Блейк Пирс - Quasi scomparsa стр 14.

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“Sapevi che c'era edera velenosa!” l'accusò Cassie, mentre posava Ella a terra.

“Ortiche”, la corresse Antoinette, prima di scoppiare nuovamente a ridere. Non c'era alcuna gentilezza in quel suono — le risate erano decisamente crudeli. La ragazzina stava mostrando la sua vera natura, ed era senza pietà.

Cassie fa avvolta da un'ondata di collera che sorprese lei stessa. Per un momento desiderò solo prendere a schiaffi l'arrogante faccia sorridente di Antoinette più forte che poteva. La forza della sua rabbia era spaventosa. La ragazza fece effettivamente un passo avanti e alzò la mano, prima che la sua sanità mentale prevalesse. L'abbassò immediatamente, sconvolta da ciò che avrebbe potuto fare.

Si voltò, aprì lo zaino, e cercò l'unica bottiglia d'acqua che aveva. Ne strofinò un po' sul ginocchio di Ella, e il resto sulla propria pelle, sperando che quel gesto potesse placare il bruciore. Ogni volta che toccava la zona gonfia, però, sembrava che questa peggiorasse. Cassie si guardò intorno per vedere se ci fosse una fontanella, o un rubinetto, per poter far scorrere dell'acqua fresca sull'irritazione dolorosa.

Ma non vi era nulla. Quel bosco non era la destinazione adatta alle famiglie che Cassie si aspettava. Non c'erano panchine, o cartelli. Nessun cestino della spazzatura, rubinetti o fontanelle, nessun sentiero curato. C'era solo una vecchia e scura foresta, con faggi, pini ed abeti rossi che fuoriuscivano dal sottobosco intricato.

“Dobbiamo tornare a casa”, disse ai bambini.

“No", la contrastò Marc. “Voglio esplorare”.

“Non è un posto sicuro da esplorare. Non c'è neanche un vero sentiero. Ed è troppo buio. È meglio che ti metti la giacca ora, o prenderai un raffreddore”.

“Altro che prendere un raffreddore, prendi me!” con un'espressione maliziosa, il bambino scappò, passando velocemente tra le piante.

“Maledizione!” Cassie si avviò rapidamente dietro di lui, stringendo i denti quando ramoscelli affilati le laceravano la pelle irritata. Marc era più piccolo e più veloce di lei, e le sue risa la prendevano in giro mentre si addentrava nella boscaglia.

“Marc, torna indietro!” lo chiamò.

Ma le sue parole sembrarono solo spronarlo. La ragazza lo seguì ostinatamente, sperando che lui si stancasse o semplicemente smettesse di giocare.

Finalmente Cassie riuscì a raggiungerlo, quando il bimbo si fermò a prendere fiato calciando delle pigne. Lo afferrò saldamente per il braccio prima che potesse scappare di nuovo.

“Non è un gioco. Vedi? C'è un burrone lì davanti”. Il terreno scendeva ripidamente e si poteva sentire dell'acqua scorrere.

“Torniamo indietro ora. È ora di andare a casa”.

“Non voglio tornare a casa”, borbottò Marc, trascinando i piedi mentre la seguiva.

Neanche io, pensò Cassie, provando compassione per lui.

Ma quando arrivarono alla radura, trovarono solo Antoinette. La ragazzina era seduta su una giacca piegata, e si stava intrecciando i capelli sopra una spalla.

“Dov'è tua sorella?” chiese Cassie.

Antoinette alzò lo sguardo, parendo del tutto indifferente.

“Ha visto un uccello poco dopo che ve ne siete andati, e voleva vederlo da vicino. Non so dove sia andata”.

Cassie la fissò inorridita.

“Perché non sei andata con lei?”

“Non mi hai detto di farlo”, rispose Antoinette, con un sorriso indifferente.

Cassie respirò profondamente, controllando un altro scoppio d'ira. La ragazzina aveva ragione. Non avrebbe dovuto lasciare le bambine senza avvisarle di rimanere dov'erano.

“Dov'è andata? Fammi vedere esattamente dove l'hai vista per l'ultima volta”.

Antoinette le indicò il luogo. “È andata da quella parte”.

“Vado a cercarla”. Cassie mantenne il tono della voce calmo di proposito. “Resta qui con Marc. Non — non — uscire da questa radura e non perdere di vista tuo fratello. Capito?”

Antoinette annuì distrattamente, pettinandosi i capelli con le dita. Cassie poteva solo sperare che la ragazzina avrebbe fatto quanto le era stato chiesto. Si incamminò nella direzione che Antoinette le aveva indicato, e mise le mani intorno alla bocca.

“Ella?” gridò più forte che poteva. “Ella?”

Attese, sperando di sentire una risposta e dei passi in avvicinamento, ma non vi fu alcuna reazione. Tutto ciò che poteva udire era il debole fruscio delle foglie nel vento, che si stava facendo più forte.

Ella poteva davvero essersi allontanata tanto da non sentirla nel breve tempo che era stata via? O le era successo qualcosa?

La ragazza sentì il panico cominciare a montarle dentro mentre iniziò a correre dentro il bosco.

CAPITOLO SETTE

Cassie si addentrò di corsa nella foresta, passando tra gli alberi. Gridò il nome della bambina, pregando di sentire una risposta. Ella poteva essere ovunque; non c'era alcun chiaro sentiero che avrebbe potuto seguire. La foresta era scura ed inquietante, il vento si faceva sempre più forte e gli alberi sembravano attutire le urla di Cassie. La bimba poteva essere caduta in un dirupo, o essere scivolata e aver picchiato la testa. Un senzatetto poteva averla rapita. Poteva esserle successa qualunque cosa.

Cassie scivolò su del muschio e inciampò su alcune radici. La sua faccia era graffiata ovunque e la gola le faceva male per le urla.

Alla fine si fermò, cercando di riprendere fiato. Si accorse di essere umida di sudore, il quale risultava freddo nella brezza. Cosa poteva fare? Stava iniziando a fare buio. Non poteva passare altro tempo a cercare Ella, o avrebbe messo tutti in pericolo. Il vivaio era lo scalo più vicino.Se fosse stato ancora aperto, si sarebbero potuti fermare lì sulla via del ritorno, dire al negoziante cosa era successo, e chiedergli di telefonare alla polizia.

Cassie ci mise secoli a ritrovare la strada verso la radura, e si perse più volte prima di riuscire a ritornare sui suoi passi. Pregò che gli altri l'avessero aspettata al sicuro. E soprattutto sperava che Ella avesse ritrovato la strada.

Ma quando raggiunse la radura, Antoinette stava intrecciando foglie in una catena, e Marc era addormentato rannicchiato sulle giacche.

Non vi era traccia della bambina.

La ragazza poteva già immaginarsi lo scoppio d'ira al suo ritorno. Pierre sarebbe stato furioso, e a buona ragione. Margot sarebbe stata probabilmente solo crudele. Ci sarebbero state torce accese nella notte, con il paese alla ricerca di una bambina che si era smarrita, ferita, o peggio, a causa della sua negligenza. Era tutto colpa sua e un suo personale fallimento.

L'orrore di tutta quella situazione la sopraffece. Cassie crollò contro un albero e si mise il volto tra le mani, cercando disperatamente di non scoppiare in lacrime.

E poi Antoinette disse, con voce aggraziata “Ella? Ora puoi uscire!”

La ragazza alzò lo sguardo, guardando incredula la bambina che si arrampicava da dietro un tronco caduto, togliendosi foglie dalla gonna.

“Cosa…”, la sua voce era rauca e tremolante. “Dov'eri?”

Ella sorrise felicemente.

“Antoinette mi ha detto che stavamo giocando a nascondino, e che non dovevo uscire se mi avessi chiamato, o avrei perso. Ho freddo ora — posso avere la mia giacca?”

Cassie si sentì debilitata per lo stupore. Non avrebbe mai creduto che qualcuno potesse inventarsi una cosa simile per pura cattiveria.

La ragazza rabbrividì, non tanto per la crudeltà delle azioni, ma per quanto fossero calcolate. Cosa spingeva Antoinette a tormentarla, e come poteva fare per evitare che accadesse nuovamente in futuro? Non poteva aspettarsi alcun supporto da parte dei genitori. Essere gentile non aveva funzionato, e arrabbiarsi avrebbe solo fatto il gioco di Antoinette. La ragazzina aveva il coltello dalla parte del manico, e ne era ben cosciente.

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