дАннунцио Габриэле - LInnocente / Невинный. Книга для чтения на итальянском языке стр 9.

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invidiata anche; insidiata anche Quanti uomini ambiscono a succedermi! Innumerevoli.

Numerai rapidamente i rivali più temibili, i successori più probabili, considerandone le figure imaginate. Cè forse a Roma una donna più bionda, più affascinante, più desiderabile di lei? La stessa accensione repentina, avvenuta la sera innanzi nel mio sangue, mi percorse tutte le vene. E il pensiero della rinunzia volontaria mi parve assurdo, inammissibile. No, no, non avrò mai la forza; non vorrò, non potrò mai.

Sedata la turbolenza, proseguii il vano dibattito, pur avendo in fondo a me la certezza che, giunta lora, non avrei potuto non partire. Ebbi però il coraggio, uscendo dalla stanza della convalescente, essendo ancóra tutto vibrante di commozione, ebbi il supremo coraggio di scrivere a quella che mi chiamava: Non verrò. Inventai un pretesto; e, mi ricordo bene, quasi per istinto lo scelsi tale che a lei non sembrasse troppo grave. Speri dunque che ella non curi il pretesto e timponga di partire? chiese qualcuno dentro di me. Non sfuggii a quel sarcasmo; e unirritazione e unansietà atroci simpadronirono di me, non mi diedero tregua. Facevo sforzi inauditi per dissimulare, al conspetto di Giuliana e di mia madre. Evitavo studiosamente di trovarmi solo con la povera illusa; e ad ogni tratto mi pareva di leggere nei suoi miti umidi occhi il principio di un dubbio, mi pareva di veder passare qualche ombra su la sua fronte pura. Il giorno di mercoledì ebbi un telegramma imperioso e minaccioso (non era quasi aspettato?): O tu verrai o non mi vedrai più. Rispondi. E io risposi: Verrò.

Sùbito dopo quellatto, commesso con quella specie di sovreccitazione inconsciente che accompagna tutti gli atti decisivi della vita, io provai un particolare sollievo, vedendo gli avvenimenti determinarsi. Il senso della mia irresponsabilità, il senso della necessità di ciò che accadeva ed era per accadere divennero in me profondissimi. Se, pur conoscendo il male che io faccio e pur condannandomi in me medesimo, io non posso fare altrimenti, segno è che obbedisco a una forza superiore ignota. Io sono la vittima di un Destino crudele, ironico ed invincibile.

Nondimeno, appena misi il piede su la soglia della stanza di Giuliana, sentii piombarmi sul cuore un peso enorme; e mi soffermai, vacillante, fra le portiere che mi nascondevano. Basterà chella mi guardi per indovinar tutto pensai smarrito. E fui sul punto di tornare indietro. Ma ella disse, con una voce che non mera mai parsa tanto dolce:

Tullio, sei tu?

Allora feci un passo. Ella gridò, vedendomi:

Tullio, che hai? Ti senti male?

Una vertigine Mè passata già risposi; e mi rassicurai pensando: Ella non ha indovinato.

Ella, infatti, era inconsapevole; e a me pareva strano che così fosse. Dovevo io prepararla al colpo brutale? Dovevo parlare sinceramente o architettare qualche menzogna pietosa?

Oppure dovevo partire allimprovviso, senza avvertirla, lasciandole in una lettera la mia confessione? Qual era il modo preferibile per rendere meno grave a me lo sforzo e meno cruda in lei la sorpresa?

Ahimè, nel dibattito difficile, per un tristo istinto io mi preoccupavo dalleggerir me più di lei. E certo avrei scelto il modo della partenza improvvisa e della lettera, se non mi avesse trattenuto il riguardo per mia madre. Era necessario risparmiare mia madre, sempre, ad ogni patto. Anche questa volta non sfuggii al sarcasmo interiore. Ah, ad ogni patto? Che cuore generoso! Ma pure, via, è così comodo per te il vecchio patto, ed anche sicuro Anche questa volta, se tu vorrai, la vittima si sforzerà di sorridere sentendosi morire. Confida in lei, dunque, e non ti curare daltro, cuore generoso.

Luomo trova nel sincero e supremo disprezzo di sé medesimo qualche volta, veramente, una particolare gioia.

A che pensi, Tullio? mi domandò Giuliana, con un gesto ingenuo appuntandomi lindice tra luno e laltro sopracciglio come per fermare il pensiero.

Io le presi quella mano, senza rispondere. E il silenzio stesso, che parve grave, bastò a modificare di nuovo lattitudine del mio spirito; la dolcezza che era nella voce e nel gesto della inconsapevole mi ammollì, mi suscitò quel sentimento snervante da cui hanno origine le lacrime; che si chiama pietà di sé. Provai un acuto bisogno dessere compassionato. Nel tempo medesimo qualcuno mi suggeriva dentro: Approfitta di questa disposizione danimo, senza fare per ora alcuna rivelazione. Esagerandola, tu puoi facilmente giungere fino al pianto. Tu sai bene che straordinario effetto abbia su una donna il pianto delluomo amato. Giuliana ne sarà sconvolta; e tu sembrerai essere travagliato

da un dolore terribile. Domani poi, quando tu le dirai la verità, il ricordo delle lacrime ti rialzerà nellanimo di lei. Ella potrà pensare: Ah, dunque per questo ieri piangeva così dirottamente. Povero amico! E tu non sarai giudicato un egoista odioso; ma sembrerai aver combattuto con tutte le tue forze invano contro chi sa qual potere funesto; sembrerai essere tenuto chi sa da quale morbo immedicabile e portare nel tuo petto un cuore lacerato. Approfitta, dunque, approfitta.

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