La competizione femminile era qualcosa di micidiale, che
aveva portato le donne a prendersi per i capelli per lamore
di un fedifrago o a perdere il lavoro per chi non era riuscita
a ingraziarsi il capo; la competizione era potente e micidiale
come fiale di veleno. Non potevo che temerla.
Valutavo attentamente gli atteggiamenti del mio clone,
della mia gemella, ma lei si dimostrò sempre molto affabile e
comprensiva. Mi seguiva sempre e aveva un atteggiamento
gentile e aperto nei miei confronti. Mentre ci avventuravamo
sempre più allinterno delle rovine, la nostra sintonia
cresceva.
Quel breve attimo di tranquillità, quel breve istante in
cui mi ero resa conto che non ero più sola, che potevo avere
un futuro, fu però presto sconvolto.
I MOSTRI DELLE CAVERNE
Era mostruoso, rumoroso e si nutriva di paura. Aveva il
corpo arrossato con le vene in vista per la bruciatura totale
della sua pelle. Era altissimo, circa quattro o cinque metri,
con robusti e grandissimi piedi che si muovevano facendo il
rumore di un masso che si frantuma per terra. Aveva la bocca
piena di denti per mordere e amava la carne umana.
Era vissuto lì per secoli, e nascosto aspettava giovani e
anziani al centro delle rovine, nel punto dove divenivano più
articolate; era vissuto nelle rovine fin da quando esse erano
un castello fantastico. Era il figlio non voluto di una
violenza ed era stato maledetto fin dal primo momento. Era il
frutto di uno stupro combinato con ben sette maledizioni
antiche. Aveva gli occhi gialli e luccicanti e poteva vedere
al buio, fiutare al buio.
Aveva fatto un patto con unaltra creatura demoniaca: un
mostro che odiava linnocenza.
I loro nomi erano Dannazione, il risultato delle
maledizioni, e Vendetta, colui che odiava linnocenza.
Vendetta era un killer silenzioso, raffinato, intelligente
e psicopatico che, vedendosi morire sul rogo, aveva fatto un
patto con Dannazione prima di essere bruciato vivo. Dannazione
era stato in grado di riprendere le ceneri di Vendetta e
riportarlo in questo mondo. Questultimo, dopo la bruciatura
sul rogo, era tornato con una sete di sangue sempre maggiore.
Vendetta indossava una maglia a brandelli su cui si poteva
leggere ancora il suo nome: era scritto in gesso bianco e
contornato con il rosso delle sue vittime.
I due killer sentirono subito la presenza di due umani e
si nascosero nelloscurità senza proferir parola, senza un
solo momento di esitazione. Conoscevano la nostra paura, erano
in grado di fiutarla, e percepivano nellaria ogni odore,
insicurezza. Sapevano già che cerano due anime buone vaganti
che avevano perso lorientamento.
Io e laltra me eravamo felici di essere insieme ma
proprio quella sensazione ci tradì, nel senso che inizialmente
avevamo perlustrato con timore le antiche rovine con i merli
rovinati e decadenti, ma poi, forse, ci eravamo fatte prendere
dallentusiasmo ed eravamo andate avanti, ma senza una mappa.
Molte volte ci eravamo ritrovate in vicoli ciechi, e alla
fine, dopo aver girato in tondo più volte, ci eravamo rese
conto di esserci perse.
Non sapendo più come tornare indietro dovevamo cercare di
uscire. Le rovine erano sempre meno danneggiate e più
compatte, come se fossimo entrate in unala relativamente più
nuova. I muri erano spessi, grigi e umidi, lacqua colava dal
soffitto creando delle pozze per terra.
Dentro quel dedalo vi erano grandi stanze semivuote,
grigie, umide e oscure. A volte la condensa si depositava sul
muro, altre si formava una nebbiolina distante da noi.
Incuriosite, cercavamo di capire cosa originasse la nebbia e
perché ci sentissimo terribilmente spiate.
In quel dedalo misterioso due sentimenti opposti
permeavano le nostre anime: timore e voglia di esplorare.
La volontà di esplorazione di nuovi territori è una spinta
che si avverte specialmente durante la pubertà, e in qualche
modo noi eravamo di nuovo delle adolescenti, nostro malgrado
alle prese con nuove esplorazioni.
Le nostre emozioni erano contrastanti ma sapevamo che,
sebbene il pericolo fosse imminente, eravamo esseri umani e
dovevamo mangiare. Erano giorni di magra ma avevamo ancora
delle riserve di carne secca perché quando laltra me stessa
era fuori dalle rovine, aveva cacciato e raccolto bacche.
Ci ritirammo in un angolino a masticare quella parca mensa
che ai miei occhi non poteva che essere prelibata. I nostri
denti funzionarono come lame che tagliano tutto e la nostra
pietanza scomparve in fretta. Ripulimmo la zona e continuammo
il nostro pellegrinaggio sperando di non fare brutti incontri.
Durante il viaggio avevamo ripreso a vedere immagini orrende
disegnate, scritte che ci spingevano ad andare via, a
scappare, ma dove potevamo scappare?
Dove potevamo trovare un rifugio? Come potevamo uscire da
quel dedalo?
Proseguimmo e fortunatamente trovammo armi e proiettili;
li prendemmo pensando che in futuro avrebbero potuto esserci
utili.
Rinvenimmo anche una sorta di accampamento distrutto.
Sembrava fosse stato attaccato e che i cadaveri fossero stati
trascinati via: si vedevano chiaramente le strisce di sangue
provocate dal trascinamento dei corpi, tuttavia non trovammo
nessuna delle vittime.
Raccogliemmo tutte le armi possibili e anche il piccolo
kit del pronto soccorso: non sapevamo cosa ci aspettava e per
questo ci volevamo preparare. Se avessero voluto uccidere
queste due donne sole, be, avrebbero dovuto faticare.
Eravamo armate e, sperando di aiutare quelli che erano
stati attaccati, avanzammo seguendo le strisce di sangue.
Tuttavia, presto iniziammo a temere il peggio per i poveri
malcapitati: dovevano aver perso molto sangue e la loro fine o
era già avvenuta oppure era molto vicina.
Seguimmo le strisce di sangue lungo la grande stanza, poi
passammo a un luogo più stretto e oscuro. Solo alcune fiaccole
illuminavano la strada, ma noi avevamo già deciso il nostro
percorso e ci facemmo forza luna con laltra.
Dallangusto corridoio si presentava un passaggio più
ampio con soffitti altissimi che conteneva al centro un altro
stanzone murato. Lì per lì non vedemmo lentrata, e fu questa
la nostra fortuna perché, sentendo il nostro odore, i mostri
uscirono per cercarci senza sapere esattamente dove fossimo, e
noi potemmo nasconderci subito lungo una roccia.
Erano orrendi e sporchi, macchiati di sangue.
Semplicemente agghiaccianti. Stavano litigando, lo capivo
perché si lanciavano strani raggi e palle infuocate che