Il terrorista, perduto il fucile grazie allaccurato colpo di Janet, si guardò attorno per cercare la sua arma ma ad una prima, frettolosa ricerca attorno a sé non riuscì a trovarla. Rendendosi conto che era più importante fermare la missione di Wayne, luomo interruppe la perlustrazione e si mosse verso lagente che avanzava sul pavimento. A quel punto arrivò Janet a salvarlo di nuovo. Balzò in aria con il suo corpo delizioso modificato nel Sogno perché fosse più sensuale che nella realtà, con le gambe svettanti un poco più di quanto ci si potesse aspettare nel mondo reale - attaccò il robusto uomo e lo stese a terra. Colpendolo, fece roteare lateralmente le gambe e si trovò a precipitare sullaltro avversario che si dirigeva verso Wayne.
Wayne non ebbe lopportunità di godersi la rissa; era troppo impegnato a raggiungere la bomba prima che esplodesse. Avendo letto il copione sapeva esattamente cosa stava accadendo: Janet era impegnata in uno scontro tutto personale, anche se il risultato era inequivocabile. Le donne che si identificavano in lei si sarebbero divertite parecchio prima di riuscire a mettere a tappeto i due avversari. Ma nel frattempo lui aveva unatomica da disinnescare.
Mantenne un senso del tempo placido e piacevole; non cera scopo di velocizzare lazione e un po di suspence in più non avrebbe fatto male a nessuno. Con la coda dellocchio teneva conto attentamente dei progressi di Janet: era la sua scena madre e lui non aveva il diritto di rovinargliela arrivando alla bomba troppo presto, prima che lei mettesse bene al tappeto tutti gli avversari.
La tempistica fu perfetta; raggiunse lobiettivo proprio mentre lultimo terrorista cadeva a terra incosciente. Janet non ansimava neppure.
Lo guardò chiedendo: Quanto tempo?
Wayne guardò il timer su un fianco della scatola. Tre minuti rispose. Con cautela esagerata si poggiò al muro, tirò fuori di tasca la scatola degli attrezzi miniaturizzata e iniziò a lavorare.
Con calma, senza permettersi fretta, svitò i quattro bulloni che tenevano fermo il timer nellalloggiamento. E poi lentamente, molto lentamente, tirò fuori il dispositivo di controllo del tempo fuori dalla scatola contenente la bomba e lo mise con cautela in terra accanto a sé. Si permise alcune gocce di sudore sulla fronte come tocco artistico; le tirò via pulendosi poi la mano sui pantaloni. Il timer segnava due minuti.
Il dispositivo a tempo era collegato alla bomba vera e propria da un groviglio di fili colorati un ingarbuglio tale che sicuramente un principiante si sarebbe confuso; ma Wayne aveva instillato nei suoi spettatori la fiducia di sapere ciò che stava facendo. Devo disconnetterli con una sequenza particolare disse a Janet, informando di conseguenza anche il suo pubblico. Se faccio uno sbaglio la bomba esplode immediatamente. Studiò lordine dei fili per alcuni lunghi secondi. Qui non sfugge nulla disse alla fine.
Tirando fuori un cacciavite elettrico dal piccolo kit iniziò ad allentare alcuni fili dal corpo del timer. Si guardò le dita che diventarono più affusolate e agili un altro effetto artistico per far apparire le mani più abili. Separò lultimo filo dal timer quando non mancava che un minuto: ma la bomba restò innescata. La guardò incredulo per un momento e poi disse: Ci deve essere un dispositivo ausiliario.
Ora il tempo era prezioso. Fece sentire meglio il ticchettio della bomba, tanto da farlo quasi echeggiare nello corridoio stretto. Controllò in fretta la superficie del dispositivo cercando un secondo fusibile. Devono averlo messo da qualche parte a portata di mano disse alla sua partner. Per poterlo disinnescare loro stessi se avessimo acconsentito alle loro richieste. E solo questione di. ah, eccolo qui. Indicò una protuberanza su un fianco della bomba.
Quaranta secondi. Il timer era attaccato con una sola vite. Riprendendo in mano il cacciavite elettrico lo allentò. Venti secondi. Cauto, usò le lunghe dita sottili per staccare il timer dalle connessioni e esaminarlo. Cera soltanto un gruppo di fili.
Dieci secondi. Non cera tempo per fare i delicati. Wayne lasciò il cacciavite e prese la tronchese e con due movimenti precisi recise la coppia di fili. Il forte ticchettìo si arrestò di colpo a cinque secondi dalla detonazione.
Si fletté contro il muro con un gran sospiro di sollievo. Janet era seduta accanto a lui e anche sul suo viso il sollievo era evidente. Tese le braccia verso di lui e lo baciò lievemente sulle labbra; lo sguardo nei suoi occhi prometteva altre ricompense a seguire.
Poi si alzò e aiutò anche lui a rimettersi in piedi. Wayne le mise un braccio sulle spalle e si appoggiò a lei per non dover sforzare la gamba ferita. La posizione costringeva il suo corpo a restare a distanza ravvicinata dalla donna e fece godere agli spettatori e se stesso della sensazione.
E vediamo cosa ha da dire ora il Capo per come gestiamo le situazioni esplosive disse sorridendo Janet riferendosi a una frase pronunciata allinizio del Sogno. Anche Wayne sorrise e insieme zoppicarono per il corridoio.
Attorno a loro le pareti iniziarono a sbiadire, annerendosi. Il Sogno era finito; era tempo di tornare alla vita reale.
CAPITOLO 3
Mentre il biancore inerte del cubicolo gli si materializzava di nuovo attorno riprendendo vita, sentì la Calotta Onirica bruciare e pizzicare sul cranio. Wayne lotto contro limpulso di strapparla via; invece la alzò delicatamente dalla testa e la poggiò sul lettino accanto a sé, sedendosi per controllare le letture isometriche. A volte mi chiedo come faccio a sopportarla pensò, sapendo allo stesso tempo che senza di lei avrebbe odiato vivere. Come Sognatore era assuefatto a quella Calotta emozionalmente se non fisicamente come un drogato può assuefarsi alleroina. Cera una sensazione speciale che ben conoscevano tutti i Sognatori; sognare faceva parte di loro; era per questo che era entrato in Onirica.
Lo stomaco gli brontolava pure; così, giusto per informarlo di quanto avesse fame. Aveva mangiato prima di iniziare il Sogno, ma non pesante; avere la pancia troppo piena distoglieva dalla prestazione. Sognare assorbiva molto e anche se la stazione amplificava i suoi segnali per poter raggiungere le migliaia di spettatori sintonizzati, occorreva comunque proiettare nel ruolo gran parte di se stessi. Qualsiasi buon attore conosceva la sensazione di immergersi completamente nel lavoro e risalire da quellesperienza prosciugato, come per aver trascorso unintera giornata alle prese con un faticoso lavoro manuale. Di solito Wayne arrivava alla fine di un Sogno con una gran fame; si chiedeva costantemente come potesse, una persona come Vince Rondel, farlo sembrare un lavoro sempre privo di sforzi.
Ernie White bussò al telaio della porta della cabina e esclamò: Chiuso, Wayne. Il Sogno era ufficialmente finito e non cerano problemi tecnici di cui preoccuparsi. Se fosse stata una delle reti più importanti, sarebbero stati tutti pronti a iniziare un altro Sogno dopo lintervallo minimo di quattordici minuti, semplicemente introducendo un altro Sognatore per iniziare una nuova storia. Ma la Dramatic Dreams era soltanto una stazioncina locale di Los Angeles; non avevano personale a sufficienza per mantenersi operativa fino al mattino. A volte erano fortunati e riuscivano a ottimizzare le risorse per riuscire a far qualcosa ogni notte. Si sarebbero potuti utilizzare Wayne e Janet separatamente, invece che insieme nel medesimo Sogno, ma questo avrebbe comunque abbassato lascolto per via del diverso fattore di identificazione tra uomini e donne. Bill DeLong, il coordinatore dei programmi, aveva puntato a rafforzare gli indici utilizzando i due Sognatori insieme. Una scommessa che, apparentemente, aveva perduto.