A. J. Mitar - Specie Dominante стр 2.

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Lo intravidi alle date coordinate. Era stato investito proprio dal robusto tronco stramazzato al suolo.

Un rapido zoom per osservare quel nemico a terra. Del liquido rosso vivido usciva copioso dalla sua cavità orale.

Ma ancora, i terranei schizzarono fuori dal manto nevoso. Erano solo in due, ma non demordevano.

Avendo tempo di studiare le strategie degli assalitori, appresi che agivano sempre nel medesimo modo: dilaniavano le loro prede per poi sotterrarsi appena possibile, dopo dieci passi al massimo (stimai).

Evidenti le loro capacità di esseri scavatori, ma la velocità con cui si sotterravano presupponeva una rete di gallerie preesistente.

Non cera altra scelta; per sperare di colpirli era necessario continuare con le armi esplodenti.

Esitai, troppo!

Il tempo di un gelido respiro e il primo-attendente Alkoe emanò un grido atroce. Misi a fuoco i pezzi del suo corpo che cadevano insieme al sangue scrosciante dalle amputazioni; si trovava in cima a un aghifoglie alto trenta passi, ma era stato raggiunto e smembrato un pezzo per volta. Le urla cessarono quando tutti e sei gli arti vennero staccati dal corpo.

Il milite Tieen commise lerrore di uscire allo scoperto. Data la posizione, doveva aver assistito alluccisione del suo amico e commilitone Alkoe.

Ingrandendo i dettagli del suo volto, notai i suoi occhi vitrei, i filamenti protesi; era in preda al panico.

«Tieen non fare lo sciocco corri verso un riparo» fu il mio ordine perentorio, attraverso il comunicatore.

Ma non mascoltò. Correva brandendo il suo fucile, sparando a qualunque cosa si muovesse; gli alberi si contorcevano al calore dei raggi energetici, le foglie danzavano nellaria, udivo il frastuono di mille ramoscelli che precipitavano al suolo.

Poi, unombra sfrecciò sulla sua sinistra e Tieen rovinò al suolo; tentò di rialzarsi, ma tre gambe gli erano state tranciate di netto. Le cercò sulla neve; forse, pensò che avrebbero potuto riattaccargliele. Ma il collo si piegò indietro e poi, un liquido denso cominciò a colargli dalle narici mischiandosi con le lacrime e con la neve. Rimase immobile, riverso nel suo stesso sangue.

Alla vista di quellefferate uccisioni la rabbia minvase. Riguadagnai tutta laudacia e decisi che era giunta lora di uscire allo scoperto.

Impugnai saldamente tutte le armi, ero deciso a riversare sul nemico tutta la potenza di fuoco di cui disponevo.

Forse, questo è il giorno in cui la vita e la morte sincontrano, mi dissi.

«Fuoco, fuoco continuato con tutti i razzi a disposizione, fuoco senza pietà!» urlai espandendo al massimo la mia cassa toracica. Tutti i miei sensi erano allattacco, non potevo permettere che ci sopraffacessero con simile facilità.

Le mie braccia vibrarono ripetutamente, i razzi partirono dalle bocche di fuoco, puntando la luna. Frammentati in decine di piccoli proiettili esplosivi, sibilarono in ogni direzione alla ricerca del loro DNA-bersaglio.

Mille esplosioni devastanti, la terra sussultò a lungo; mi appiattii al suolo per non essere colpito da schegge vaganti. Poi la valle si inabissò in un silenzio immobile.

Dal mio prezioso visore-bracciale appresi che nessun terraneo era stato colpito.

Sembrava che né il freddo né la neve alta ostacolassero la loro rapidità.

In preda allira, corsi verso il terraneo a terra.

Almeno ne ucciderò uno!

Giaceva sotto il peso di un ramo e sembrava inerme.

Nellocchio sinistro vi era conficcata una grossa scheggia legnosa, mentre laltro era spalancato e fisso verso il cielo. La vita laveva abbandonato; nemmeno la soddisfazione di una terapeutica vendetta.

Quel volto era insolitamente alieno.

È assurdo mi dissi incredulo.

Qualcosa di più impellente richiamò la mia attenzione.

A circa settanta passi dalla mia posizione, dietro una boscaglia sparsa, intravidi alcune case bruciare come fornaci inquiete.

Fiamme traballanti sinnalzavano, ravvivando la notte con colori più saturi.

«Miliziani, dobbiamo aiutare i residenti» chiamai a raccolta tutti i superstiti.

I piedi sprofondavano nella neve che rallentava la mia corsa. Il sentiero serpeggiante fra la vegetazione disomogenea mi condusse a ridosso delle fiamme; un fumo grigio mi annebbiava la vista e la mente.

Il crepitio della combustione, in sottofondo, si mescolava alle grida e alle richieste daiuto. Il pacato villaggio di Leevanie era stato catapultato in uno scenario infernale.

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