Almeno non è scappato appena entrato. È un buon segno, vero?
“Ti piace leggere,” le disse quando Maggie tornò con il vassoio.
Era in piedi di fronte a una libreria molto logora che dominava tutta una parete. Si chiedeva se avesse notato che non c'era la televisione, quindi non c'era molto da fare in casa, ma le andava bene così. Non era mai stata una che si stravaccava davanti alla TV, neanche quando ne aveva avuta una in ogni stanza della casa.
Sorrise mentre metteva il vassoio con i caffè su un tavolino e si sedeva sul divano bitorzoluto. “Sì, molto.”
Aiden esaminò alcuni titoli pieni di orecchie che lei aveva raccolto su una mensola prima che la sua mano ne estraesse uno che sembrava incontaminato rispetto agli altri.
“Guida moderna al galateo sociale” lesse ad alta voce. Ne sfogliò alcune pagine. “Quindi è così che hai imparato un sacco di cose sui vini costosi.”
Maggie si sentì scaldare percependo quella lieve presa in giro, e scattò in piedi. “Non esattamente,” ribatté, afferrando il libro dalle sue mani. “Non sai niente, quindi non parlare di cose che non conosci.”
“Io… mi dispiace, Maggie. Non volevo dire…”
“Vattene.” Teneva il libro con una mano e con l'altra indicava la porta.
“Volevo dire che è un bene che tu sappia quelle cose. L'auto-miglioramento è sempre…”
“Vai!” Maggie aveva sentito abbastanza.
Aiden sembrava ferito e imbarazzato mentre afferrava il cappello e si dirigeva rapidamente verso la porta.
“Mi dispiace,” ripeté mentre usciva, ma lei non stava ascoltando. Sbatté invece la porta e la chiuse a chiave appena lui se ne fu andato, prima di crollare in lacrime sul pavimento, stringendo ancora al petto il libro.
* * * *
“Altri pancake?”
Aiden scosse la testa. Quella mattina davvero non aveva fame. Si sentiva malato.
“No, Josie, grazie. Ho mangiato anche troppo.”
Lei roteò gli occhi. “Ricordo che una volta mangiavi il doppio e avevi ancora appetito,” osservò, indicando il suo piatto.
“Penso che abbia il mal d'amore, sorellina.” Ben scoppiò a ridere dall'altra parte del tavolo.
“Molto divertente.” Aiden non era dell'umore giusto per essere preso in giro, quel giorno. Sbadigliò.
“Allora siamo tutti d'accordo? Organizzeremo una cena e inviteremo questo Rossington e sua moglie. Presumo che ne abbia una?” Josie stava prendendo appunti in un grande quaderno mentre parlava.
“Mmh, penso che dovremmo invitare anche qualcun altro per non risultare troppo ovvi,” disse Ben. “Sono sicuro di poter invitare alcuni personaggi di spicco locali che potrebbero impressionarlo.”
“Buona idea,” concordò Greg, appoggiando una tazza di caffè appena fatta sul tavolo prima di prendere posto accanto alla moglie. “Ma non voglio che Josie esageri con i preparativi e l'organizzazione.” Le mise un braccio intorno alle spalle in modo protettivo.
“Greg, sono incinta non malata,” gli fece notare lei, alzando gli occhi al cielo.
“Lo so, ma la gravidanza è ancora all'inizio. Devi stare attenta.” Greg era irremovibile.
“Beh, forse potrei trovare qualcuno che mi aiuti,” cedette Josie con un sorriso. Si morse le labbra mentre tornava a guardare il quaderno. “A quante persone stavate pensando, ragazzi?”
“Allora, se vogliamo fare colpo su Rossington dobbiamo invitare lui e la moglie, e, con noi quattro, penso sia una buona idea invitare almeno un'altra coppia o un altro paio per non far sembrare la cosa troppo palese,” rispose Ben, contandoli sulle dita.
“Un altro paio di coppie, intendi?” Aiden aggrottò la fronte, bevendo un sorso di caffè.
Josie ridacchiò, con i riccioli castano scuro che le danzavano intorno alle spalle. Di sicuro appariva graziosa. “Oh, penso che avremo bisogno di più di un paio di coppie,” disse, con gli occhi lampeggianti di gioia.
“Quindi, è più di una coppia o di una coppia di coppie? Per la miseria, ragazzi!” Aiden scosse la testa frustrato mentre gli altri ridevano.
“Lascia fare a me. Inviterò io alcuni ospiti,” disse Ben con una risatina, quando si alzò. “Grazie per la colazione, Josie.” Si chinò sul tavolo e diede un bacio sulla guancia della sorella prima di lasciare la stanza. “Vado in città. Devo prendere alcune cose. Ci vediamo più tardi.”
“Aspetta,” lo fermò Josie appena raggiunse il corridoio.
Ben tornò indietro, facendo capolino dalla porta della cucina.
“Porterai qualcuno? Alla cena, intendo.”
Ben guardò il fratello, scoccandogli un sorrisino furbo. “Nah. Penso che sarebbe meglio rimanere concentrati sugli affari, non è vero, Ade? O stavi morendo dalla voglia di presentare la tua ultima ragazza alla famiglia?”
Aiden sentì una fitta di emozione allo stomaco, poi scosse la testa. “No. Hai ragione, Ben. È una cena di lavoro, dopotutto.”
“Bene.” Josie annuì e scribacchiò qualcosa sul quaderno mentre sentivano la porta d'ingresso sbattere, segno che Ben era uscito.
“È meglio che vada a vedere i cavalli,” disse Greg, poi si alzò. Baciò affettuosamente Josie in cima alla testa prima di andarsene. “Non esagerare, capito?”
Lei roteò gli occhi ma fece un sorriso contento, felice per la sua preoccupazione.
“Sono felice di averti tutto per me,” si rivolse ad Aiden mentre iniziava a sparecchiare. “Chi è questa ragazza? È qualcuno che conosco?”
Aiden fece una smorfia. “In realtà stavo per parlarti di lei.” Si alzò e la aiutò con i piatti. “So che Ben non l'approverebbe ma forse tu potresti farlo.”
Lei lo fissò, incuriosita. “Vai avanti.”
“È che questa ragazza mi piace molto, ma non usciamo insieme. Cioè, ieri sera siamo usciti, ma…”
“Ma…? Ti sei divertito?” I suoi occhi brillarono di curiosità.
“Sì, ci siamo divertiti molto.” Sospirò ripensando alla serata che avevano trascorso insieme. Era stata fantastica fino a quando…
“Quindi è ovviamente molto carina. Perché quella faccia lunga, Ade?”
“È una cameriera,” spiegò.
“E?” Josie era chiaramente imperturbabile.
“Beh, non ha molti soldi. L'ho portata da Sebastian senza pensarci. All'inizio temevo che si sarebbe rifiutata di entrare, ma alla fine è andata bene. In effetti, una volta dentro si è comportata come se appartenesse a quel posto. Sapeva tutto del vino che abbiamo bevuto, ha detto che è stata anche in Francia. Ci siamo divertiti sul serio.” Sorrise.
“Ma?” Josie aggrottò la fronte. “Cos'è successo?”
Sua sorella riusciva sempre a leggerlo come un libro aperto.
Sbuffò. “L'ho accompagnata a casa. Non crederesti mai al modo in cui vive quella ragazza, Josie. Quel posto è freddo e pieno di spifferi e lei non ha mobili o tappeti decenti, e l'ascensore non funziona. Mi sentivo così…”
“Colpevole?” Josie lo abbracciò con affetto.
Aiden annuì. “Non volevo che si sentisse a disagio per avermi portato lì. Ho cercato di non sembrare sconvolto o altro ma ho finito per sconvolgere lei.”
Lei si allontanò bruscamente. “In che modo? Cosa le hai detto?”
Aiden le raccontò del libro sul galateo e della conversazione che avevano avuto dopo averlo trovato nella libreria di Maggie. Josie sussultò.
“Non so perché l'ho detto. Stavo solo scherzando.”
“Riesco a capire perché si è arrabbiata.” Josie annuì lentamente.
Lui sospirò di nuovo. “Lo so.”
“Sembra una donna orgogliosa, anche se non possiede molto,” continuò sua sorella pensierosa.
“È molto orgogliosa. Ho dovuto lottare quando si è trattato di pagare il conto. Voleva fare alla romana.” Sentì lo stomaco annodarsi per la situazione che sembrava sempre meno promettente.
“Forse possiamo chiederle di venire a darci una mano con la cena? Mi hai detto che si è trovata bene da Sebastian e ovviamente la pagheremo. Ci aiuterebbe entrambi. Pensi che vorrebbe farlo?” Gli occhi di Josie brillarono mentre guardava suo fratello.
Lui si accigliò. “Non lo so.” Si morse il labbro.
“Beh, immagino che sia un lavoro migliore della tavola calda, quindi potrebbe aiutarla sia dal punto di vista del morale che dello stipendio,” rifletté Josie. “E solo il cielo sa che con la gravidanza ho bisogno di tutto l'aiuto che riesco a trovare.”