Софи Лав - Una Amore Cosi’ Grande стр 10.

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“Volevo anche dirti che mi dispiace,” continuò Zach. “So che quello che è successo in Francia è stato una follia. Ho parlato con mia madre, con Ruth e mia cugina, con Shelby e David e il mio psicologo, e c’è il consenso unanime che mi sia comportato come uno squilibrato.” Sorrise imbarazzato. “Mi dispiace molto se ti ho fatto paura.”

“Okay,” rispose Keira. “Apprezzo che tu me lo abbia detto. E il naso, a me spiace molto per quello.”

“Dio, me lo sono meritato!” rise Zach. “Se qualcuno si fosse comportato come me mentre eri la mia ragazza, avrei reagito nella stessa maniera. Spero solo che guarisca bene. Mi darebbe personalità.”

“Sono certa di sì,” ammise Keira, sorridendo con timidezza.

Bryn emise un altro verso disgustato dal fondo della gola. Strinse ancora di più le braccia al petto.

“Avete finito adesso?” chiese freddamente. “Abbiamo delle faccende da sbrigare.”

Zach spostò lo sguardo da Keira e Bryn. “Quasi,” disse. “Però potremmo avere un po’ di privacy? Poi mi leverò di torno.”

Bryn guardò Keira. Una delle sue sopracciglia era sollevata. Aveva le labbra strette. Tutto nel suo atteggiamento gridava non cascare nei suoi trucchetti. Ma alla fine cedette, dirigendosi verso la camera da letto e chiudendo la porta.

Keira guardò Zach. “Quindi?”

“Quindi….” iniziò lui. Tamburellò le dita sul bancone della cucina. Qualsiasi cosa dovesse dirle non doveva essere semplice. “Keira, lo so che sono stato uno stronzo.”

Keira si morse la lingua, anche se in realtà avrebbe voluto gridare: “Alla fine lo ammetti!”

“E… il fatto è… che mi sono comportato in quella maniera perché tengo troppo a te.” La fissò, con occhi profondamente addolorati. “Quando ti ho dato quell’ultimatum non pensavo assolutamente che avresti scelto il tuo lavoro.”

Keira ricordò con angoscia il malinteso che aveva portato alla fine della relazione tra lei e Zach. Non aveva creduto che lui avrebbe dato seguito alla minaccia di lasciarla, ma andare a letto con la damigella d’onore di sua sorella era stato il colpo di grazia della loro storia.

“E io non pensavo che saresti andato a letto con la prima donna che passava,” rispose seccamente Keira.

“Lo so, lo so,” disse lui, distogliendo lo sguardo ed emettendo un sospiro triste. “Stavo male. È tutto quello che posso dire. Ero così disperato all’idea che stessi mettendo qualcos’altro davanti a me che ho voluto fare qualcosa per punirti, per mettere i miei bisogni davanti a te. È stato… beh, è stato un modo orrendo di trattarti.”

Keira si limitò a borbottare il suo assenso. Di lì a pochi giorni, una volta tornata alla normalità, sarebbe stata grata per le scuse di Zach, ma in quel momento le stavano risvegliando tutta una serie di sentimenti che non aveva il tempo di esaminare.

“Okay, beh, grazie, suppongo,” disse alla fine. “Ma, come ha detto Bryn, abbiamo delle faccende da sbrigare.”

“Certo,” replicò Zach, guardando verso la porta della camera da letto che era appena stata socchiusa. Riportò lo sguardo su Keira e sbottò all’improvviso: “Puoi darmi un’altra possibilità?”

Keira alzò di scatto le sopracciglia. “Come?”

“Ti prego,” disse Zach. “Non vorrei supplicare, ma lo farò. Lo so che non ti merito, specialmente dopo il modo in cui mi sono comportato. Ma ho dato di matto perché io ti amo. Ora riesco a capirlo.”

La donna era sbalordita. Nei due anni che lei e Zach erano stati insieme, l’amore non aveva mai fatto parte dei loro discorsi. Erano stati amici, partner e compagni, certo, ma davvero innamorati? Non ne era certa. Non lo avevano mai detto, non avevano mai sentito la necessità di pronunciare quelle parole. Sentirle dire in quel momento la toccò nel profondo.

“Zach…” iniziò lei. “È molto dolce da parte tua. Ma… non posso. Mi dispiace.”

Vide il suo petto sgonfiarsi come un palloncino, privato di tutta la speranza da quelle parole.

“Ho mandato tutto all’aria, vero?” disse Zach, con tono depresso.

Lei scosse la testa. “Non è questo. Ne ho passate parecchie negli ultimi mesi. Sono cresciuta, ho imparato e sono cambiata. Ora so cosa voglio.”

“E non sono io,” concluse Zach al posto suo.

Keira annuì tristemente. “Mi dispiace. Ma no, non sei tu.”

“Quindi non funzionerà nessuna supplica per il tuo perdono?” chiese Zach.

“No,” disse Keira, dolcemente ma con fermezza. “Non servirebbe. Non è una questione di perdono o meno. È solo che… non ti voglio in quel senso. Ma possiamo essere amici.”

“Certo,” replicò Zach, fissando i propri piedi. “Possiamo essere amici.”

Keira accompagnò l’uomo sconsolato fuori da casa di Bryn. L’autocommiserazione di certo non lo avrebbe aiutato. Sperava che si sarebbe ripreso in fretta, e che avrebbe capito che non aveva rovinato tutto, ma semplicemente non erano giusti l’uno per l’altra, e che da qualche parte là fuori c’era la donna che faceva per lui.

Non appena ebbe richiuso la porta, Bryn emerse dalla camera da letto.

“Sorellina!” esclamò, alzando una mano per batterle il cinque. “È stato fantastico!”

Keira si sentì sollevare gli angoli delle labbra in un sorriso. Batté la mano di Bryn. “Davvero?”

“Sì! Gli hai tenuto testa alla grande.” Bryn le mise una braccio attorno alle spalle. “Andrai benissimo con questo incarico, so che sarà così.”

Keira sorrise, piena di forza e determinazione. Bryn aveva ragione. Quell’articolo sarebbe stato un successo.

CAPITOLO SEI

Di buon’ora il mattino seguente, Keira ricevette una chiamata dalla scorbutica agente immobiliare che l’informava che i documenti da firmare erano pronti. Sollevata, la ragazza si diresse verso il suo ufficio e scrisse il proprio nome sul contratto d’affitto, prima di correre all’aeroporto.

Era talmente stordita da quell’accumulo di impegni, che solo una volta che si fu lasciata cadere sul sedile dell’aeroplano si rese pienamente conto di dove fosse e che cosa stava facendo. Almeno ormai a quel punto le era familiare, stare su un aereo. Non era più spaventoso come era stato all’inizio. Per la prima volta, Keira si sentì molto più positiva per il futuro.

Purtroppo non poté fare a meno di pensare che l’ultima volta che era stata a bordo di un aereo, Cristiano era stato nel sedile accanto a lei. Riusciva ancora a ricordare l’eccitazione che aveva provato mentre si avvicinavano a New York, e il modo in cui aveva sgranato gli occhi alla vista del milione di luci al di sotto. Ma ormai era tutto finito. Le rimanevano solo i ricordi. E per la prima volta da quando aveva messo fine alla loro storia, il pensiero di lui non la ferì più. Le spine acuminate che lo circondavano erano finalmente svanite.

Pensò al messaggio della nuova ragazza di Cristiano, su cui aveva tanto rimuginato. Si sentiva così stupida ad essersi arrabbiata in quella maniera solo perché si stava vedendo con un’altra. Ovviamente non significava che la loro relazione fosse stata irrilevante per lui, significava solo che stava voltando pagina.

L’aereo si alzò in cielo, e la sensazione del decollo le ribaltò lo stomaco. Tuttavia essere così in alto sopra al mondo la fece sentire libera, audace e indipendente. Sorrise tra sé e sé e cercò i dettagli della crociera che avrebbe intrapreso di lì a poco nel suo bagaglio a mano.

Quella volta Heather aveva superato se stessa. L’itinerario era laminato. Probabilmente nel tentativo di combattere la tendenza di Keira di versarci sopra il caffè e di farlo cadere giù dalle gondole e dentro i canali. Heather aveva persino rilegato le pagine. Le fece pensare a qualcosa che lei avrebbe prodotto ai tempi del college, e sogghignò tra sé e sé.

Sfogliò rapidamente le pagine dei contatti telefonici importanti, notando con un sorriso sardonico lo spazio vuoto al posto occupato normalmente dal nome e dal numero della guida turistica, e passò subito ai dettagli più succulenti del viaggio. Quasi non aveva avuto tempo di riflettere sul fatto che sarebbe andata in crociera, che sarebbe stata su una grande nave in mezzo al mare aperto. Era un’esperienza tutta nuova per lei. Le balzò in gola il cuore per l’anticipazione. Studiò la lista dei luoghi che avrebbe visitato: Copenaghen, in Danimarca. Helsinki, in Finlandia. Stoccolma, in Svezia.

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