Ordini che erano dati con aria d'indifferenza e tutti sul medesimo tuono; quasi quegli da cui venivano li giudicasse indistintamente della stessa importanza.
Uscito appena Holliday, Claverhouse si fece portar qualche cibo, che li venne in fretta apprestato, ed invitò Morton a mettersi seco lui a mensa, aggiugnendo: »Un tal giorno ci è stato giorno di fatica per tutti due.» Ma fu impossibile cosa a Morton il prendere alcun nudrimento. Le sensazioni varie e violente alle quali fu in preda gli aveano tolto l'appetito del tutto; solamente lo crucciava un'ardentissima sete, ed esternò a Claverhouse la necessità di sbramarla.
»Nulla di più facile! rispose l'altro. Ecco un fiasco di birra, che quegli sgraziati si erano preparato. Dev'esser buona, perchè que' mariuoli di Puritani sanno bene i luoghi ove si trova migliore. Alla vostra salute, signor Morton» diss'egli empiendone un bicchiere per sè e presentandone un altro al suo convitato.
Morton accostava al labbro il bicchiere allorquando una scarica d'archibusi annunziò terminata la vita di tre prigionieri. Abbrividì Morton e rimise il bicchier sulla tavola.
»Siete giovane, sig. Morton (disse Claverhouse, votando il proprio tranquillamente) nè quindi avvezzo ancora a simili scene. Questa prova di sentimento delicato non vi toglie nulla della mia stima; ma il dovere e la necessità ne accostumano finalmente a non ci scomporre per tali avvenimenti.»
»Spero che nè dovere nè necessità produrranno mai in me quest'effetto.»
»Così anch'io ho creduto una volta. Voi penerete forse a persuadervene; ma sull'incominciare di mia carriera io fremeva al sol vedere un ferito; parea che il suo sangue sgorgasse dalle mie vene medesime. Siamo però giusti, sig. Morton! perchè la morte che ne attornia da tutte le parti deve poi atterrirci cotanto? Udiamo noi sonar ora che non sia l'ultima per qualcuno fra' nostri simili? Perchè darci tanto affanno per prolungare la nostra o l'esistenza degli altri? È un vero lotto. La mezzanotte scorsa doveva essere estrema per voi; voi vivete, ed invece i malvagi che divisavano assassinarvi non sono più. Qual cosa è il dolore che si prova all'atto del morire? Non merita l'incomodo di pensarci sopra, tanto più che è un destino al quale o più presto o più tardi, o in un modo o nell'altro, convien soggiacere. Se penso alla morte, sig. Morton, egli è colla speranza di trovarla un giorno sul campo di battaglia, dopo avere combattuto da valoroso, in mezzo alle grida della vittoria.»
Claverhouse aveva appena terminate queste parole che di guerriero entusiasmo gli faceano scintillar le pupille, allorquando un tale, che avea piuttosto forma di spettro insanguinato, apparve in un angolo di quella stanza, e lasciò vedere a Morton, sfigurati dal molto sangue perduto e dalla vicinanza della morte, i lineamenti dell'energumeno Abacucco, il quale stendendo le braccia verso Claverhouse sì disse: »Tu ti confidi nella tua forza; ma Dio è il protettore dei deboli. Il sangue degl'innocenti che tu spargesti dal tuo sangue vuol esser lavato. Ricordati che sta scritto; chi ferisce di coltello perirà di coltello.»
Ricadde in pronunziando queste parole, e morì nel medesimo istante.
Il quale spettacolo acrebbe la commozione di Morton, colpito in oltre dal modo onde gli ultimi detti di questo farnetico vennero quasi al proposito de' sensi esternati da Claverhouse.
Due dragoni che trovavansi in quella stanza, comunque avessero i cuori indurati dall'uso di versar sangue, non poterono contemplare quell'apparizione, e udire la specie di profezia che l'accompagnò, senza sentirsi addiacciar per orrore. Rimasero pallidi, immobili, cogli occhi fissi al fantasma e in uno stato che colla stupidità confinava.
Claverhouse solo non diede il menomo segno di commozione. Fin dal momento che Abacucco erasi alzato da terra, aveva afferrate le pistole e solamente quando s'accorse che costui era moribondo le rimise sulla tavola, ascoltando con somma calma le predizioni minaccevoli, che furono l'ultimo atto fra i vivi di un tale fanatico.
»Come ha fatto a trovarsi là questo sgraziato? (disse Claverhouse appena che Abacucco, pronunziate l'ultime parole, ricadde a terra.) Ebbene! (volgendosi ai dragoni che gli erano vicini) non mi risponderete una volta? Che significa questa faccenda? Vi ho da credere sì poltroni da aver paura d'un morto?»
Un d'essi balbutendo rispose che forse i lor colleghi non s'erano accorti di costui quando portarono via i tre altri cadaveri: ed a scusare meglio siffatta omissione gli fecero osservare che il luogo ove questi cadde era quel angolo della stanza opposto al cammino, scelto dai Presbiteriani per collocarvi in mucchio i proprj mantelli.
»In somma trasportatelo via adesso invece di star lì spalancando gli occhi e incrocicchiando le braccia; o temete forse ch'egli vi morda? Vedete sig. Morton che i morti tornano a risuscitare per venirne ad affrontare con minaccie! Conviene ch'io faccia arrotare le sciabole di questi furfanti; compiranno più speditamente gli ufizj loro. Ma abbiamo avuta una terribile giornata, che ha stancate le braccia a costoro, e credo anzi che, nè a voi, signor Morton, nè a me, faranno male alcune ore di riposo.»
Dette le quali cose incominciò a sbadigliare, si stirò le braccia, e prendendo un lume, diede a Morton la buona notte, e passò nella stanza che intanto aveano allestita per lui.
Allora Morton fu condotto nella stanza in disparte assegnatagli, ove rimase solo e libero interamente. Le finestre metteano su la campagna, nè guernendole alcuna ferriata, niuna cosa sarebbe stata più agevole per lui del fuggire. Ma avea obbligata la sua parola a Claverhouse, onde nè manco gli passò per mente l'idea di violarla, benchè non avesse alcun genere di certezza sulla sorte che il consiglio di guerra gli apparecchiava. Offerse alla Provvidenza umili rendimenti di grazie perchè a liberarlo dal ferro degli assassini si era giovata del ministero di quei medesimi che egli, Morton, riguardava come suoi proprj nemici, e supplicandola d'inspirargli il contegno da tenere in un tempo sì fertile di errori e pericoli, mise nelle braccia di essa la cura del suo futuro destino.
CAPITOLO V
»Gli avvocati son già lesti.
»Il reo sta sullo sgabello
»Con tal viso che il diresti
»Or uscito dell'avello.
»Contra lui stanno seduti
»I suoi giudici barbuti,
»Nè le cere lor fan fede
»Al meschino di mercede.»
All'agitazione sofferta da Morton in tutta quella giornata succedè un sonno tanto profondo che seppe appena ove si ritrovasse allor quando il destarono di repente lo scalpitar dei cavalli, il gridar de' soldati e lo squillar delle trombe. Aveva appena avuto il tempo di levarsi dal letto allorchè il sergente Holliday venne ad avvertirlo in rispettosissima guisa, che il generale sperava averlo compagno nel cammino da farsi.
Si danno tai punti nella nostra vita che gl'inviti sono comandi, e pensò Morton, nè mal pensò, trovarsi in uno di simili casi, laonde non perdè istante nel trasferirsi presso Claverhouse. Sellato era già il cavallo di Enrico, e Cuddy pronto a seguirlo. A vedere il modo onde venivano trattati e l'uno e l'altro, sarebbersi detti non prigionieri ma individui dell'esercito de' Reali, eccetto l'armi che ad essi erano state tolte. Ma Claverhouse restituì colle proprie mani a Morton la sciabola, arme che a quei tempi avevasi per distintivo delle persone più ragguardevoli. Postisi in viaggio sel chiamò vicino e parea dilettarsi assai di favellare con lui. Ma più Morton ne udiva i propositi, men facile gli diveniva il formare una massima sulla vera indole di cotest'uomo. Una urbanità, una cortesia di modi, tai sentimenti tutti nobili e cavallereschi, che si univano alla devozione verso la causa reale da lui difesa, un criterio finissimo che il soccorreva a leggere, come in un libro aperto, per mezzo ai penetrali i più reconditi del cuore umano, costrignevano l'approvazione di tutti quelli che conversavan con esso e li facevano di lui ammirati; ma per altra parte l'indifferenza ch'ei mostrava per la vita dei propri simili, le violenze e le crudeltà che ai soldati suoi permetteva; e talvolta pur comandava, lo sprezzo nel quale teneva ogn'uomo di classe inferiore alla sua, opponeano tal contraria tinta alle prerogative dianzi encomiate da alienare gli animi, che queste medesime prerogative avrebbero soggiogati. Morton non potè starsi dal paragonarlo in suo cuore a Burley, e tale idea s'impadronì sì fattamente di lui che lasciò sfuggire alcuni accenti atti a lasciarla trapelare1.