al Sommo pontefice la restituzione del telo di Costantinopoli, che afferma essere custodito al momento ad Atene presso il duca Ottone de La Roche. È stato tramandato, ma non ce ne sono prove certe, che successivamente, nel 1208, il duca di Atene e di Tebe avrebbe inviato la sindone - di nuovo il quesito: quella di Torino? - in suo possesso al padre Ponce II de La Roche-sur-Ognon e di Ray, onde da quellanno il telo sarebbe stato in Francia presso la famiglia.


Tutto quanto precede non si può considerare vera Storia, mancano documenti certi che attestino che la sindone di Costantinopoli fosse proprio quella oggi conservata a Torino, per cui resta un vuoto storico fino al 1356 quando, come vedremo, la Sindone oggi conservata a Torino è certamente in Francia a Lirey; e tuttavia si è trovato, per così dire, un quasi-documento, cioè una miniatura su di un manoscritto, il Codice Pray, databile fra il 1192 e il 1195, attualmente custodito nella Biblioteca Nazionale di Budapest.

Si tratta di un sacramentario in latino con un discorso funebre in ungherese (è il più antico testo in questa lingua). Era stato rinvenuto nel XVIII secolo dal gesuita ungherese Georgius Pray, da cui il nome del manoscritto, in Slovacchia entro la biblioteca del capitolo benedettino di Pozsony, attualmente Bratislava. Il codice Pray era stato composto a mano perché il XII secolo era precedente il tempo dellinvenzione in Occidente della stampa a caratteri mobili. La miniatura è sul retro del foglio numero XXVII. Raffigura la deposizione di Cristo ed è in due parti sovrapposte. La superiore rappresenta lunzione della salma di Gesù che, caso peculiare rispetto a icone di quei tempi e precedenti, è nudo proprio come sulla Sindone; e come sul Telo, le sue mani sono incrociate sul pube, la destra sulla sinistra, senza che si vedano i pollici; e, sempre come sulla Sindone, neppure i piedi si vedono (cfr. il successivo paragrafo Perché all'Uomo della Sindone non si vedono i pollici e, nel positivo sindonico, ha il piede destro che copre il sinistro). Ecco i particolari di mani ed estremità inferiori sul negativo di una foto sindonica e quindi, di séguito, limmagine del Codice Pray:


Miniatura sul Codice Pray


Come si può osservare, nella parte superiore della miniatura Pray figura disteso su di un lenzuolo il corpo di Cristo mentre viene unto, e la parte sottostante della stessa miniatura presenta le pie donne in visita al sepolcro la Domenica di Pasqua, con gli oli per ungere meglio il cadavere il quale, però, non cè più perché, come langelo annuncia, Cristo è risorto:

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