Le luci dellalba mi sorpresero. Il freddo cominciò ad attecchire la mia carne e il mio spirito. Il pavimento di legno della veranda aveva cullato il mio riposo come meglio aveva potuto e la coperta del cane, coadiuvata dal suo padrone, erano riusciti a farmi sentire meno solo. Nelle prime fasi del risveglio speravo che la creatura che stava accanto a me fosse tuttaltro che un Rotvailer, e invece, prima lalito, e poi il suo pelo, mi avevano fatto tornare con i piedi per terra, anche se a lui sembrava non disgustare la mia compagnia.
Rientrai in casa. Tutti stavano dormendo, chi sul divano, chi per terra, ma lei non cera e a dir la verità, il solo pensiero di sapere dove fosse in quel momento mi faceva venire il volta stomaco.
Presi le poche cose che avevo e me ne andai, avevo voglia di fare due passi e prendere una boccata daria fresca per ossigenare la mente e scacciare lontano il suo pensiero. Da quando lavevo conosciuta sembrava che tutti i miei problemi fossero scomparsi e lei fosse la mia unica ragione di vita, lunica dannazione reale per annientarmi lanima.
La vita fa schifo. Mi accorgo giorno dopo giorno che questo pensiero mi accompagna in ogni singola giornata. Non importa che sia inverno o estate, che sia sobrio o ubriaco, che sia giorno oppure notte, non fa alcuna differenza, non riesco a mutarlo. Di tanto in tanto tendo a dimenticarmelo, ma puntualmente è sempre lì a rinfrescarmi la memoria, perché almeno in questa vita, sono sicuro che non avrò mai lopportunità di essere veramente felice. La potrò inseguire, avvicinare, ma mai raggiungere. Riuscirò a beneficiare dei suoi influssi positivi ma non riuscirò a mangiarne i dolci frutti. Sento dire che la vita è una ruota, che gira un po per tutti, si ma in quella ruota credo non sia inserito il mio nome, perché chiunque mi circonda, a differenza mia, ha una vita normale e tranquilla. Lalcool anestetizza i pensieri del cuore. Non ho voglia e non ho forza di pensare. Mi basterebbe così poco per essere felice ma ciò non mi è concesso. Forse sono io che non mi accontento di ciò che mi si presenta davanti, ma è altrettanto vero che devo seguire il mio istinto per scegliere la strada giusta da seguire.
Ma che cosho che non va? Perché non riesco ad adattarmi, accontentarmi di chi mi sta intorno e mi desidera, perché allontano queste persone come fossero estranei, perché cerco sempre qualcosa in più, qualcosa che sino ad ora non ho mai trovato? Continuo comunque a cercare, ad alimentare la fiamma che brucia dentro di me, alla ricerca di qualcosa che nemmeno io conosco e del quale ignoro lesistenza. Ma non riesco a fermarmi, ad assecondare la mia personalità, la mia coscienza, il mio istinto, guardo avanti, forse troppo, forse troppo poco, ma non riesco farne a meno, è come respirare e se smettessi potrei anche morire. Spero di terminare presto questa mia ricerca, spero di placare il mio animo e la mia mente, ho voglia di farlo e di innamorarmi.
Che cosè lAmore? E un sentimento strano e contorno ma allo stesso tempo semplice e sincero. Un istinto incontrollabile e irrefrenabile che ti fa vedere oltre qualsiasi ostacolo. Quando sei innamorato e la persona che ti sta accanto condivide pienamente questo desiderio è come essere in paradiso. Nessuno sa descrivere comè il paradiso e se esista, ma quando nasce lAmore per una persona e questo è corrisposto, la felicità invade tutto il tuo cuore, eliminando qualsiasi piega e ombra esistente sino a quel momento. Qualsiasi cosa accada, cè una persona speciale che ti sta accanto, pronta a confortarti, ad ascoltarti, a consigliarti, insomma a condividere ogni momento, ed è felice di fare parte della tua vita, praticamente di te.
Cammino distrattamente per le vie della città incurante delle persone che incrocio e delle abitazioni che al mio passaggio tralascio, come fossero opere insignificanti e non degne dammirazione. Cerco di liberare la mente lanciandola in qualsiasi percorso mi volesse trasportare, incurante del mezzo con il quale farlo e del luogo da raggiungere. Un passo si sussegue allaltro, quasi per inerzia. Sento come se la mia ombra fosse rimasta a casa di Abdlak a dormire in compagnia di Attila e della sua coperta, mentre il corpo si è alzato e sta affrontato questo viaggio senza di essa, trasmettendomi una sensazione tuttaltro che conosciuta, non riuscendo a capire la differenza tra i sogni e la realtà. In queste due condizioni vedo la mia vita fragile e instabile, come se da un momento allaltro tutto si potesse capovolgere, facendomi ritrovare in unaltra dimensione senza che me ne accorgessi. Da un lato tutto questo è tanto affascinante quanto sconvolgente. È altrettanto vero però che non riesco a trovare un punto fisso sul quale concentrare le debolezze, evolvo la mia vita e i miei pensieri senza porvi un obbiettivo, perché tutto sembra tanto raggiungibile quanto distante. È una concezione alquanto paradossale ma della quale non riesco a scrollarmi di dosso, e ogni volta che mi avvicino a un obbiettivo, questo si allontana di altri dieci centimetri, è lì, lo vedo, mi basta solamente allungare la mano per poterlo afferrare ma non ci riesco, ho paura, paura di essere deluso da quello che mi può dare, mi piace vederlo lì, essere consapevole che mi basta spostarmi di soli dieci centimetri per suggellare ciò che desidero e quando il coraggio di fare questa scelta minvade corpo e anima, ecco che si allontana nuovamente, destabilizzando il mio universo e con esso anche la sicurezza di me stesso. Cerco di analizzare i miei pensieri perché non riesco a comprendere il significato delle parole che ronzano nella mia testa. Penso alle esperienze passate, alle persone con le quali ho avuto la fortuna e sfortuna di condividere la mia vita. Insomma sono pensieri dettati dal subconscio e non riesco a darne una spiegazione. Forse sono dettati dallalcool che continua ad alimentare i neuroni nella mia testa destabilizzandoli nel loro lavoro. Mille volte ho cercato di capire i miei pensieri e le mie azioni, ma ogni volta che ci provo, mi trovo a scoprire che non mi conosco affatto, e questo mi spaventa, sconvolgendomi.
Dal finestrino aperto della macchina di un teenager fermo al semaforo, la musica di Eminem conquistava i miei nervi Not Afraid aumentando la rabbia e ladrenalina che mi scorreva nelle vene. Avevo cominciato a cantare e a caricarmi. Non avevo motivo per farlo ma mi veniva naturale. Non dovevo. Avevo bisogno di stare calmo perché potevo fare delle stupidaggini. Mi ero messo a fissare il ragazzo al semaforo senza giustificazione, forse perché guardandolo era come se ricevessi direttamente quellenergia. Apprezzavo la musica e anche la macchina, unAudi S3 bianco perla, dal tettuccio nero apribile. Quella non era una macchina, era un gioiellino, sarebbe stato il mio primo acquisto quando la vita avrebbe cominciato un po a girare. Ero curioso di vedere se al volante cera il solito figlio di papà. Feci due passi avanti e con mio grande stupore vidi Senna. Il mio caro e vecchio amico Senna, quale coincidenza. Se solo avessi avuto unauto degna di essere chiamata auto, lavrei potuto stuzzicare per farci un giretto spinto per le vie della città, anche se a veder bene non era solo. Accanto a lui cera una ragazza della quale però non riuscivo a vederne i lineamenti per scoprire chi fosse e se la conoscevo. Sapevo che era sposato e non diedi troppo peso a quella presenza, anche se averla conosciuta mavrebbe agevolato la conoscenza della banda e non poco. Dal vetro abbassato sbucava il suo braccio completamente tatuato. Teneva la mano posata sullesterno della carrozzeria, e tra le dita risaltava lincandescenza di una sigaretta, a contorno dei numerosi anelli. Vedevo che indossava un paio di Rayban a goccia, colorandolo della fragile sicurezza appartenente alle persone che si sentono invincibili, e la quale sembrava riuscisse a proteggerle dal male del mondo. Sorrideva, assecondando la sua compagna, e di tanto di tanto si affacciava dal finestrino per espellere il fumo della paglia. Ebbene avevo scoperto che era anche mancino, ma non credo che sarebbe stato un dettaglio importante. Ero affascinato dal suo tatuaggio e non riuscivo a toglierli gli occhi di dosso. Era sempre stato un mio sogno, ma aimè, a causa del lavoro, non avevo la possibilità di farlo. Ora però sarebbe stato tutto diverso. Non appena lautunno avrebbe cominciato a ingiallire i paesaggi, le mie braccia avrebbero cominciato a prendere un po di quel colore.