Senza guardarmi molto intorno e senza pensarci più del dovuto, mi ritrovai in strada. E ora? Pensai. Dove vado? Cosa faccio? Non ho più una meta, uno scopo, non sono più nessuno. Tutto quello che ero, non lo sono più. Tutta la mia vita sino ad ora era come se non lavessi vissuta, come se fosse stata spazzata via da un uragano, senza preavviso e ringraziamento, ero solo, quasi fossi stato partorito da ventiquattro ore e buttato in mezzo alla strada senza nessuna guida o persona che si prendeva cura di me. Alcune macchine mi sfrecciavano accanto incuranti della mia presenza, presi dalla loro vita così allapparenza perfetta e priva di pensieri, o almeno degni di essere chiamati tali. Ora che stavo meglio, mi era tornata la voglia di bere, di ridurmi uno straccio per far passare unaltra notte e un altro giorno. Lo avevo fatto per un mese e avevo voglia di rifarlo sino allo sfinimento, per ritrovarmi ogni mattina in quella dannata fabbrica e chiedermi come cazzo ero arrivato lì e cosa diavolo mi era accaduto. Alzai lo sguardo e un negozio di pakistani era lì a un centinaio di metri con le sue luci accese e i suoi alcolici. Cominciai a incamminarmi pregustando il bruciore dellalcool nella bocca e nello stomaco. Infilai le mani nelle tasche per controllare quanti soldi avessi, ma ciò che trovai fu solo un fazzoletto di carta usato: nemmeno al tempo del baratto ci avrei ricavato qualche cosa. Come diavolo avrei fatto ora? Con cosa lavrei pagato il rum? Non cerano molte macchine parcheggiate per strada, sempre meglio che nessuna, pensai. Le controllai una a una, per verificare se qualcuna avesse la porta aperta o il finestrino abbassato di qualche centimetro, ma non ebbi molta fortuna, infatti mi ritrovai di fronte alla vetrina del negozio con pochi spiccioli in mano. Che cosa avrei fatto ora? E se fossi entrato e dopo aver preso quello che minteressava me ne fossi andato a gambe levate senza pagare? Forse quel pakistano non mi avrebbe riconosciuto, anche se qualche volta ero stato suo cliente, ma non certo conciato così. Nella migliore delle ipotesi si sarebbe limitato a inseguirmi per qualche decina di metri prima di desistere, comprendendo che una persona trasandata, come lo ero io, non sarebbe mai riuscita a pagare ciò che aveva sottratto dal suo negozio. Arrivai sulla soglia dellingresso, intravedendo dalle vetrine che allinterno non cera nessuno, fatta eccezione di Hamed, il proprietario. Attesi qualche secondo sulla soglia, cercando di non essere visto, anche perché quel figlio dAllah non ci avrebbe impiegato molto a riconoscermi, gli sarebbe solamente bastato guardarmi negli occhi. Era più scaltro di una lince e anche se ero conciato male, trasandato e puzzolente, non mi avrebbe confuso con nessun altro.
La mia attesa fu ricompensata. Quattro ragazzi arrivarono in macchina, fermandosi nei pressi dellalimentari. La vettura non era proprio nuovissima, anche perché dalletà e da comerano vestiti, potevo ipotizzare fossero degli studenti universitari, e con molta probabilità quella sera non avevano molta voglia di stare sui libri, bensì di fare festa, magari bevendo un po, rifornendosi da Hamed anziché andare in qualche locale pre-serata spendendo un patrimonio. Sembrava di rivedermi dieci, dodici anni più giovane, quanti anni erano passi, quante cose erano accadute, quanti guai scampati, ma che ricordi incredibili. Chiunque avesse guardato quei ragazzi, avrebbe captato la loro euforia, la loro voglia di vivere e divertirsi, e avrebbe compreso che il loro unico pensiero era ingerire un po dalcool per lasciarsi andare, con la speranza magari di trovare una bella ragazza per trascorrere la serata. Mi trasmettevano quella sicurezza mista fragilità, che solo una persona della loro età poteva avere. Parcheggiarono la macchina proprio di fronte allentrata. In tre scesero dallauto e dopo aver oltrepassato il marciapiede salirono i tre scalini che li condussero al negozio. Io rimasi lì a osservarli. Mi passarono accanto senza degnarmi di uno sguardo, anche perché non so la loro vista quanto nitida potesse essere stata. La loro camminata era tuttaltro che normale, oscillavano a destra e sinistra come dei pendoli. Sicuramente erano giunti sino a lì perché avevano finito la scorta di birra a casa e ora volevano continuare da dove si erano interrotti. La persona che apriva la fila andò a inciampare sul primo scalino e se lamico che lo seguiva non lavesse afferrato al volo, mi sarebbe rovinato addosso. Con tutta sincerità, come aveva fatto ad avere quella prontezza di riflessi quel ragazzo ancora me lo sto chiedendo, buon per me comunque. Non credo che avessero molto da prendere in quel mini market, ma di certo fecero una gran caciara, perdendo del tempo su ogni minima stupidaggine. Urlavano e chiamavano lamico che era rimasto in macchina, incitandolo a raggiungerli. Inizialmente questo attese, alzando e ascoltando un po di musica pop orecchiabile e coinvolgente trasmessa alla radio, ma vedendo che gli amici tardavano a tornare, decise di scendere per dar loro una strigliata, e convincerli ad accelerare i tempi. Lasciò la macchina accesa con la musica ad alto volume, e con il cantante che intonava DangerousDangerousBad Girl
Ma che cazzo state facendo, volete muovervi, altrimenti non entriamo più in disco, e poi tutta sta roba quando la beviamo?
Che rottura di coglioni che seima preferisci Havana o Pampero?
Ma piglia quello che vuoi, lo sai che bevo tutto, sei te la fighetta della situazione.
Eh, eh, che dici, vodka o birra?
Tho detto di prendere quello che vuoi, per me è uguale. Ma voi che cazzo avete in mano? Siete proprio degli idioti.
eh ehlo sai che quando si tratta di bere siamo i numeri unoohhhhhma quello dove cazzo sta andando quello con la tua auto???
FERMATELOohhhhhhhOHHHHHDOVE CAZZO VAI CON LA MIA MACCHINAaaaaaaa???????
Queste furono le ultime parole che sentii pronunciare dai quei giovani mentre lì guardavo sbracciarsi e diventare sempre più piccoli dallo specchietto retrovisore del loro mezzo di locomozione, anche perché la musica era così bella che mi sembrava maleducato abbassarla.
Appena quello sbarbatello era sceso, lo seguii allinterno del negozio come unombra, e una volta raggiunto lo scaffale degli alcolici, sapendone già la collazione, afferrai una bottiglia di rum qualsiasi e me ne sgattaiolai fuori come un furetto, che nemmeno Hamed se ne accorse. Era troppo indaffarato a tenere a bada quei mocciosi per accorgersi di me. Sta di fatto che ora avevo una macchina e una bottiglia di rum. Che serata meravigliosa. Potevo andarmene sui colli a godermela in santa pace. Bologna era mia. Un delinquente saggio avrebbe moderato la velocità per non farsi notare dagli sbirri nei paraggi, ma la cosa era più forte di me, era un richiamo corrisposto sin da bambino e tenere a tavoletta quel maledetto acceleratore era meglio che scolarsi una bottiglia dalcool. Correre era come staccare il cervello, nessuna preoccupazione, o pensiero, solo io e la strada, e gli imbranati che la popolavano. E poi ero convinto che anche loro si divertissero un bel po quando gli capitava di inseguire qualcuno, o imbattersi in qualche intervento delicato nel quale il minor tempo impiegato per arrivare sul posto sarebbe stato fondamentale, per non dire vitale, almeno era quello che pensavo ora e che avevo sempre pensato; ovviamente stavo parlando degli sbirri.
Scostai per un istante lattenzione sul compagno che avevo raccattato per la serata, niente male direi, una bella bottiglia di Havana 7. Mi sa che Hamed se ne sarebbe accorto, quello spilorcio. Ripensai a tutte le volte che avevo acquistato qualcosa da lui, frutta, pasta, detersivo, carta igienica, e ogni volta pretendeva sino allultimo centesimo, e poi di tanto in tanto cercava di arrotondare in eccesso la cifra, come se i prezzi da lui fossero così economici. Passavo da lui finito il lavoro e visto che mi capitava spesso di finire dopo le nove di sera, lui era lunico in cui potevo trovare qualcosa di commestibile, e poi era sulla strada di casa. Non ci potevo credere, mera andata meglio di quanto mai avessi sperato, a dire il vero mi sarei accontentato anche del rum più bevuto nei peggior bar di Caracas, ma quella sera sarei rimasto sedotto dal fascino cubano. Comunque non riuscivo ad aspettare, lemozione di tornare al volante dopo parecchi giorni, era scomparsa non appena vidi la marca del rum che avevo rubato. Baciai sulla bocca la mia compagna di viaggio, continuando nella guida. Istintivamente avevo imboccato via Stalingrado e da lì a pochi metri sarei sbucato sui viali. Ogni metro che facevo in quella dannata città equivaleva a uno stimolo per le cellule della memoria. Alzai la radio al massimo sino a far gracchiare le casse, dopo di che mi concentrai sulla strada.