Felletti Roberto - Le Cacciatrici Di Mostri стр 2.

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Ora ero in svantaggio, uno piccolo, ma comunque mi aveva fatto incazzare. “Come fai a sapere di una quarta vittima quando la corporazione non lo sa?”

Lui si era avvicinato alla mia scrivania e aveva teso la mano sopra la superficie ricoperta di documenti. “Barrett Miller, l’uomo che ha trovato il collegamento tra tutti e quattro i casi e ha denunciato i crimini e il responsabile alla corporazione.”

Poiché avevo ignorato il suo gesto, aveva aggiunto, “Nonché colui che ha fatto una generosa donazione per assicurarsi che prendendo Mark Jared saltasse la fila.”

Maledizione. Fanculo Rafe e fanculo la sua fottuta stronzata da donatore leccaculo. Lui dava la precedenza ai donatori quasi così tanto quanto faceva catturando mostri.

Sebbene non avrebbe dovuto prendere i soldi di Barrett Miller per far sì che il caso di Jared saltasse la fila. Tre persone morte avevano fatto quello.

Credevo che la quarta sarebbe stata dichiarata morta quando avessero ritrovato il suo, di lei o di lui, cadavere in putrefazione, ma fino ad allora quella quarta persona poteva essere viva.

Avevo stretto la mano del tizio. La sua manona. Non ero una fan del sentirmi sottovalutata per via della mia taglia ridotta, e gli uomini facevano sempre supposizioni, specialmente dopo avermi stretto la mano. Io ero una Van Helsing. Noi eravamo risolute, cazzo, indipendentemente dalla taglia, e avevamo talento per, sostanzialmente, una cosa: uccidere i mostri.

Avevo stretto forte. “Mariah Van Helsing, non al tuo servizio. Lavoro per la corporazione, non per te.”

Lui aveva fatto un ampio sorriso in risposta.

Un sorriso che era scomparso quando avevo chiesto, “E perché ti preoccupi per queste persone?”

“Mi preoccupavo per il tizio che sta facendo questo. Ora, mi preoccupo affinché smetta di fare male alla gente.”

Hmm. Non stava dicendo granché. Lasciando fuori qualcosa che poteva essere importante in seguito. I fottuti dilettanti erano i peggiori.

Rafe sarebbe stato preso a calci in culo per questo.

“Cosa sai che non è nei miei fascicoli, Barrett Miller? Quali informazioni hai che possono aiutarmi a catturare questo mostro?”

Si era sistemato sulla sedia di fronte alla mia scrivania, quell’impudente bastardo. “Dimmi quello che sai, e io riempirò gli spazi.”

Chi stava conducendo quello show?

Questo tizio, seduto sulla mia sedia, nel mio ufficio, stava cercando di avere il controllo sul mio caso. Era decisamente uno stronzo antisociale, come molti licantropi, ma anche fottutamente arrogante.

Avevo cambiato posizione. Non lo trovavo così sexy. Per niente.

Lo sfregamento dei jeans strofinava il mio clitoride sensibilizzato, e io potevo percepire la liscezza tra le gambe. E che cavolo?

Era un patetico, arrogante stronzo, ma un patetico, arrogante stronzo sexy, e sembrava che premesse i miei pulsanti.

Peccato che fosse un mostro-in-attesa.

Non mi facevo i mostri.

Avevo di nuovo cambiato posizione.

Tecnicamente, lui non era un…

Non ancora.

Lo avevo gelato con lo sguardo, perché il percorso circolare che avevo appena seguito nella mia testa era colpa sua. Quell’arrogante, sexy, coglione era venuto qui, agendo come se gliene importasse, volendo aiutare. Interferiva con il mio radar dei mostri, ma io non ero attratta dai mostri. Non lo sarei mai stata.

Lo scopo non era venire; catturare un killer lo era. Pertanto, avevo bisogno di archiviare l’attrazione che provavo per quest’uomo nel cassetto del non-succederà-mai e andare avanti.

Avevo lanciato un’occhiata glaciale a Miller. “Non conduci le danze tu su questo caso, Miller. Non è così che funziona, indipendentemente da quanti soldi hai versato a Rafe.”

“Alla corporazione, non a Rafe. Non sono un disonesto. Non corrompo nessuno, io. Ho fatto una donazione a un’organizzazione rispettata.”

Un licantropo che dichiarava la sua onestà, come se quello avesse importanza.

Ne aveva. Per me.

Di solito, non per i mannari.

Di solito, i mannari non si preoccupavano delle vittime delle violenze dei mannari. Non si preoccupavano di seguire le regole. Non si preoccupavano dell’onestà.

Ero in grado di smascherare un bugiardo persino meglio che scovare un mostro. Questo tizio non mi stava mentendo.

Merda. E ora ero davvero bagnata.

Questo coglione doveva andarsene dal mio ufficio.

Così avrei potuto lavorare al caso.

Risolvere il caso.

La mia testa doveva essere nel gioco, la mia concentrazione sul caso.

E dopo aver eliminato Mark Jared, sarei uscita e mi sarei fatta una scopata. Ovviamente, era passato fin troppo tempo.

Il caso…

Avevo tamburellato sui fascicoli con un dito. Rafe mi aveva appena assegnato questo caso, ma ciononostante era bastata una rapida occhiata per vedere lo schema. Il killer colpiva di notte.

“Sono le dieci. Questo tizio non aggredisce nessuno durante il giorno. A meno che tu non sappia dove posso trovare Jared o quale sarà il suo prossimo bersaglio, sarà meglio che porti via il culo dal mio ufficio e mi lasci lavorare.”

Non si era mosso.

Poi le sue narici si erano spalancate.

Non era umano.

Era un quasi-mostro.

Lo avevo capito nel momento in cui era entrato nel mio ufficio. Lo chiamavo il mio radar dei mostri, ma in realtà era quel po’ di magia che avevo dentro, che tutte le Van Helsing avevano dentro, che ci permetteva di vedere creature, bestie, esseri magici – coloro che sarebbero diventati mostri con alcune scelte sbagliate.

Barrett Miller non era umano.

Era un licantropo, con tutti i conseguenti vantaggi fisici dell’essere quella bestia… compreso un acuto olfatto.

Il mio sguardo era scivolato dal feroce sorriso che aveva in faccia alla violenta erezione che stava manifestando. Barrett Miller era dotato più come un cavallo che come un lupo. Un fatto che avrei preferito non conoscere.

Era seduto di fronte a me, eccitato dall’odore della mia eccitazione.

Gli avevo lanciato un sorriso freddo. “Fuori.”

Se n’era andato, ma non prima di sistemarsi la sua erezione. Non aveva nemmeno finto un tentativo di discrezione. Cazzo, ero piuttosto sicura che si fosse dato una rapida tirata, il coglione.

Pure il breve accenno della sua grossa mano sul suo uccello rigido, e mi venivano in mente dei pensieri. Pensieri sconci su Barrett Miller, sul suo uccello, sulle sue mani, sulla sua lingua, sulle sue dita…

Sembrava come quando qualcuno deve masturbarsi prima di poter concludere un qualsiasi lavoro.

Io ero così.

Avrei dovuto masturbarmi.

E decisamente, quando l’avessi fatto avrei avuto in testa del sesso con qualcuno che si odia, nel mio caso un certo licantropo.

Piccolo problema: non ero sicura contro chi fosse diretto quell’odio. Contro di lui, per avermi eccitata? O contro di me, per essere così eccitata? Ero scivolosa e pronta per una sveltina con un fottuto mostro-in-attesa.


Due orgasmi.

Quel fottuto stronzo mi aveva distratta così tanto che avevo dovuto chiudere a chiave la porta del mio ufficio, farmi un ditalino e stuzzicarmi il clitoride per avere due orgasmi completi. E non avevo nemmeno aspettato che Eric andasse a pranzo per farlo.

Quella roba non era normale per me, e decisamente mi faceva sentire come se avessi fatto il culo a Barrett fottuto Miller.

Non avevo tempo per due fottuti orgasmi.

Ma dopo quello, me lo ero tolto di mente. Dovevo dare la caccia a un mostro.

Erano passate due ore, e avevo letto dettagliatamente ciascuno dei fascicoli. Inoltre, Eric era riuscito a farsi dare da Rafe il quarto fascicolo, sebbene lui non lo considerasse parte del caso, poiché mancavano prove fisiche che puntassero alla morte dell’uomo scomparso.

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