Era la sua immaginazione, o Marnie aveva alzato gli occhi al cielo mentre diceva quelle parole? Incoraggiata, Cassie si domandò se potessero diventare amiche. Le serviva un alleato in quella casa.
Ma non c'era il tempo per instaurare un'amicizia in quel momento. Marnie aveva chiaramente fretta, ritirò i vassoi vuoti e i piatti sporchi, e nel mentre chiese a Cassie se ci fosse qualche problema con la sua stanza. Lei le spiegò velocemente cosa non andava e la governante uscì, dopo aver promesso che avrebbe cambiato le coperte e sostituito la lampadina fulminata prima di pranzo.
Il suono del pianoforte si era fermato, perciò Cassie si diresse verso la sala musica vicino all'atrio.
Antoinette stava sistemando gli spartiti. Si girò e affrontò Cassie cautamente quando la vide entrare. Era vestita in modo immacolato in un abito blu scuro. I suoi capelli erano legati in una coda di cavallo e le scarpe perfettamente lucidate.
“Stai benissimo, Antoinette, quel vestito ha davvero un bel colore”, disse Cassie, sperando che i complimenti la potessero aiutare a farsi amica quella ragazzina ostile. “Avete qualcosa in programma per oggi? Qualche attività o altro previsto?”
Antoinette fece una pausa per pensare, prima di scuotere la testa.
“Niente oggi”, disse con decisione.
“Marc e Ella devono andare da qualche parte?”
“No. Domani Marc ha gli allenamenti di calcio”. Antoinette chiuse il coperchio del pianoforte.
“Bene, cosa vorresti fare oggi?” Magari, lasciare la decisione ad Antoinette le avrebbe aiutate a stabilire un legame.
“Potremmo andare a fare una passeggiata nei boschi. Piace a tutti”.
“Dov'è il bosco?”
“A soli due o tre chilometri”. La ragazza fece un gesto vago. “Possiamo uscire subito. Ti faccio vedere io la strada. Devo solo cambiarmi”.
Cassie aveva dato per scontato che il bosco fosse all'interno della tenuta, ed era rimasta sorpresa dalla risposta di Antoinette. Ma una passeggiata all’aria aperta sembrava una bella e salutare attività. Cassie era sicura che Pierre avrebbe approvato.
*
Venti minuti più tardi, furono tutti pronti per partire. Cassie guardò dentro tutte le camere, mentre accompagnava i bambini al piano di sotto, sperando di vedere Marnie o una delle altre domestiche, per potere lasciar detto dove stava andando.
Ma non vide nessuno e non aveva idea di dove cominciare a cercare. Antoinette aveva fretta di uscire, e saltellava da un piede all'altro per l’eccitazione. Perciò Cassie decise che era più importante assecondare il suo buon umore, soprattutto dato che non sarebbero stati fuori molto a lungo. Lei e i bambini si incamminarono lungo il viale di ghiaia e uscirono, con la ragazzina a far strada.
Dietro un’enorme quercia, Cassie vide un complesso costituito da cinque scuderie — le aveva già notate al suo arrivo la sera precedente. Si avvicinò per poterle osservare meglio, e si accorse che erano vuote e buie, con le porte spalancate. Il campo che si trovava oltre le costruzioni era vuoto, con la staccionata a tratti rotta, il cancello appeso agli ingranaggi e l'erba che cresceva lunga e selvaggia.
“Avete dei cavalli?” la ragazza chiese ad Antoinette.
“Li avevamo anni fa, ma ora è molto che non li abbiamo”, rispose la ragazzina. “Nessuno di noi cavalca più”.
Cassie si fermò a fissare le scuderie deserte, mentre assimilava quella notizia sconvolgente.
Maureen le aveva dato informazioni false e decisamente datate.
I cavalli erano stati uno dei motivi per cui lei aveva deciso di accettare quell’incarico. Erano stati un incentivo. La loro presenza aveva fatto apparire il luogo migliore, più attraente, più vivo. Ma non c'erano più da tempo.
Durante il colloquio, Maureen le aveva riferito che avrebbe anche potuto imparare a cavalcare. Perché aveva presentato le cose in modo diverso dalla realtà, e cos'altro aveva detto che non corrispondeva al vero?
“Dai!” Antoinette le tirò la manica con impazienza. “Dobbiamo andare!”
Girandosi, Cassie pensò che Maureen non aveva motivo di dare informazioni false. Il resto della descrizione della casa e della famiglia era abbastanza accurato, ed essendo un’agente la donna poteva solo passare le informazioni che le erano state fornite.
Di conseguenza, doveva essere stato Pierre a mentire. E se fosse stato davvero così, sarebbe stato ancora più preoccupante.
Quando ebbero svoltato a una curva, e il castello non fu più visibile, Antoinette iniziò a rallentare. Avevano però già camminato troppo per Ella, che si lamentava che le facevano male i piedi.
“Smetti di frignare", la avvisò la sorella. “Ricordati che papà ti dice sempre che non devi piagnucolare”.
Cassie prese Ella in braccio e la trasportò, accorgendosi ben presto che non era una cosa semplice, visto il peso non proprio leggiadro della bambina, che pareva aumentare ad ogni passo. La ragazza aveva già sulle spalle uno zaino che conteneva le giacche di tutti, e aveva i pochi euro che le erano rimasti in una tasca laterale.
Marc camminava davanti al gruppo, rompendo rami dalle siepi e lanciandoli in strada come se fossero lance. Cassie doveva continuare a ricordargli di stare lontano dall’asfalto. Il bimbo era così distratto ed incosciente, che sarebbe potuto tranquillamente finire sotto a una macchina.
“Ho fame!” si lamentò Ella.
Esasperata, Cassie ripensò al piatto pieno della colazione, che la bambina non aveva toccato.
“C'è un negozio dietro l’angolo”, le disse Antoinette. Vendono bibite fredde e spuntini”. La ragazzina sembrava particolarmente di buonumore quella mattina, anche se Cassie non riusciva a spiegarsi il motivo. In quel momento si sentiva solamente felice perché pareva che Antoinette si stesse abituando alla sua presenza.
Cassie sperava che nel negozio vendessero degli orologi economici, perché senza telefono non aveva modo di sapere che ore fossero. Ma questo si rivelò essere un vivaio, pieno di semi, alberelli e fertilizzante. Il chioschetto alla cassa vendeva solo bibite e snack — l'anziano cassiere, seduto su uno sgabello accanto a una stufetta a gas, spiegò che non avevano altro. I prezzi erano altissimi e la ragazza fu presa dall'ansia, mentre contava la sua esigua quantità di denaro, e comprava del cioccolato e un succo per ogni bambino.
Mentre pagava, i bambini corsero dall'altra parte della strada per guardare un asino. Cassie gli urlò di tornare indietro, ma loro la ignorarono.
L'uomo dai capelli grigi alzò le spalle. “Sono bambini” disse con tono comprensivo. “Mi sembra di conoscerli. Vivete vicino?”
“Sì. Sono i bambini Dubois. Sono la nuova ragazza alla pari e oggi è il mio primo giorno di lavoro”, spiegò Cassie.
Sperava in un riconoscimento amichevole, invece il cassiere spalancò gli occhi allarmato.
“Quella famiglia? Lavori per loro?”
“Sì". Le paure di Cassie tornarono a galla. “Perché? Li conosce?”
Il signore annuì.
“Li conosciamo tutti. E Diane, la moglie di Pierre, veniva a comprare piante da me qualche volta”.
L'uomo notò l'espressione confusa di Cassie.
“La madre dei bambini”, le spiegò. “È morta l'anno scorso".
Cassie lo fissò, con la testa che le girava. Non riusciva a credere a quanto aveva appena sentito.
La madre dei bambini era morta appena l'anno precedente. Perché nessuno le aveva detto niente? Maureen non ne aveva neanche fatto parola. Cassie aveva dato per scontato che Margot fosse la madre, ma in quel momento si rese conto di quanto era stata ingenua; la donna era decisamente troppo giovane per essere il genitore di una dodicenne.
Quella famiglia aveva appena subito un lutto, era stata distrutta da una terribile tragedia. Maureen avrebbe dovuto informarla.