Alessandro Ziliotto - Oltre Il Limite Della Legalità стр 2.

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Ho la testa che scoppia, la vorrei sbattere contro la parete con tutta la forza che ho in corpo, ma a esser sincero non ho le energie nemmeno per aprire gli occhi. Ma dove mi trovo? In quale posto sono? Che diavolo ho fatto ieri sera per ridurmi in queste condizioni. Pur con gli occhi chiusi capisco che il materasso dove sono sdraiato è a unaltezza tuttaltro che impegnativa, visto che riesco ad appoggiare a terra la bottiglia di rum che stringo tra le mani; ecco una cosa che mi ricordo, il rum, è già un passo avanti verso la lucidità che vorrei riacquistare, prima o poi. Magari bevendone un sorso riesco a ricordare meglio dove sono e come ci sono arrivato.

Mantengo le palpebre ben serrate, cercando di alzare leggermente la schiena per avvicinare alla bocca il collo della bottiglia. Una volta raggiunto il contatto, alzo questultima senza trovare però quel bruciore che tanto adoro dellalcool, non più una goccia rimasta, ma solo un freddo vetro dove appoggiare le labbra. Lavvicino allora al naso odorandone lacre profumo. Ne effettuo un bel respiro, tossendo convulsivamente, e successivamente, racimolando un po denergie, e con uno slancio accennato, scaravento la bottiglia nel vuoto. Lunica cosa che conosco è la direzione in cui lho lanciata. Appena mi scivola dalla mano, a causa di quel gesto, rovino nuovamente sul materasso. Sento il rumore del vetro che sinfrange al suolo trasformandosi in mille pezzettini. Dopo pochi istanti, le vibrazioni del mio lancio, giungono fino alla mia testa che contrariata maledice ciò che aveva appena compiuto, causandone così laumentare del dolore che lattanagliava.

Ebbene, eccomi qua a raccontare una storia, la mia storia. Mi presento, sono Enrico Del Nero, ex sovrintendente della Polizia di Stato, che sino a pochi mesi fa era un perfetto e diligente agente di polizia, dedito al lavoro e al rispetto delle regole. Ora però sono solo una persona che investe il tempo della sua giornata a pensare a come perdere tempo. A riflettere a come la vita gli abbia voltato le spalle da un giorno allaltro, buttandolo prima in galera e poi in strada come un barbone emancipato.

Un uomo che riusciva a compiere, assieme alla sua squadra di quattro, barra, cinque persone, centocinquanta arresti lanno, uno più o uno meno, (stiamo parlando di spacciatori extracomunitari la maggior parte sprovvisti del permesso di soggiorno), sequestrando un bel quantitativo di sostanza stupefacente e soldi in contanti. Io, cittadino italiano, rappresentante della legge, della sicurezza e dellordine pubblico, dopo quindici anni di servizio, ero stato trattato come se il mio passato non esistesse e come se la mia parola non fosse più vera.

Quando un Amore finisce, credo che ci sia una fase transitoria prima che si trasformi in indifferenza, cioè lodio. Così facendo sono convinto che una persona riesca a dimenticare, a sopravvivere e ad andare avanti. E così lo è stato anche per me. Tradito dallo Stato che avevo sempre servito, e del quale avevo condiviso misteri e ingiustizie, ora non provavo che odio e repulsione, per le sue leggi e per suoi rappresentanti.

Ci sono tre tipi di sbirri.

Il primo.

Il classico rompicoglioni, super preciso, al quale non gli si può dire nulla per fargli cambiare idea, dedito al lavoro e che al di là di quello non ha una vita privata, e qualora riuscisse a farsela, a causa degli orari indecenti che farebbe, la sfascerebbe con landare degli anni, per non dire settimane.

Il secondo.

La classica sanguisuga, che aspetta il 21 del mese per recepire lo stipendio. Conosce tutte le agevolazioni che la sua categoria può avere, dalle più semplici alle più ingarbugliate e nascoste. Percepisce lo stesso stipendio di chi è in strada a rischiare per qualsiasi tipo di stupidaggine, perché diciamocelo, oramai è più salvaguardato il criminale che lo sbirro; se è fortunato fa il sindacalista, fregandosene altamente di quello che quel ruolo comporta, assecondando così i problemi reali dei colleghi, che spaziano dal campo lavorativo a quello personale, riuscendo a salvaguardare e preservare la sua piccola sfera, insediandosi sempre più, e se fortunato, con gli anni diventare più potente e in vista.

Il terzo.

Colui che credeva nella polizia di stato e nelle istituzioni, ma che poi lavorandoci allinterno e con il passare degli anni, e laumentare dellesperienza, capisce che non val la pena rischiare soldi e vita per qualcuno che non ti stima e che ti disprezza ad ogni occasione utile. Capisce che il primo sbirro è uno sfigato, praticamente era lui stesso prima dellevoluzione, ma sa anche che non riuscirebbe mai a diventare il secondo sbirro. Non riuscirebbe a stare dietro a una scrivania, dentro quattro mura aspettando non si sa cosa, assecondando i veri problemi dei colleghi, le ingiustizie che ci sono allinterno dellamministrazione in cui lavora, così si limita a fare il suo, senza andare contro nessuno, svolgendo la propria mansione, rispettando se possibile lorario di servizio senza fare straordinari. Non crede più nelle istituzioni perché loro stesse non tutelano e non garantiscono il tranquillo e sereno lavoro di una forza pubblica di sicurezza, anzi, se possibile, mettono a quelli che veramente lavorano, i bastoni tra le ruote non appena ne hanno la possibilità, non ammettendo replica. E poi si sa che larresto di uno sbirro in prima pagina fa sempre più notizia di uno spacciatore o di rapinatore, non importa quale sia laccusa, limportante è scrivere: ARRESTATO UN POLIZIOTTO.

Che sbirro ero stato io? Lo scoprirete leggendo la mia storia.

CAPITOLO UNO Il baratro

A svegliarmi non era stata la fine del sonno, ma i raggi solari che entravano da qualche dannato spiraglio, e avevano cominciato a bruciarmi le palpebre. Se cera una cosa che non sopportavo, era essere svegliato in quel modo, daltronde cosa potevo aspettarmi visto che non avevo più un tetto dove rincasare e un letto dove sprofondare. Gli occhi si aprirono formando due piccoli spicchi di luna. Non riuscivo a vedere quasi nulla, avevo il sole in faccia che mi bruciava e lambiente intorno a me, era offuscato da una strana nebbiolina. Posai la mano a terra cercando di rialzarmi, ma appena provai a usarla come perno mi ritrovai con la faccia spiaccicata al suolo. Cominciai a ridere come un deficiente. Ero al tappeto e non riuscivo a rialzarmi, mi girai leggermente e rimasi steso ancora un po sperando di riprendermi con il passare dei minuti. Dentro la testa sembrava avessi la cavalleria del Re dei Re lanciata alla carica, che con il suo ardore e orgoglio era intenta a contrastare il più possente degli eserciti.

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