“Questa idea mi piace più dell’altra,” gli concesse Jessie.
Proprio allora Camille Guadino del team tecnico si avvicinò a loro con delle carte in mano e un sorriso mesto in volto. Appena uscita da scuola, era la giovane dell’unità, e a lei venivano assegnati i compiti più noiosi.
“Uh-oh,” disse Ryan guardandola. “Non dirmi che stai per darci reali prove da seguire invece di continuare a girare a vuoto attorno a infinite trame di teorie.”
“Mi scusi, detective, ma sì,” disse lasciando cadere una cartella sulla sua scrivania. “Prove vere e appena sfornate pronte per lei.”
“Che cos’hai, Guadino?” le chiese Jessie.
“Ci è voluto un po’, ma alla fine abbiamo capito che cos’è la City Logistics.”
“Appassionati della programmazione urbana?” la canzonò Jessie.
“Quasi,” rispose la Guadino. “È un’azienda di consulenza che offre feedback e consigli su questioni di miglioria urbana.”
“Che diavolo significa?” chiese Ryan.
“Significa che è molto vicino a quello che sospettavate voi. È una società di facciata guidata da un avvocato e di proprietà di una società di facciata che ha fatto il lavoro per uno stratega associato – come dicevate voi – con Gordon Maines.”
“Cosa significa tutto questo bla bla bla per noi?” chiese Ryan.
“Significa che, tagliando corto, Maines aveva accesso al conto di un’impresa con oltre duecentottanta migliaia di dollari dentro. Pare che qualcuno al bancomat che si trova nell’hotel Bonaventure abbia prelevato duemila dollari in contanti mentre Maines era lì.”
Jessie e Ryan si scambiarono un’occhiata che confermava che le teorie che avevano discusso negli ultimi dieci minuti erano ora probabilmente opinabili.
“Ebbene?” chiese la Gaudino percependo che qualcosa le sfuggiva. “Ho combinato un guaio?”
“No, sei brava,” le assicurò Jessie. “Vai avanti.”
“Ok. Stiamo tracciando tutte le sue carte di credito e non ho ottenuto niente. Inizio a dubitare che troveremo qualcosa. Di solito queste carte vengono usate nelle prime ore dopo un furto, prima che la vittima scopra che sono sparite. O, come in questo caso, prima che il corpo venga trovato.”
“Era una battuta?” le chiese Ryan. “Ti sei appena presa gioco della morte di un uomo per una misera risata?”
“Uuhh…” cominciò a balbettare la Guadino.
“Ti sto solo prendendo in giro. Era buona. Nient’altro?”
“Sì,” disse la Guadino, mettendo da parte l’umorismo e tornando ai fatti. “I danni al suo telefono si sono rivelati minimi. Siamo riusciti a risalire a tutti i suoi più recenti messaggi e al registro chiamate. Trovate tutto nella cartella. Ma non ha fatto chiamate né ha mandato messaggi nelle ore precedenti al prelievo di denaro.”
“Grazie, Guadino,” disse Jessie. “Da qui continuiamo noi. Tuoi puoi procedere e tornare al lavoro con la tua solita routine.”
La Guadino sorrise timidamente e se ne andò. Quando si fu allontanata, Jessie guardò Ryan.
“Stai pensando quello che sto pensando io?” gli chiese.
“Che in questo momento potresti farti un pastrami di segale?”
“Anche quello,” disse Jessie, felice di accogliere i suoi tentativi di alleggerire l’atmosfera, “ma anche che questa donna assomiglia sempre meno a un’amante. A quanto pare Gordon stava pagando per la sua serata. Penso che stiamo avendo a che fare con una prostituta.”
“Sono d’accordo,” disse Ryan. “Questo spiegherebbe il suo modo di incontrarlo nell’elegante bar di un albergo.”
“Le donne a volte passano le serate al bar, Ryan,” lo rimproverò lei. “Non significa sempre che siano delle prostitute.”
“Non intendevo in quel sens…”
“Sto solo scherzando,” disse Jessie, sorridendo. “Non sei l’unico capace di fare quel giochetto. Corrisponde al profilo. Ma questo non spiega perché non ci siano state comunicazioni telefoniche prima del loro incontro. Se questo era un primo appuntamento, dovevano per forza fissare i dettagli riguardo a dove e quando. Ma di questo non c’è traccia.”
“Giusto,” disse Ryan. “E non sembrava sorpreso di vederla, il che mi fa pensare che questa non era la prima volta che si vedevano.”
“Ma se si trattava di una cosa regolare, perché ha aspettato fino ad ora per ucciderlo? E perché derubarlo se era comunque intenzionato a pagare duemila dollari in anticipo?”
“Magari voleva assicurarsi che lui avesse davvero le tasche profonde e non stesse solo facendo finta. Ovviamente, una volta confermata la cosa, uno si aspetterebbe di vederla usare le carte immediatamente dopo averlo lasciato nella stanza. Doveva sapere che entro la mattinata sarebbero state bloccate. Ma non c’è un singolo acquisto.”
“Ho la sensazione che questa donna sia troppo furba per usare queste carte,” disse Jessie. “Ha indossato i guanti per l’intera serata. La scena era pulita. Sapeva come evitare le videocamere dell’hotel. Ricordi che non ci sono video di lei quando lui le fa cenno nella lobby? Non può essere che fosse così sprovveduta da rischiare di usare le carte e venire beccata dopo il fatto.”
“E allora perché prenderle?” chiese Ryan. “Che senso ha?”
“Magari per rendere più difficile un’identificazione della vittima? Ha preso anche la sua patente e questo non ha molto senso. O forse solo per umiliarlo ancora di più, per aggiungere l’insulto all’ingiuria. Sto pensando che potrebbe aver preso il Rolex per lo stesso motivo. Non perché valga un sacco di soldi, ma per l’incisione. Aveva un valore e un significato personali per Maines. Prenderlo potrebbe essere stato un modo per portare via il potere che derivava dalla sua identità.”
“Quindi non pensi che l’abbia dato in pegno?”
“Non ho detto questo,” disse Jessie. “Un orologio impegnato potrebbe richiedere più tempo per essere rintracciato rispetto a delle carte di credito. Se c’era qualcosa che poteva vendere, sarebbe stato proprio l’orologio. È un po’ tirata come opzione, ma penso che potremmo contattare i negozi della zona.”
“Incaricherò Dunlop di dare un’occhiata. È in buoni rapporti con quasi tutti i broker del centro. Se la donna ha cercato di impegnare l’orologio da qualche parte a est della 405, lui lo sa di certo.”
“Mi sembra bene,” disse Jessie. “Mentre tu lo contatti, io devo andare a controllare una cosa.”
“Non intendi ficcare il naso nel caso di Crutchfield, vero?” le chiese lui nervosamente. “Solo perché Decker non ti ha avvisata ufficialmente di stare alla larga, non significa che non intenda farlo.”
“No, Ryan,” rispose lei in modo secco alzandosi in piedi. “Non vado a ficcare il naso nel caso. Abbi un po’ di fiducia, puoi?”
Lui inarcò un sopracciglio, scettico, mentre lei si alzava e andava al secondo piano. Jessie gli rivolse un finto sguardo offeso prima di voltarsi verso le scale.
Non sto ficcando il naso nel caso. Vado solo a fare un paio di domande.
Si rifiutò di domandarsi se ci fosse effettivamente una reale differenza.
CAPITOLO SETTE
Jessie era sorpresa dal proprio nervosismo.
Andava raramente al secondo piano della centrale, che veniva usato per lo più come archivio e per gli uffici amministrativi. In effetti, mentre percorreva il lungo corridoio, non incontrò anima viva.
Si fermò davanti alla porta del piccolo ufficio contrassegnato con la semplice targa ‘G. Moses’ e bussò timidamente. Sentì un movimento di carte all’interno e poi quello che sembrava lo scricchiolio di vecchie ginocchia che si stendevano. Il rumore le fece scorrere un brivido lungo la schiena. Un secondo dopo, Garland Moses aprì la porta.
“Ho perso,” disse con la sua familiare voce roca quando la vide.
“Perso che cosa?” chiese Jessie sentendo la pressione sanguigna che improvvisamente aumentava.
“Avevo fatto una scommessa contro me stesso se saresti venuta a tormentarmi per la prima volta prima o dopo mezzogiorno. Sono le undici e cinquantasei, quindi ho perso. Devo a me stesso dieci dollari.”