Amanda Mariel - Credi Nell'Amore стр 3.

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“Perdonate le mie cattive maniere – disse lui, aggiustandosi il colletto – Voi e le vostre amiche avrete sicuramente da fare. Allora vi lascio libere ai vostri impegni.”

“Beh, noi abbiamo finito – intervenne Hannah, con un sorriso – Ma può darsi che c’incontreremo di nuovo, Vostra Grazia.”

Notando il silenzio di Brooke, Narissa le diede un’altra piccola gomitata nelle anche. “Ah, certo, Vostra Grazia, sarebbe un piacere potervi rivedere quanto prima!” esclamò Brooke, come se venisse da un altro mondo.

“Sarei felice di potervi venire a trovare, Lady Brooke – disse Drake, con un caldo sorrise – Mi permettete di disturbarvi?”

“Oh, ne sarei molto lieta, Vostra Grazia.”

Il viso di Drake s’illuminò. S’inchinò e le baciò leggermente la punte delle dita della mano. “Allora, a presto.” mormorò.

Brooke fece una goffa riverenza, mentre Narissa e Hannah, dopo aver salutato il Duca con un cenno del capo, la tiravano con forza verso la loro carrozza, che attendeva all’angolo. Era ancora fuori di testa. Non riusciva a credere che, dopo tanti anni, si fosse imbattuta di nuovo nel suo primo amore; anzi, di esserci piombata sopra e di scorgere negli occhi di lui lo stesso lampo d’affetto di una volta.

Le aveva chiesto di rivederla! Che significava? Che anche lui l’amava ancora? Ma, salendo sulla carrozza, si rispose che non poteva essere. Non era possibile che lui non l’avesse dimenticata. Che le cose fossero rimaste intatte, dopo tutto quel tempo. Qualunque cosa fosse successa tra lei e Drake, ormai era andata, concluse con struggimento, accomodandosi per bene la gonna mentre si sedeva.

Narissa le si sedette accanto e Hannah di fronte. Le due donne si scambiarono un sorriso d’intesa e poi, quando la carrozza si mosse, Hannah le chiese maliziosamente:

“Allora? Raccontateci tutto!” esclamò.

Brooke afferrò immediatamente cosa intendeva Hannah, ma non le diede corda. Si sentiva ancora frastornata per quel fortuito incontro. Ma l’amica la incalzò.

“Di voi e del Duca, chiaramente.” Ma anche quella volta, Brooke fece finta di non intendere.

Così, ci pensò Narissa. “Come mai non ci avete mai parlato di Sua Grazia, mia cara? Ci avete tenuto nascosto di conoscere il Duca di Grafton!” esclamò.

“All’epoca non era ancora un Duca – si giustificò Brooke – Sono passati dieci anni, dall’ultima volta che ho visto Drake….. Cioè…” le si paralizzò la lingua per quella gaffe, che tuttavia non passò inosservata alle sue amiche.

“Beh, dovevate essere molto… intimi, per chiamarvi per nome!” esclamò la ragazza, con enorme malizia questa volta.

Brooke si guardò imbarazzata i piedi. Avrebbe dovuto tagliarsi la lingua! Di sicuro, quella confidenza con il Duca non era una cosa da tutti i giorni.

Narissa rincarò la dose: “E poi, il fatto che stavate lì imbambolata, a pendere dalle sue labbra, è molto significativo!” scherzò.

“Sciocchezze! – tagliò corto Brooke – E’ solo un vecchio amico d’infanzia! Mi ha scombussolato il fatto di averlo rivisto dopo tanto tempo! E proprio qui, A Bond Street!” Si accomodò sul sedile, cercando di apparire rilassato. “Beh, ora è passata! Mi sento già meglio!” e provò a sorridere.

“Peccato! – la stuzzicò Narissa – Perché, a pensarci bene, lui invece sembrava molto felice di rivedervi!”

“Traumatizzato, volete dire! – giocò Brooke – L’ho quasi fatto cadere per terra!”

“E’ vero!” ridacchiò Hannah.

Per tagliar corto, Brooke si mise a guardare ostentatamente fuori dal finestrino della carrozza. In una piccola parte del suo cuore si accese la speranza che Drake si fosse ricordato della loro promessa, e fosse giunto lì proprio per cercarla. Ma poi si disse che non era possibile, che lui probabilmente si trovava a Londra per altri motivi.

Da tempo lei lo cercava sui giornali, quando si faceva cenno ai componenti della sua famiglia, o magari si parlava di lui e delle sue conquiste. Se Drake avesse voluto davvero trovarla, ci avrebbe provato molto tempo prima..

Tuttavia, ardeva dalla voglia di sapere perché lui fosse a Londra. Ma l’avrebbe scoperto quando si sarebbero rivisti.

Al solo pensiero di incontrarlo, il cuore le si fermò nel petto: ah, cuore traditore! Doveva stare molto attenta a mantenere il controllo e a non lasciarsi andare a fantasie inutili!

CAPITOLO SECONDO

Drake Kingston, Duca di Grafton, fissava il giardino da una delle enormi vetrate del salotto del Conte di Notting, in attesa di Brooke. Avrebbe voluto scambiare quattro chiacchiere col Conte, prima, e chiedergli il permesso di passare del tempo con sua figlia, ma la servitù lo aveva informato che il Conte era fuori città. Così, ebbe la sicurezza che tra Brooke e suo padre non era cambiato nulla.

Il cuore gli si strinse, al pensiero di quanto la ragazza fosse poco amata dai suoi genitori. Pensava che, ora che la figlia era in età da marito, sarebbe stata almeno tollerata, ma a quanto pare si era sbagliato. Ed era una fortuna perché, altrimenti, a quest’ora Brooke poteva già essere sposata.

Sentì un fruscio di gonne e si voltò: gli occhi blu cobalto di Brooke erano fissi nei suoi, mentre entrava nella sala. Drake sorrise, davanti a quell’immagine vestita di un abito azzurro e i capelli biondi raccolti a chignon. Era bellissima! Gli mancò il fiato a guardarla, come gli succedeva quando erano bambini.

In un attimo era accanto a lei. S’inchinò e le sfiorò la mano con le labbra, ma non la lasciò subito. Aspettò che il suo tocco lo invadesse completamente. Aveva atteso anni, quel momento, e ora non voleva avere fretta. Desiderava sentirla, e toccarla. E non solo. Bramava stare solo con lei, e godere della sua compagnia. Dio, quanto gli era mancata!

Lei gli fece un grazioso inchino, anche se lui la teneva ancora per mano.

“Buon pomeriggio, Vostra Grazia!” esclamò.

Ma perché diavolo si ostinava a mantenere le distanze? Perché non lo chiamava per nome, come una volta? La freddezza di lei lo costrinse a darsi un tono.

“Mia signora.” mormorò.

Brooke si maledisse: cosa cavolo le era frullato per il capo? Lo aveva chiamato di nuovo Vostra Grazia! Ma se per lei era sempre e soltanto Drake! Anche il giorno prima si era mantenuta sulle sue. Ma perché? Non riusciva proprio a capire cosa le stesse succedendo.

Drake si guardò intorno, alla ricerca di una cameriera. Forse, il Conte aveva ordinato che Brooke venisse sempre accompagnata da qualcuno, per garantire un certo decoro. Ma non c’era nessuno, oltre a loro due, nella sala. L’unico servo che aveva intravisto era al suo posto, dietro la porta. Quindi, erano soli. E di certo a lei non interessava il giudizio di un domestico. E allora?

“Beh, cosa vi costringe a essere formale con me?” le chiese, a bruciapelo.

Le guance di Brooke si fecero rosse all’improvviso. “Ma… – balbettò – Immagino, per educazione.”

“Non me ne frega niente delle formalità e delle convenienze, Brooke. Chiamatemi Drake, come una volta.” esclamò lui.

La ragazza sorrise- “Molto bene…Drake.”

Sentendola pronunciare il suo nome, Drake si rilassò e sorrise. Com’era dolce quel nome sulle sue labbra! E che calore si sentiva dentro, adesso!

“Così va bene.” esclamò lui, soddisfatto. Girò di nuovo gli occhi attorno.

“Presumo che siamo soli.” disse.

“C’è una cameriera dietro la porta. Ma per il resto sì, siamo soli. I miei genitori non ci sono. Mio padre è giù in città, mentre mia madre…credo sia a casa sua.” rispose lei..

“E vostro fratello?”

“Dio solo sa dov’è. In qualche parte del mondo a inseguire uno dei suoi vizi!” rispose Brooke, con una leggera acredine.

Notando la sua tristezza, Drake si sentì fortemente in colpa. Aveva tardato troppo, per venire a cercarla. Non avrebbe dovuto permettere a niente e nessuno di mettersi tra loro. Lui sapeva quanto Brooke soffrisse per la mancanza d’affetto della sua famiglia! Ma, stupidamente, si era costretto a non pensarla. Stupido di un asino!

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