дАннунцио Габриэле - LInnocente / Невинный. Книга для чтения на итальянском языке стр 7.

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Ma io pensai questa volta ha ella proprio creduto al mio ravvedimento? Non è ella stata sempre un poco scettica a riguardo dei miei buoni moti? E rividi quel suo tenue sorriso sfiduciato, già altre volte comparsole su le labbra. Se ella dentro di sé non avesse creduto, se anche la sua illusione fosse caduta subitamente, allora forse la mia ritirata non avrebbe molta gravità, non la ferirebbe né la sdegnerebbe troppo; e lepisodio rimarrebbe senza conseguenza, e io rimarrei libero come prima. Villalilla rimarrebbe nel suo sogno. E rividi laltro sorriso, il sorriso nuovo, impreveduto, credulo, che le era comparso su le labbra al nome di Villalilla. Che fare? Che risolvere? Come contenermi? La lettera di Teresa Raffo mi bruciava forte.

Quando rientrai nella stanza di Giuliana, maccorsi al primo sguardo che ella mi aspettava. Mi parve lieta, con gli occhi lucidi, con un pallore più animato, più fresco.

Tullio, dove sei stato? mi domandò ridendo.

Io risposi:

Mi ha messo in fuga la signora Tàlice.

Ella seguitò a ridere, dun limpido riso giovenile che la trasfigurava. Io le porsi i libri e la scatola delle confetture.

Per me? esclamò, tutta contenta, come una bambina golosa; e si affrettò ad aprire la scatola, con piccoli gesti di grazia, che risollevavano nel mio spirito lembi di ricordi lontani. Per me?

Prese un bonbon, fece latto di portarlo alla bocca, esitò un poco, lo lasciò ricadere, allontanò la scatola; e disse:

Poi, poi

Sai, Tullio, mavvertì mia madre non ha ancóra mangiato nulla. Ha voluto aspettarti.

Ah, non tho ancóra detto proruppe Giuliana, divenuta rosea non tho ancóra detto che cè stato il dottore, mentre eri fuori. Mi ha trovata molto meglio. Potrò alzarmi giovedì. Capisci, Tullio? Potrò alzarmi giovedì

Soggiunse:

Fra dieci, fra quindici giorni al piú, potrò anche mettermi in treno.

Soggiunse, dopo una pausa pensosa, con un tono minore:

Villalilla!

Ella non aveva dunque pensato ad altro, non aveva sognato altro. Ella aveva creduto; credeva. Io duravo fatica a dissimulare la mia angoscia. Mi occupavo, con soverchia premura, forse, dei preparativi pel suo piccolo pranzo. Io medesimo le misi su le ginocchia la tavoletta. Ella seguiva tutti i miei movimenti con uno sguardo carezzevole che mi faceva male. Ah, se ella potesse indovinare! Dun tratto, mia madre esclamò, candidamente:

Come sei bella stasera, Giuliana!

Infatti, unanimazione straordinaria le avvivava le linee del volto, le accendeva gli occhi, la ringiovaniva tutta quanta. Allesclamazione di mia madre, ella arrossì; e unombra di quel rossore le rimase per tutta la sera su le gote.

Giovedì mi alzerò ripeteva. Giovedì, fra tre giorni! Non saprò più camminare

Insisteva col discorso su la sua guarigione, su la nostra partenza prossima. Chiese a mia madre alcune notizie su lo stato attuale della villa, sul giardino.

Io piantai un ramo di salice vicino alla peschiera, lultima volta che ci fummo. Ti ricordi, Tullio? Chi sa se ce lo ritroverò

Sì sì, interruppe mia madre, raggiante ce lo ritroverai; è cresciuto; è un albero. Domandalo a Federico.

Davvero? Davvero? Dimmi dunque, mamma

Pareva che quella piccola particolarità in quel momento avesse per lei unimportanza incalcolabile. Ella divenne loquace. Io mi meravigliavo chella fosse così a dentro nellillusione, mi meravigliavo chella fosse così trasfigurata dal suo sogno. Perché, perché questa volta ella ha creduto? Come mai si lascia così trasportare? Chi le dà questa insolita fede? E il pensiero della mia infamia prossima, forse inevitabile, mi agghiacciava. Perché inevitabile? Non saprò dunque mai liberarmi? Io debbo, io debbo mantenere la mia promessa. Mia madre è testimone della mia promessa. A qualunque costo, la manterrò. E con uno sforzo interiore, quasi direi con una scossa della conscienza, io uscii dal tumulto delle incertezze; e mi rivolsi a Giuliana, per un moto dellanima quasi violento.

Ella mi piacque ancóra, eccitata comera, vivace, giovine. Mi rammentava la Giuliana dun tempo, che tante volte in mezzo alla tranquillità della vita familiare io aveva sollevata dimprovviso su le mie braccia, come preso da una follia repentina, e portata di corsa nellalcova.

No, no, mamma; non mi far più bere ella pregò, trattenendo mia madre che le versava il vino. Già ho bevuto troppo, senza accorgermene. Ah questo Chablis! Ti ricordi, Tullio?

E rise, guardandomi dentro le pupille, nellevocare il ricordo damore su cui ondeggiava il fumo di quel delicato vino amaretto e biondo chella prediligeva.

Mi ricordo io risposi.

Ella socchiuse le palpebre, con un leggero tremolio dei cigli. Disse poi:

Fa caldo qui. È vero? Ho gli orecchi che mi scottano. E si strinse la testa fra le palme, per sentire il bruciore. Il lume, che ardeva a lato del letto, rischiarava intensamente la lunga linea del viso; faceva rilucere tra il folto de capelli castagni alcuni fili doro chiaro, ove lorecchio piccolo e fine, acceso alla sommità, traspariva.

A un punto, mentre io aiutavo a sparecchiare (mia madre era uscita, e la cameriera anche, per un momento, e stavano nella stanza attigua), ella chiamò sottovoce:

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